ROMA – Il Congresso del CIHA (Comité International d’Histoire de l’Art) è il principale congresso mondiale dedicato alla storia dell’arte: giunto alla sua trentacinquesima edizione, torna in Italia dopo quarant’anni, e la sede dell’edizione 2019 sarà Firenze, dal 1° al 6 settembre. L’ultima edizione che si svolse nel nostro paese fu quella di Bologna nel 1979. Quest’anno il congresso è diviso per la prima volta nella sua storia in due parti: la prima Motion: Transformation è quella che si terrà a Firenze, mentre la seconda parte, Motion: Migrations, si terrà a San Paolo (Brasile) nel 2020. Motion è il tema di questa edizione del congresso: l’obiettivo è quello di dar vita a un dibattito trans-culturale sul tema del movimento, che da sempre è uno degli argomenti di maggiore importanza nella cultura globale. Il tema del movimento sarà pertanto declinato, tra Firenze e San Paolo, nelle sue due accezioni principali: trasformazione e migrazione. Tra i relatori saranno presenti studiosi provenienti dalle più importanti università e istituzioni a livello mondiale, tra cui l’École des Hautes Études en Sciences Sociales (Parigi), il Courtauld Institute (Londra), la Humboldt-Universität zu Berlin, la Columbia University (New York), la Jawaharlal Nehru University (New Delhi), l’Universidade Federal de São Paulo, la Scuola Normale Superiore (Pisa), l’University of Hong Kong.
Organizzato da CIHA Italia in collaborazione con il Kunsthistorisches Institut in Florenz Max-Planck-Institut, il congresso avrà luogo a Villa Vittoria e in altri importanti palazzi della città (tra cui Palazzo Vecchio e accoglierà cinquecento relatori da tutto il mondo. L’evento è realizzato grazie al contributo dalla Fondazione CR Firenze e con il supporto della Getty Foundation di Los Angeles, ha ottenuto i patrocini di: MiBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), Comune di Firenze, Città Metropolitana, Università di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Regione Toscana.
“Abbiamo scelto Firenze come sede del 35esimo Congresso CIHA”, spiega Marzia Faietti, Presidente CIHA Italia, “perché agli inizi del terzo millennio la città rappresenta un caso emblematico per riflettere sui concetti (e gli obiettivi) di Internazionalismo, Transnazionalismo e Globalismo. La Firenze di oggi (al centro di un turismo multietnico, ma anche sede di prestigiose istituzioni culturali di diverse parti del mondo) va infatti ben oltre la dimensione internazionale che l’aveva caratterizzata in due momenti ”forti“ della sua storia, cioè nel Quattrocento e tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Va ben oltre anche quella momentanea tensione verso un globalismo ante litteram dovuta alle aspirazioni di Ferdinando I Medici verso rotte extra-europee e oltre il Mediterraneo. Oggi Firenze è epicentro di un globalismo già radicato e, insieme, volto alla ricerca di un suo superamento in nuove direzioni”. Il congresso sarà poi “un’occasione di confronto di altissimo profilo scientifico”, aggiunge Massimiliano Rossi, Vice presidente CIHA Italia, “in cui differenti tradizioni di studi, proprie ai diversi paesi coinvolti, si misurano sul terreno comune di ampie tematiche storico-artistiche, articolate su grandi campate cronologiche e comprensive dei più larghi orizzonti geografici”.
