ROMA – Il “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” è stato inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
Questo sito seriale comprende sette diverse aree nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Ravenna e Rimini: i Gessi triassici dell’Alta Valle Secchia, i Gessi della Bassa Collina Reggiana, i Gessi di Zola Predosa, i Gessi Bolognesi, la Vena del Gesso Romagnola, le Evaporiti di San Leo e i Gessi di Onferno.
La decisione è stata presa dai 21 membri del Comitato del Patrimonio Mondiale, riuniti fino al 25 settembre a Riyadh, in Arabia Saudita.
La delegazione italiana era composta da Barbara Lori, assessora alla Programmazione territoriale e parchi dell’Emilia-Romagna, da Massimiliano Costa, direttore dell’Ente di gestione per i parchi e la biodiversità – Delta del Po, da Stefano Lugli, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, e da Fausto Giovanelli, direttore del Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano, oltre ad alcuni tecnici.
Il criterio per l’iscrizione
Tutte le aree del sito sono caratterizzate dalla presenza di rocce formatesi a seguito dell’evaporazione delle acque marine che ricoprivano queste zone e dalla contemporanea deposizione di sali minerali, tra cui il gesso.
L’iscrizione nella lista è stata proposta in base al criterio (VIII) tra i 10 criteri stabiliti dalle linee guida operative dell’Unesco, secondo cui il bene deve: “Costituire una testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della terra, comprese testimonianze di vita, di processi geologici in atto nello sviluppo delle caratteristiche fisiche della superficie terrestre o di caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative.”
Il sito seriale include oltre il 90% delle rocce evaporitiche affioranti nella Regione Emilia-Romagna e ospita, grazie al particolare contesto geologico e climatico, una densità unica di forme carsiche superficiali, grotte, sorgenti saline, minerali, speleotemi e contenuti paleontologici.
Da secoli, questi luoghi sono stati oggetto di studio e qui hanno avuto origine molte delle moderne teorie scientifiche sul carsismo evaporitico.
Si tratta di un insieme di valore straordinario, che spazia non solo dal punto di vista geologico e geomorfologico, ma anche paleontologico, biologico, archeologico e per la storia dell’arte.
La candidatura
Il Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco ha proposto la candidatura del carsismo emiliano-romagnolo alla Lista del Patrimonio Mondiale per il 2023 nel gennaio 2022.
Successivamente, tra il 21 e il 28 novembre dello scorso anno, la commissaria Unesco Gordana Beltram ha effettuato una serie di sopralluoghi ed incontri con esperti scientifici, organi di gestione, stakeholder istituzionali e locali in Emilia-Romagna, come previsto dalla procedura, per conoscere da vicino il patrimonio ambientale, storico e culturale dei Gessi emiliano-romagnoli.
A luglio 2023 si è concluso l’iter di valutazione tecnica con la proposta di una bozza di decisione in merito all’esito della candidatura, accompagnata da prescrizioni e raccomandazioni, che è stata rimessa alla decisione dei 21 membri del Comitato del Patrimonio Mondiale.
“La nostra bella Italia – ha affermato il Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni – porta a casa un altro straordinario successo. Ancora una conquista targata Unesco: con l’iscrizione nella Lista del Patrimonio dell’Umanità del ‘Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale’ salgono a 59 i siti italiani che hanno ottenuto questo riconoscimento. Davvero una grande soddisfazione”.