ROMA – Dopo otto anni di assenza torna a Roma la Quadriennale d’arte. La rassegna, alla sedicesima edizione, si terrà dal 13 ottobre all’8 gennaio 2017 al Palazzo delle Esposizioni. La manifestazione, che indaga le nuove forme dell’arte contemporanea, come ha spiegato il presidente della Fondazione La Quadriennale, Franco Bernabè, sarà realizzata da 11 curatori (Simone Ciglia e Luigia Lonardelli, Michele D’Aurizio, Luigi Fassi, Simone Frangi, Luca Lo Pinto, Matteo Lucchetti, Marta Papini, Cristiana Perrella, Domenico Quaranta e Denis Vivae) e vedrà l’esposizione di 150 opere di circa un centinaio di artisti. Oltre a coinvolgere la sede principale del Palazzo delle Esposizioni, la Quadriennale invaderà altri spazi espositivi, 25 per l’esattezza, tra musei, fondazione e gallerie private. ”Altri tempi, altri miti’ è il titolo di questa edizione che si focalizza sulle arti visive italiane a partire dall’anno 2000, offrendo un viaggio attraverso la nostra Penisola alla ricerca di espressioni artistiche sempre più innovative e realizzando una sorta di mappatura delle produzioni artistiche e culturali dell’Italia contemporanea.
Il budget per l’evento è di due milioni di euro, di cui il 50% coperto da un finanziamento del ministero, mentre l’altro milione è finanziato dai due partner promotori, Fondazione La Quadriennale di Roma e Azienda Speciale Palaexpo e dagli sponsor.
Il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini ha sottolineato la necessità di dar vita a una serie di eventi tra una edizione e l’altra della Quadriennale per dare continuità alla manifestazione. ”Dovremmo trovare risorse e sedi per sviluppare un’attività culturale continuativa che si svolga nei tre anni e mezzo che separano una Quadriennale dall’altra. Sarebbe un bel contributo da dare a Roma e a tutto il Paese” ha spiegato il ministro. “Questa Quadriennale – ha aggiunto Franceschini – si inserisce in un percorso che dobbiamo assolutamente seguire come Paese, ovvero investire sempre di più nell’arte contemporanea. Dobbiamo superare l’idea che la tutela del patrimonio che ci hanno lasciato le generazioni precedenti sia così assorbente da rendere quasi impossibile un investimento nell’arte contemporanea”. Importante e imprescindibile secondo il ministro dunque la convivenza tra la tutela del passato e l’investimento nel presente.