FIRENZE – Coloratissimi arazzi in cotone jaquard, fragili sculture in bronzo, argento e legno, opere su carta. In tutto sono una quarantina le opere di Kiki Smith ospitate nell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti fino al prossimo 2 giugno 2019.
“What I saw on the road” è il titolo della prima monografica in Italia dedicata all’artista, che rivendica con orgoglio un posto nell’arte cosiddetta “femminista”.
Tematica centrale della ricerca artistica di Kiki Smith è stata fino agli anni novanta la corporeità, e il corpo femminile in particolare, fragile, mortale, spesso lacerato e addirittura smembrato, ma anche eroicamente e fieramente capace di riscatto e ribellione.
Nella produzione più recente, invece, la riflessione dell’artista si è allargata fino a comprendere ciò che accade fuori dal corpo. Il suo sguardo poetico si è quindi posato sul rapporto tra corpo e mondo e tra uomo, natura e cosmo.
Una “cosmografia contemporanea” – l’ha definita Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi – che “invita a riflettere sulla preziosa vulnerabilità della condizione umana rispetto alla complessità della vita” – spiega Renata Pintus, co-curatrice della mostra insieme a Schmidt.
“L’elegantissima grazia di questi ultimi lavori di Kiki, la cui materia spesso fragile e preziosa è una metafora efficace della condizione umana e femminile in particolare, – ha sottolineato Schmidt – ha come obiettivo altamente etico di ricreare unità e armonia in una realtà che spesso si presenta invece come brutale e dissonante e sprigiona un’energia profondamente rivoluzionaria: è il linguaggio di una nuova, inaspettata, spiazzante pietas”.