FIRENZE – Si è svolto il 22 gennaio agli Uffizi l’evento “Giorno della memoria 2019 – I sommersi e salvati nelle collezioni delle Gallerie”, alla presenza degli storici dell’arte degli Uffizi Claudio Di Benedetto e Simonella Condemi, la ricercatrice dell’istituto toscano della Resistenza Valeria Gallimi, la presidente delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) Noemi Di Segni, il presidente dell’Aned Alessio Ducci e degli studenti di alcuni Istituti scolastici fiorentini.
Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, ha sottolineato come durante gli anni della seconda guerra mondiale siano state “tantissime le opere d’arte trafugate dai nazisti, non solo a musei, ma anche a famiglie e sinagoghe”. “È un tema importante e doloroso – ha rimarcato Schmidt – taciuto troppo a lungo: oggi vogliamo togliere il velo anche a questo grande dramma della Shoah”. Il direttore ha quindi lanciato un appello: “I governi dovrebbero istituire commissioni che si impegnino attivamente, come tra l’altro in Italia avviene già, grazie al Nucleo di Tutela dei Carabinieri: è questo il modello che speriamo altri Paesi scelgano di seguire”.
La presidente delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) Noemi Di Segni ha invece evidenziato che l’avere depredato le famiglie ebree dei loro tesori artistici “faceva parte di un disegno di sterminio ben preciso, che si esplicitava anche sulla dimensione del possesso, per il valore che potevano avere le collezioni, ed anche in quanto parte di una sistematica distruzione di identità, nella misura in cui l’arte è componente di una ricchezza interiore delle persone che la custodivano o la realizzavano”.
Di Segni ha inoltre ringraziato gli Uffizi per la battaglia che sta portando avanti per far tornare in Italia il “Vaso di Fiori” di Jan Van Huysum, rubato dai nazisti nel 1944, a Palazzo Pitti.
Alessio Ducci, presidente dell’Aned, ha infine portato la sua testimonianza di figlio di un deportato: “Mio padre era in uno di quei campi ed e’ sopravvissuto. Fu pesato, al momento della liberazione era appena 27 chili. Aveva 18 anni. Addosso gli erano rimasti solo ossa, pelle, nient’altro. Ma ce la fece: partendo da questo elemento di forza, l’emersione contro ogni possibilità dall’immane tragedia dell’olocausto, voglio invitare i giovani a trarre un messaggio di speranza”.