ROMA – Durerà da luglio ad ottobre il restauro della Sala delle Fatiche di Ercole, splendido ciclo di affreschi del quindicesimo secolo al piano nobile di Palazzo Venezia a Roma.
Il salone, conosciuto anche come Sala dei Paramenti perché destinata alla custodia dei paramenti sacri del Pontefice, è infatti decorato da un ciclo di affreschi che rappresentano alcune delle dodici fatiche di Ercole.
La Fondazione Silvano Toti, ha deciso di finanziarne il recupero attraverso una donazione liberale, con la direzione scientifica del Polo Museale del Lazio, istituto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Il restauro del fregio a fresco che decora la parte alta delle sue pareti e che appunto illustra, intervallate da quattro fontane con amorini, in otto riquadri, alcune delle dodici mitiche fatiche, vale a dire Ercole e il leone Nemeo, Ercole e Anteo, Ercole e i buoi di Gerione, Ercole e Gerione, Ercole e il drago Ladone, Ercole e la cerva di Cerinea, Ercole e gli uccelli di Stinfalo ed infine Ercole e il centauro Nesso, rappresenta certamente l’occasione per tornare anche sul tema dell’autografia degli affreschi. Il lavoro, affidato con bando pubblico a L’OFFICINA, Consorzio di restauro e conservazione opere d’arte e diretto da Paolo Castellani, storico dell’arte del Polo Museale del Lazio, durerà circa 4 mesi, da luglio e ottobre. Esso riguarderà la disinfezione e disinfestazione della parte lignea del soffitto, la pulitura della parte pittorica, il consolidamento dell’intonaco e della pellicola pittorica, la revisione delle integrazioni delle lacune relative a precedenti interventi di restauro e successive eventuali reintegrazioni. È inoltre prevista una campagna di indagini diagnostiche e di rilievo grafico delle tecniche di esecuzione delle decorazioni.
A partire da settembre il pubblico avrà la possibilità di accedere al cantiere con visite guidate gratuite.
Il ciclo delle Fatiche di Ercole ha una rimarchevole importanza sotto il profilo storico e artistico, che va oltre la sua pur indiscutibile qualità. Esso fu dipinto da un artista ancora anonimo, probabilmente di origine settentrionale. In passato, più di uno studioso ha voluto collegarlo in via diretta o almeno indiretta ad Andrea Mantegna; altri invece hanno pensato a un miniatore della corte pontificia.
“L’intesa con la Fondazione Toti – spiega il Direttore del Polo Museale del Lazio Edith Gabrielli – sottolinea l’ormai raggiunta maturità del Polo Museale del Lazio e la sua connessa, effettiva capacità di ‘fare sistema’ con la società civile, ai fini di costituire un vero e proprio sistema museale integrato. D’altro canto, essa rappresenta un ulteriore passo in avanti in quel rilancio del Palazzo, per il quale fin dal 2015 è stato elaborato un piano museologico complessivo, d’intesa con l’architetto Sonia Martone, Direttore del Museo”.