ROMA – Al termine di una complessa attività investigativa in ambito internazionale, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, sono stati recuperati reperti archeologici, di epoca compresa tra VII sec. a.C. e II sec.d.C., provenienti da scavi perpetrati in Etruria Meridionale, Sicilia, Puglia, Campania e Calabria.
Ci sono tre lastre affrescate di una tomba, una coppia di sarcofagi etruschi dipinti che riproducono figure umane, un sarcofago romano, statue in marmo che raffigurano animali. E poi elementi architettonici, teste in marmo, pavimenti e pareti di un tempio di Cerveteri: decorazioni datate in due fasi diverse, una intorno al 540-520 e una verso la fine del VI secolo avanti Cristo. Il tutto per un valore complessivo che si aggira sui 9 milioni di euro. Questo quanto recuperato con l’operazione ‘Antiche dimore’.
L’operzione è stata illustrata nella Caserma La Marmora di Roma, alla presenza del ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, del responsabile del Comando, il generale Mariano Mossa, del procuratore aggiunto della Repubblica di Roma, Giancarlo Capaldo e del soprintendente per i beni archeologici dell’Etruria Meridionale, Alfonsina Russo. Tra i reperti spiccano moltissimi oggetti di assoluta bellezza e interesse storico-scientifico, che tornano in Italia dai caveau del Porto Franco di Ginevra e che sono state trafugate tra gli anni ’70 e gli anni ’80. Reperti che rientrano in Italia, e che verranno restituiti ai territori dai quali sono stati sottratti, grazie alla collaborazione con le autorità svizzere che hanno agevolato le operazioni di rimpatrio accogliendo la rogatoria internazionale avanzata dalla Procura della Repubblica di Roma.
Il soprintendente Russo ha asserito che parte dei reperti è stata rubata da un tempio di Cerveteri. Si è trattato di una spoliazione sistematica dell’edificio templare dal momento che sono stati rubati, e ora ritrovati, degli elementi decorativi dell’interno e dell’esterno”. I frammenti ha spiegato Russo, rappresentano “guerrieri e immagini rituali visto che ci sono delle figure femminili. Ci sono anche delle scene di battaglia e scene mitologiche”. Ora, l’obiettivo è quello di procedere al restauro delle opere.
Il ministro Franceschini ha poi sottolineato che si è trattato “di una grande operazione che dimostra la collaborazione tra Paesi e l’eccellenza del lavoro dei Tpc riconosciuta a livello internazionale. Stiamo lavorando – ha ricordato il titolare di via del Collegio Romano – sui caschi blu della cultura il cui lavoro sarà anche dedicato al contrasto del traffico illecito. Il destino dei reperti ritrovati sarà quello di tornare nei territori di provenienza. Troveremo le risorse necessarie – ha detto Franceschini – per il restauro delle opere. E’ un percorso graduale, data l’enorme mole delle opere ritrovate, cominceremo dalle più importanti. E’ bella anche l’idea del restauro aperto al pubblico”. A questo proposito Franceschini ha spiegato che “stiamo lavorando per destinare la Chiesa di Santa Marta, in piazza del Collegio Romano a Roma, proprietà del ministero, a laboratorio di restauro aperto al pubblico”.
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