RAGUSA – Ragusa Foto Festival ha deciso quest’anno di focalizzare l’attenzione sul rapporto tra la fotografia e la famiglia. La fotografia è sempre stata il mezzo più “democratico” in grado di declinare la storia della famiglia, raccontando i suoi molteplici aspetti e i suoi cambiamenti nel modo di intenderla nella società.
La scelta degli autori in mostra è partita dal criterio di rappresentare la moltitudine di sfumature della definizione di famiglia, cercando di dare importanza ad aspetti che di solito trovano poco spazio nel dibattito.
Il festival intende dunque raccontare le persone e le loro storie, proponendo una visione che è anche un’opportunità di confronto sia dal punto di vista fotografico che come momento di formazione sociale, umana e culturale delle giovani generazioni.
Le mostre sono allestite in siti storici di Ragusa Ibla, Palazzo Cosentini, Palazzo La Rocca e Auditorium ex Chiesa San Vincenzo Ferreri.
L’edizione 2019 è curata dal Comitato Scientifico del Festival composto da Mario Cresci, artista di fama internazionale, il professore Aldo Bonomi, sociologo ed esperto di economia dei territori, editorialista de Il Sole24Ore e direttore di Aaster, istituto di ricerca sociale di Milano, Alfredo Corrao, docente di fotografia del MiBAC, Rosario Antoci, docente dell’Accademia di Belle Arti di Catania e Stefania Paxhia, giornalista e ricercatrice, ideatrice e fondatrice del Festival, con la preziosa collaborazione di Steve Bisson, curatore, editore e docente di fotografia presso il Paris College of Art ed esperto di antropologia e letteratura visuale.
Le mostre
Personali
‘Visioni di Famiglia’ di Ferdinando Scianna, fotografo MAGNUM
‘The Middle of Somewhere’ di Sam Harris, fotografo inglese noto al pubblico internazionale
‘Handle Like Eggs’ di David Chancellor, artista inglese pluripremiato che vive in Sud Africa
‘Hidden Identities’ di Yvonne De Rosa, fotografa e fondatrice di Magazzini Fotografici di Napoli
‘The Hereditary State’ di Daniel W. Coburn (Usa) fotografo e docente di fotografia presso l’Università del Kansas
‘Memymom’ di Lisa De Boeck & Marilène Coolens, madre e figlia belghe, da anni dialogano assieme attraverso l’arte
‘What Where’ di Julia Kater (Brasile), artista e pedagoga che lavora sulla decostruzione dell’immagine
Collettive
‘Lessico Familiare’, collettiva realizzata in collaborazione con Urbanautica Institute, piattaforma internazionale di fotografia, attraverso una CALL che ha permesso di selezionare i lavori di 18 autori che creano un percorso esplorativo sulla pluralità di definizioni di famiglia:
1. ‘Die Zeit’ di Angelo Anzalone (Italia)
2.‘Per te, per ricordarti spesso’ di Claudia Corrent (Italia)
3. ‘Stato di famiglie’ di Alessandra Dragoni (Italia)
4. ‘Indefinito Spazio’ di Nicola Di Giorgio (Italia)
5. ‘Mother of Choice’ di Loulou d’Aki (Svezia)
6. ‘Do ut Des’ di Paola Fiorini (Italia)
7. ‘Berocoan’ di Raquel Bravo Iglesias (Spagna)
8. ‘My sweet little phenotype’ di Mascha Joustra (Olanda)
9. ‘Delivering Flowers to Grandpa Jack’ diKovi Konowiecki (Stati Uniti)
10. ‘Je ne veux plus vous voir (mais c’est provisoire)’ di Laura Lafon (Francia)
11. ‘Le case Olivetti di Ivrea’ di Paolo Mazzo (Italia)
12. ‘Je rest avev vous’ di Lorena Morin (Spagna)
13. ‘für mich’ diSina Niemeyer (Germania)
14. ‘Once When We Were Happy’ di Misha Pipercic (Bosnia)
15. ‘Someday I’ll Find the Sun’ di John David Richardson (Stati Uniti)
16. ‘Sugar for my cup of coffee’ di Enrico Sisti (Italia)
17. ‘it flies, invisible’ di Merve Terzi (Turchia)
18. ‘Love You More’ di Emily Wiethorn (Stati Uniti)
Da segnalare poi in particolare, sabato 28 luglio, alle ore 22 presso l’auditorium ex Chiesa San Vincenzo Ferreri, la proiezione del docufilm “La pelle della bellezza – Viaggio attraverso la fotografia dell’essere” di Piero Sabatino.
Presentato già a Milano allo Spazio Tadini,il docufilm cerca di fare chiarezza sul valore del linguaggio fotografico attraverso le risposte e le analisi di molti artisti e intellettuali che popolano l’esplorazione della creatività, i quali cercano di dare una spiegazione al ruolo e alla necessità di esprimersi attraverso il linguaggio visivo: “Varie analisi, tutte valide, tutte taglienti, ma che, per fortuna, non risolvono il mistero” – spiega Pappalardo.