PALERMO - “Soggetto nomade” , la mostra del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, a cura di Cristiana Perrella e Elena Magini, è una riflessione sull’identità femminile e sulla sua rappresentazione.
La rassegna presenta, presso il Centro Internazionale di fotografia diretto da Letizia Battaglia, un centinaio di scatti di cinque straordinarie fotografe.
Dai ritratti dei travestiti di Genova di Lisetta Carmi (Genova, 1924), dove la femminilità è un’aspirazione, alle immagini di attrici, scrittrici e artiste di Elisabetta Catalano (Roma, 1941-2015), dalle fotografie sul movimento femminista di Paola Agosti (Torino, 1947), alle donne e bambine di una Sicilia sfigurata dalla mafia di Letizia Battaglia (Palermo, 1935). Infine gli uomini che per un giorno assumono l’identità femminile nel carnevale di piccoli centri della Campania esplorati da Marialba Russo (Napoli, 1947).
Si tratta di scatti che coprono un periodo di circa vent’anni, tra la metà degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, anni di transizione e di profondi cambiamenti, dalla radicalità politica all’edonismo, anni di piombo ma anche anni di grande partecipazione e conquiste civili, dovute principalmente proprio alle donne, e alle battaglie femministe.
E’ a partire dagli anni Sessanta, in concomitanza con i cambiamenti socio-politici e con le molteplici istanze sollevate dal femminismo, che si è compiuto il pieno accesso di fotoreporter, fotografe e artiste all’interno del sistema dell’arte e del fotogiornalismo.
Pur appartenenti a generazioni diverse ognuna delle fotografe in mostra si è confrontata con le trasformazioni sociali in atto nella società italiana, dando vita a riflessioni personalissime sull’immagine della donna e più propriamente dell’identità femminile e sui suoi sconfinamenti, sul senso dell’alterità attraverso una sensibilità che ha fatto proprio il pensiero della differenza.
Il titolo della mostra si riferisce alla seminale raccolta di saggi di Rosi Braidotti Soggetto nomade. Femminismo e crisi della modernità (Donzelli, Roma 1995) in cui la filosofa tratteggia una nuova soggettività sessuata e molteplice, multiculturale e stratificata, come quella rappresentata negli scatti delle fotografe presentate in mostra.