FIRENZE – Il Mercato Centrale di Firenze ospita Il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. L’opera del Maestro biellese, presentata lo scorso 11 gennaio e pensata appositamente per lo spazio Liberty del mercato, è collocata al primo piano della struttura. L’installazione di Pistoletto rappresenta una evoluzione del progetto ideato dall’artista già nel 2003. Il Terzo Paradiso, riconfigurazione del segno matematico d’infinito, è infatti una sorta di work in progress che si è sviluppato negli anni.
Come ha più volte spiegato l’artista: “Il Terzo Paradiso è la somma dei due paradisi precedenti, quello naturale in cui gli esseri umani erano integrati alla natura, e quello artificiale subentrato quando l’uomo si è distaccato dalla natura. La zona centrale, il segno più grande, diventa la forza procreativa di una nuova umanità.” “I due cerchi opposti rappresentano la dualità, che unendosi in qualche modo producono qualcosa che non esisteva prima, esprimendo così il concetto di creazione”.
Insomma un’opera dal significato metaforico, che oltre al valore estetico rimanda a un valore etico, sociale e politico. Il fatto che questa opera sia stata riprodotta all’interno di un luogo come il mercato, assume maggiormente un valore etico, perché è qui che si propone un nuovo concetto di ecosostenibilità del vivere quotidiano.
D’altra parte per Pistoletto, grande protagonista del movimento dell’Arte Povera, il fare arte rappresenta non solo la possibilità di esprimersi in libertà, ma anche un atto di grande responsabilità, l’obiettivo è dunque quello di porre l’arte al centro di un processo di trasformazione responsabile ed ecosostenibile della società e, soprattutto, in diretta interazione con tutti gli ambiti della società stessa. Artista complesso, eterno sperimentatore, Pistoletto, con la sua pratica artistica rimane ancora una delle voci più importanti e innovative del panorama culturale italiano e internazionale.
L’installazione ricrea una sorta di colorato caleidoscopio con la maestosa vetrata colorata sulla quale si staglia in trasparenza il simbolo dell’infinito. Per la sua grandezza l’opera poteva essere ospitata solo in questa moderna “cattedrale”, dove a dispetto della modernità, ma a sostegno di un vivere più “sostenibile” non c’è spazio che per piccole botteghe e per i piatti tipici di questa terra.