ROMA – “La ferita della bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina” è il progetto itinerante che, partendo dal grande intervento realizzato da Burri, quale sudario bianco per ricoprire le macerie della città di Gibellina, distrutta dal terremoto del 1968, risale il percorso dell’artista con una selezione di lavori esemplari, letti in relazione alla poetica della ferita. Tema questo che, nell’interpretazione di Massimo Recalcati attraversa l’intera opera dell’artista umbro.
Il Grande Cretto, l’opera di Land Art più grande al mondo, immortalando un dramma umano, ha un valore fortemente simbolico, di memoria della tragedia ma allo stesso tempo di rinascita e nuovo inizio.
Partendo da questo grande intervento artistico, Recalcati propone una lettura in chiave psicanalitica non solo dei Cretti ma anche dei Sacchi, i Legni, i Catrami, le Plastiche: una ferita che è dappertutto, che trema ovunque. Una scossa, un tormento, un precipitare di fessurazioni infinite ed ingovernabili.
Come spiega Recalcati in “Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina”, nei Legni la ferita è generata dal fuoco e dalla carbonizzazione del materiale ma, soprattutto, dal resto che sopravvive alla bruciatura. Nelle Combustioni, lo sgretolamento della materia, la manifestazione della sua umanissima friabilità, della sua più radicale vulnerabilità, viene restituita con grande equilibrio poetico e formale. È ciò che avviene anche con le Plastiche dove, ancora una volta, è sempre l’uso del fuoco a infliggere su di una materia debole ed inconsistente come la plastica, l’ustione della vita e della morte.
Il percorso espositivo culmina con lefotografie in bianco e nero realizzate da Aurelio Amendola sul Grande Cretto. Amendola ha realizzato gli scatti in due riprese, nel 2011 e nel 2018, a completamento avvenuto dell’opera (2015).
Nel percorso anche il video di Petra Noordkamp prodotto e presentato nel 2015 dal Guggenheim Museum di New York, in occasione della grande retrospettiva dedicata a Burri, dal titolo “The Trauma of Painting”.
La mostra è corredata da un importante volume con testimonianze e ricerche inedite su Alberto Burri. Un nuovo testo di Massimo Recalcati raccoglie invece gli sviluppi ulteriori della sua ricerca, insieme a interventi di storici dell’arte quali Gianfranco Maraniello e Aldo Iori. Sarà inoltre organizzata una conferenza ad hoc tenuta da Recalcati che rappresenterà un’occasione di riflessione sull’opera di Alberto Burri e sulla mostra.
Dopo la tappa romana l’esposizione sarà riallestita da giugno ad ottobre al MAG Museo Alto Garda a Riva del Garda in collaborazione con il MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
Vademecum
La ferita della bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina
Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese,
Viale Fiorello La Guardia 6, Roma
23 marzo – 9 giugno 2019
Orario Ottobre – maggio
Da martedì a venerdì e festivi ore 10.00 – 16.00 (ingresso consentito fino alle 15.30). Sabato e domenica ore 10.00 – 19.00 (ingresso
consentito fino alle 18.30). Giorni di chiusura: 1 maggio
Giugno – settembre
Da martedì a venerdì e festivi ore 13.00 – 19.00 (ingresso fino alle 18.30). Sabato e domenica ore 10.00 – 19.00 (ingresso consentito
fino alle 18.30)
INGRESSO LIBERO
Acquistando la MIC Card al costo di 5 euro, chi vive e studia a Roma può accedere illimitatamente per 12 mesi nei Musei in Comune e nei siti storico artistici e archeologici della Sovrintendenza.
Info 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
www.museocarlobilotti.it; “www.museiincomune.it