ROMA – Parte in Vaticano la nuova iniziativa dal titolo Collezioni in dialogo, un progetto che vede la collaborazione dei Musei Vaticani con le più importanti istituzioni museali nazionali ed internazionali, al fine di creare reciproche occasioni di dialogo, confronto, ricerca e crescita scientifica.
La prima collaborazione è con il Museo Egizio di Torino che ha concesso in prestito la statua di Amenhotep II. L’esposizione è stata presentata dal direttore dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, il direttore del Museo Egizio, Christian Greco e il curatore del Museo Gregoriano Egizio, Alessia Amenta.
Per il Direttore Barbara Jatta questa iniziativa è “il simbolo di una rinnovata ma consolidata politica di apertura culturale”.
Da anni i Musei Vaticani e il Museo Egizio hanno avviato un intenso rapporto di collaborazione, mettendo al primo posto la ricerca e la conservazione.
Il Direttore Christian Greco ha evidenziato come il Museo Egizio ponga infatti la ricerca alla base della sua attività istituzionale, il che significa “mettere al centro il dialogo tra le istituzioni museali”. Il dialogo e la collaborazione con i Musei Vaticani – ha detto Greco – è stato avviato più di quattro anni fa, con il Vatican Coffin Project, nell’ambito della ricerca che il Museo conduce sui sarcofagi del III Periodo Intermedio, e testimoniato poi con l’esposizione del sarcofago restaurato di Butehamon, in occasione dell’inaugurazione del nuovo allestimento nell’aprile del 2015. Il prestito della statua di Amenhotep II, uno degli esempi più importanti della statuaria regale del Nuovo Regno, è un’altra tappa del dialogo tra le nostre collezioni”.
La scultura del sovrano Amenhotep II (XVIII dinastia, fine del XV sec. a.C.) fa parte dell’importante collezione di Bernardino Drovetti, Console generale di Francia, acquistata dai Savoia nel 1824. Sotto illungo regno di Amenhotep II, durato 26 anni, l’Egitto diviene la più importante potenza del Mediterraneo orientale. In questo periodo l’arte si classicizza e si esprime attraverso una sobria eleganza e armoniosa perfezione, celebrando le perfette proporzioni del corpo.
La celebre scultura, raffigurante il faraone, è stata posizionata nella sala prima del Museo Gregoriano Egizio, all’interno della quale è stato progettato un apposito allestimento che richiama il pilone, l’ingresso monumentale di un tempio egizio simboleggiante l’orizzonte del cielo: il faraone, come il dio Sole, appare all’orizzonte e illumina il mondo creato, portando la vita rinnovata ogni mattina.
Il Curatore, Alessia Amenta,ha sottolineato come il capolavoro venga raccontato al grande pubblico dei Musei Vaticani attraverso un originale allestimento: “il faraone inginocchiato nell’atto di offrire agli dei celebra il principio fondante della cultura egizia, vale a dire la rivalsa della caducità dell’uomo attraverso la regalità legittimata”.
Con questo progetto i Musei Vaticani e il Museo Egizio intendono rispondere alla missione che ogni istituzione culturale per propria natura è chiamata ad assolvere: raccontarsi e raccontare quel passato che rappresentano.