ROMA – Provocatorio, ironico, dissacrante, sovversivo, sabotatore. Hogre, ovvero “Mostro”, questo il nome dello street artist romano la cui ricerca estetica, sofisticata, impegnata, mai banale, si fa testimone di quest’epoca “mostruosa” e tragica, attraverso interventi non autorizzati, fuori dagli schemi, “anarchici”. È lui stesso, infatti, ad affermare che l’unica prospettiva che riconosce all’arte è proprio quella dell’anarco-individualismo. Una pratica, dunque, radicale e sfacciatamente disturbante, al punto da essere stata definita, in alcuni casi, addirittura blasfema. A dar conto della sua ricerca è la mostra Antologica 2007/2022, ospitata dal 4 maggio 2002 presso la galleria Wunderkammern a Roma. L’esposizione nasce con l’intento enciclopedico di documentare la maggior parte delle tematiche e delle tecniche utilizzate da Hogre: dallo stencil alla pittura a olio, dalla pittura digitale alla modellazione 3D, alla stampa serigrafica. Ma soprattutto fornisce una chiave di lettura al suo “vandalismo creativo”, sempre sostenuto da un’attento studio e ricerca stilistica, aspetti questi centrali nel suo percorso da autodidatta.
Puoi raccontare come nasce l’artista Hogre. Come e perché ti sei avvicinato al “subvertising”?
La tag Hogre deriva da un mostro alieno umanoide di un video gioco dei primi anni duemila. Mostro, dal latino “monstrum”, ha la stessa radice di “monere” ovvero mostrare, ma anche rivelare e ammonire. Nel 2007 Hogre è il mostro artificiale con il quale “ mi ammonisco” rovesciando e stravolgendo la mia condizione di liceale di periferia programmato per la rassegnazione. Coerente con la natura cyberpunk della mia creatura imparo ad eseguire il disegno del chiaroscuro studiando i filtri e gli effetti di contrasto su una vecchia versione pirata di Photoshop che un compagno di scuola, hacker in erba, mi installa sul computer domestico. I miei primi lavori sono ritratti delle smorfie di amici e amiche realizzati con stencil bitonali sui muri limitrofi ai nostri licei-prigioni. Ho iniziato a fare subvertising più tardi, dopo aver maturato quel poco di coscienza politica necessaria a spostare lo sguardo dall’interno all’esterno, ritrovando poi le stesse problematiche ma su un’altra scala.
“Vandalismo creativo”, “sabotaggio”, sono termini che vengono costantemente accostati al tuo nome. Pensi che effettivamente possano classificare la tua arte o sono riduttivi?
Al contrario, sono concetti ai quali do molto peso, ma non sempre riesco ad essere all’altezza del loro significato. Voglio dire, magari fossi sempre in grado di sabotare e vandalizzare creativamente i contesti nei quali esisto e mi esprimo! La mostra Antologica 2007-2022 presso la Wunderkammern Gallery di Roma si concentra appunto su questa tipologia di opere in cui cerco di colmare la mancanza di polvere da sparo con competenze pittoriche. Cosa c’è di meglio da esibire in una galleria d’arte oggi se non un compendio di attentati falliti?
Quali sono stati i tuoi riferimenti artistici?
Il punk dei Crass e le opere di Gee Vaucher, il suono performativo degli Einsturzende Neubauten, il cyberpunk, le Finzioni di Jeorge Luis Borges ed i collage di Max Ernst. Il situazionismo, Fluxus e il Luther Blissett project. I collettivi di culture jammers statunitensi come il Billboard Liberation Front, Adbusters, the Yes Men Fix the World. La scuola di poster polacchi degli anni 70’ 80’: Mieczysław Wasilewski, Jakub Erol, Roman Cieslewicz, Andrzej Pagowski, Wiesław Wałkuski…
Artista politico o più semplicemente “disturbatore” che cerca di riaffermare la vera natura ribelle e anti autoritaria della Street Art?
Uno dei miei meme preferiti dice: “se schiacci uno scarafaggio fai una buona azione, se uccidi una farfalla sei un criminale: l’estetica ha valore etico. Convincetemi del contrario”. L’arte in quanto espressione estetica è sempre politica. È spesso l’arte cosidetta “neutrale” o “non schierata” a dare il maggior contributo alla res publica che infatti,compiacente con un sistema di potere, reitera e afferma lo stato attuale delle cose. Al contrario è sufficiente avere un rapporto sincero e sano con il proprio odio per diventare un semplice disturbatore. Non c’è da farne un vanto.
