LONDRA – Non è c’è stato nulla da fare, il governo egiziano ha perso la sua battaglia di fermare la vendita della statuetta raffigurante il giovane faraone Tutankhamon. L’opera è stata infatti battuta la sera del 4 luglio per 4,7 milioni di sterline, cifra di poco superiore alla sua stima.
Nei giorni che hanno preceduto la vendita il governo egiziano, che considera la scultura trafugata, ne aveva chiesto il ritorno in patria.
In una nota, il ministero degli Affari esteri e delle antichità egiziano si rammaricava anche della prima vendita di monete egiziane nonostante “legittime richieste egiziane nelle ultime settimane” compresa l’acquisizione di certificati di acquisto delle opere.
L’ambasciata egiziana nel Regno Unito si dichiarava dispiaciuta che la casa d’aste conducesse una nuova vendita con manufatti egiziani, inclusa la testa di Tutankhamon, senza garantire i documenti “necessari per la vendita”.
Christie’s dal canto suo ha sempre invece assicurato di aver “effettuato controlli approfonditi per verificare la provenienza e lo stato giuridico dell’oggetto”. “L’oggetto – ha spiegato la casa d’aste – non è stato indagato e non è mai stata sollevata alcuna preoccupazione al riguardo, sebbene la sua esistenza sia ampiamente nota ed è stata pubblicamente esposta”.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’ex ministro delle Antichità egiziano, Zahi Hawass, il quale ha affermato che la scultura “lasciò l’Egitto negli anni ’70 perchè a quel tempo, altri oggetti antichi della stessa natura venivano rubati dal tempio di Karnak”, a Luxor. “I proprietari – ha rimarcato il celebre archeologo – hanno fornito informazioni false”.