Saranno nove le sessioni in cui sarà diviso il congresso fiorentino. La prima sessione, L’arte come visione, si focalizza sulle relazioni fra arte e ispirazione divina, in una prospettiva comparata e transculturale (prendendo in esame alcune figure di artisti e di mistici capaci di creare immagini mentali che dialogano con quelle reali, saranno indagati i rapporti fra realtà osservabile, spiritualità, visione e creatività e messi in luce i legami complessi che intercorrono fra vedere con gli occhi, immaginare e ricordare). La seconda, L’arte e la materia nel corso del tempo, insiste sull’importanza della materia nell’arte, non solo in relazione alla scelta del materiale compiuta dall’artista nel momento in cui crea un’opera, ma anche rispetto ai modi in cui i materiali cambiano nel corso del tempo, mettendo a rischio di deperibilità gli oggetti d’arte, che non sono fatti di materia inerte ma viva. La terza sessione, L’arte e la natura, affronta il tema dei rapporti multiformi fra arte e natura, concetti a cui ci si riferisce in maniera separata solo a partire dalla prima età moderna (in tempi più lontani, infatti, non esisteva separazione netta fra le due, essendo entrambe, Natura e Arte, frutto di un disegno di origine divina, e nel corso degli interventi verranno messi a fuoco i momenti cruciali di questo processo di distinzione). La quarta sessione, L’arte e le religioni, introdurrà, da un punto di vista storico-artistico e antropologico, il potere delle immagini nelle religioni di culture diverse. La quinta, L’arte fra disegno e scrittura, propone una riflessione su affinità e divergenze tra disegno e scrittura.
Ancora, la sessione numero sei, Iconicità e processo di produzione in architettura, partendo dal presupposto secondo cui nella cultura contemporanea cresce la tendenza a trasformare anche i grandi capolavori dell’architettura in pure immagini, in icone, e per il quale questa visibilità, mai così grande, sta producendo cambiamenti sostanziali anche nel modo di guardare all’architettura come esperienza fisica, a più dimensioni, proporrà di adottare un approccio all’icona architettonica che sia orientato allo studio dei processi creativi e produttivi. La settima sessione, Arte, potere e pubblico, muove dall’assunto secondo cui il lavoro di artisti e architetti è sempre stato utilizzato da singoli o da gruppi appartenenti ai più svariati contesti politici e religiosi per acquisire e mantenere potere, e si concentra su alcuni momenti di crisi e cambiamento in cui le opere d’arte hanno contribuito a trasformare sistemi obsoleti, schemi tradizionali e relazioni di potere fra gruppi sociali diversi, mettendo la società di fronte a nuove idee o persino utopie. L’ottava sessione, L’arte, i critici e gli spettatori, mira a esaminare il ruolo degli artisti, dei critici e degli spettatori dal dopoguerra a oggi, osservando il tema dalla prospettiva della “scomparsa” (di limiti, di contenuti, di memoria) e discutendo di morte, censura e nuove tecnologie. Infine, la nona e ultima sessione, Voyage, concepita come sezione di raccordo tra le due parti del congresso che si svolgeranno a Firenze e a San Paolo del Brasile, intende invitare gli studiosi a scambiare idee sul tema del “Viaggio”. Saranno affrontati gli scambi artistici e culturali tra Brasile e Italia, ma non solo: il viaggio, infatti, può essere declinato secondo diverse prospettive, dalla migrazione di persone alla circolazione di oggetti e documenti. E ancora: il viaggio dell’artista, dell’uomo di cultura, dell’esploratore scientifico, del pellegrino, nonché i viaggi determinati da intenti coloniali, militari, diplomatici, o legati a scorribande piratesche e a fenomeni di banditismo.
Il comitato scientifico del congresso è composto da Claudia Cieri Via, già Università di Roma La Sapienza; Marco Collareta, Università di Pisa; Claudia Conforti, già Università degli Studi di Roma Tor Vergata; Marzia Faietti, Gallerie degli Uffizi/Kunsthistorisches Institut in Florenz Max-Planck-Institut; Giuliana Ericani, già Museo Civico di Bassano; Maria Grazia Messina, già Università di Firenze; Antonio Pinelli, già Università di Firenze; Massimiliano Rossi, Università del Salento; Gerhard Wolf, Direttore Kunsthistoriches Institut in Florenz Max-Planck-Institut. Per tutte le informazioni (incluso il programma con i singoli relatori) e per prenotarsi occorre recarsi sul sito di CIHA Italia. Il ticket per il congresso ha il costo di 250 euro se acquistato prima dell’evento (acquistato in loco, costa 300 euro). Riduzioni: 150 euro per i membri del CIHA, 80 euro per gli studenti.