Cosa pensi della musealizzazione della Street Art e come ti rapporti con spazi come musei e gallerie? Significa in qualche modo perdere lo spirito rivoluzionario? Lo stesso messaggio può assumere un significato differente a seconda del contesto in cui viene proposto?
Street Art è un termine troppo ampio che necessita di precisazioni. Oggi lo si accosta all’industria della moda, ai processi di riqualificazione e gentrificazione, alla pubblicità: tutti contesti che reputo quanto meno avversi e poco gratificanti per l’arte. D’altra parte non sono contrario ai processi di storicizzazione, non è questo che trovo indigesto, quanto l’intoccabilità, l’aura di sacralità che la storicizzazione della nostra società si porta dietro. Non si può tenere il passato sotto una campana di vetro e non lasciare possibilità alla storia di stratificarsi e fare il suo decorso. In una società che si dichiara democratica poi, che cringe!
Per esempio, l’intervento con la vernice rosa rivendicato dal collettivo Non Una Di Meno sulla statua di Montanelli nel 2019, così anticipatorio dei più riecheggianti interventi di Black Lives Matter un anno dopo sulle statue degli schiavisti… ecco, sono questi gesti profondamente estetici. Perché è così difficile riconoscerne il valore artistico che innegabilmente hanno? Picasso diceva: “Ogni atto di creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione”. Come si fa ad elevare su un piedistallo la pittura di Picasso senza prestarle il ben che minimo ascolto? Quanto è ottuso tutto ciò? Si potrebbe vivere meglio di così, ne sono certo.
Utilizzi diverse tecniche, ce n’è una in particolare che prediligi e perché?
Sono sopratutto legato allo stencil in quanto lo ritengo un mezzo economico, sintetico e veloce di esprimersi con la pittura. Si possono ottenere dei primi risultati soddisfacenti anche senza avere particolari doti manuali o grandi competenze nel disegno, rendendola una delle tecniche grafiche più accessibili in assoluto. Eppure è anche possibile combinarla con tutte le tecniche di disegno e che ha quindi un campo d’esplorazione e ricerca vastissimo. A tal proposito mi piace ricordare che Michelangelo Buonarroti realizzò parte della Cappella Sistina con lo spolvero, una tecnica che si utilizzava per riportare le proporzioni da un bozzetto 1:1 su un affresco, bucando il bozzetto sui contorni della figura e del chiaroscuro passandoci poi sopra un carboncino, di modo che la polvere nera lasciasse una traccia del disegno preparatorio sul muro… praticamente uno stencil!
Qual è il messaggio che intendi trasmettere attraverso la tua arte?
Le tematiche che affronto le argomento con l’unica prospettiva che riconosco all’arte, ovvero quella dell’anarco-individualismo. Lungi dal proclamare l’abolizione di ogni regola come spesso erroneamente si crede, l’anarchismo è quella corrente filosofico-politica incentrata sulla critica radicale al potere a partire dall’autocoscienza e l’autodisciplina. Per questo motivo la ricerca stilistica e lo studio sono centrali nel percorso di qualunque artista che si rispetti.
Hai lavorato in diverse città sia in Italia che all’estero. Hai riscontrato differenze rispetto a Roma, anche nel modo di accogliere e percepire i tuoi messaggi?
Certamente, siamo il nostro contesto. Un esempio su tutti: non sarebbe neanche pensabile di venire accusati per “Vilipendio alla Religione” (articolo 404 c.p.) in Inghilterra o in Germania a causa di un disegno, cosa che invece mi è successa a Roma nel 2017 dopo che un deputato di Fratelli d’Italia ha scambiato il mio poster Ecce Homo Erectus per una comunicazione ufficiale autorizzata dall’assessore alla mobilità. Nel Gennaio 2020 lo stesso poster esposto al MACRO ha mobilitato 2500 persone in piazza Ss. Apostoli che chiedevano l’inasprimento delle leggi che puniscono la blasfemia, quelle che abbiamo ereditato dai patti che Mascella strinse con il Vaticano.
Dopo questa antologica romana, quali altri progetti hai in programma?
Con stealthisposter.org sto curando una mostra collettiva dedicata al subvertising per il Kunstraum Kreuzberg Bethanien di Berlino che inaugurerà il 17 Giugno e sarà visitabile dal giorno seguente fino al 20 Agosto.
Vademecum
WUNDERKAMMERN
Via Giulia 180, 00186, Roma
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