ROMA –È una rivisitazione del concetto d’archivio quella interpretata da Stefano Canto nella personale “Concrete Archive”, ospitata dalla galleria Matèria di Roma fino al 30 luglio 2016
L’artista presenta due gruppi di opere, appartenenti ai progetti “Epoca n. 731, 736”, iniziato nel 2015 e il più recente “Archeologia dell’Effimero” del 2016, di cui sono esposti alcuni lavori realizzati durante la residenza artistica di Viafarini a Milano.
Le dieci sculture appartenenti a “Epoca n. 731, 736”, il cui titolo si rifà all’omonima rivista pubblicata dal 1950 al 1997, sono lastre di cemento sulle quali, attraverso un processo di stampa, l’artista ha voluto riprodurre alcune foto che furono pubblicate sulla stessa rivista.
In questo progetto, Canto affronta alcuni temi caratteristici della sua ricerca artistica, in particolare l’architettura, la fotografia e la scultura. Le opere, infatti, ricordano muri affrescati, “staccati” e ricollocati nel contesto della galleria. Gli affreschi, nella fattispecie, sono le immagini fotografiche stampate sul cemento. Fotografie di paesaggi naturali, che vanno quasi a scontrarsi con il materiale che le assorbe e le contamina lasciandole sbiadite, nelle tonalità grigiastre delle polveri cementizie.
Canto focalizza la sua attenzione proprio sul processo di stampa e sull’atto dell’assorbimento, attraverso cui arriva all’essenza dell’immagine stessa. In queste opere, l’artista fa rivivere foto appartenenti già a un archivio, donando ad esse una nuova esistenza, trasformandole in opere nuove e diverse.
In tal modo, ogni opera custodisce i tratti dell’immagine che ne è all’origine, esprime i caratteri del presente in cui è realizzata e ha valore di testimonianza per il futuro.
Le sculture di “Archeologia dell’Effimero” seguono lo stesso ragionamento, ma rappresentano la testimonianza fisica dell’interazione di due materiali, ghiaccio e polvere di cemento, combinata con l’azione del tempo.
Il ghiaccio lascia le proprie tracce sulla polvere di cemento, che allo stesso tempo acquista consistenza e viene modellata con il formarsi di vuoti e cavità, che diventano testimonianza diretta di ciò che era lì.
Il lavoro di Canto si inserisce all’interno di un discorso ampio e multidisciplinare sul cambiamento di percezione del tempo, avvenuto con l’uso massivo delle nuove tecnologie. Ragionando sul concetto baumiano di “modernità liquida”, l’artista, attraverso le sue opere, tenta di sensibilizzare il pubblico verso il ripristino di una temporalità storica, che permetta a ciascun individuo di vivere il proprio tempo avendo cognizione non solo del presente, ma anche di passato e futuro quali momenti temporali distinti, l’uno come fonte di consapevolezza e l’altro come spazio del possibile.
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Vademecum
Stefano Canto
“Concrete Archive”
23-06-2016 / 30-06 2016
Matèria
Via Tiburtina, 149 Roma
Orari: mar.- sab. 11.00 – 19.00