LEVANTO (LA SPEZIA)- L’episodio è accaduto a Levanto, dove tre quadri di nudo della pittrice sono stati ritenuti troppo osé per gli abitanti, per cui l’artista ha ricevuto un esposto ed è stata costretta a rimuoverli dalla vetrina dell’atelier su sollecito dei Carabinieri. Stupita ma anche innervosita dalla censura, l’artista si è così prodigata in un gesto diciamo eclatante e ha “mutandato” le nudità dei suoi dipinti. L’artista ha poi risposto i quadri accompagnandoli con messaggi diretti a chi ha trovato osceni quei quadri e invitando gli autori dell’esposto a manifestarsi e cercarsi un legale.
Il gesto della pittrice fa sicuramente tornare alla mente la censura dei nudi “scandalosi” del Giudizio Universale nella Cappella Sistina. Era il 1564 e allora per fortuna Michelangelo era già morto. A quel tempo fu infatti Daniele da Volterra, collaboratore ed amico di Michelangelo, a coprire le pubenda delle figure con le famose “braghe”, cosicché da allora è stato soprannominato il Braghettone.
L’episodio di Levanto è stato riportato dal Secolo XIX. L’episodio in realtà risale alla fine della scorsa estate, quando nel piccolo studio si è presentato un ufficiale dell’arma che, per il “quieto vivere” del borgo, ha invitato la pittrice a rimuovere le tele, due nudi di donna e un dipinto raffigurante la “caduta di Icaro”. A quanto pare la Avery avrebbe scritto anche Prefetto della Spezia appellandosi all’articolo 21 della Costituzione.