FIRENZE – Plautilla Neri (1524-1588) fu una suora pittrice che, in un’epoca in cui le donne non potevano fare dell’arte una vera professione, diede invece vita a una bottega tutta al femminile all’interno delle mura del suo convento, Santa Caterina di Cafaggio (ormai scomparso). Lo stesso Giorgio Vasari si soffermò su di lei nella seconda edizione delle Vite (1568), affermando che Plautilla con le sue opere aveva “fatto maravigliare gl’artefici”.
Dopo quattro anni di interventi in laboratorio è ora tornata visibile la sua Ultima Cena. Una tela di grandi dimensioni molto impegnativa anche dal punto di vista compositivo. Pur vivendo in un’epoca in cui le donne ancora non avevano la possibilità di ricevere una formazione di anatomia, Plautilla sfidò le convenzioni sociali dipingendo 13 figure a grandezza naturale e confrontandosi su un tema generalmente riservato ai pittori all’apice della propria carriera, come prova della loro maestria.
La pittrice ha scelto il momento in cui Cristo rivela che sarà tradito e lo fa emulando la leonardiana idea di ritrarre gli Apostoli nel dinamismo delle loro emozioni.
Nel 1817, in seguito alla soppressione napoleonica degli ordini religiosi, il dipinto fu trasferito dal convento di Santa Caterina a quello di Santa Maria Novella. Durante l’alluvione del 1966, sebbene fosse stata risparmiata dal contatto diretto con l’acqua, l’Ultima Cena fu tra le innumerevoli opere d’arte che subirono gli effetti collaterali delle 600.000 tonnellate d’acqua, detriti e fango che avevano invaso Firenze, a causa dello straripamento dell’Arno.
Dopo essere rimasto per diversi decenni negli ambienti conventuali in uso ai frati, il dipinto è stato nuovamente collocato nell’antico Refettorio del Museo – di fronte all’Ultima Cena di Alessandro Allori, contemporaneo di Plautilla -, finalmente restituito all’ammirazione dei visitatori.
I fondi per il restauro
L’intervento di restauro di questa magnifica tela è frutto di uno sforzo collettivo mondiale che ha visto coinvolti, fra i tanti, Advancing Women Artists (AWA), il Comune di Firenze e in particolare i Musei Civici Fiorentini, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato, nonché i Frati Domenicani del Convento di Santa Maria Novella.
Nella prima fase, nel marzo 2015, è stata lanciata la campagna di crowdfunding ‘TheFirstLast’. Il primo a offrire la propria donazione è stato il Sindaco di Firenze Dario Nardella, seguito da donatori di 19 paesi, tra cui Australia, Brasile, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Filippine, Regno Unito, Stati Uniti e Emirati Arabi. “Questo restauro – ha sottolineato la vicesindaca Cristina Giachi – come sempre nasce con l’obiettivo di promuovere l’arte come bene comune e di riportarne la bellezza nella vita quotidiana di ciascuno. Il supporto privato rende possibili restauri onerosi come questo è rappresenta plasticamente il senso di appartenenza universale che l’arte promuove. In questo caso, inoltre, si è creata un’importante sinergia tra un privato che desidera investire e prendersi cura di un’opera d’arte e un gruppo di alte professionalità del settore in grado di donargli nuova vita e bellezza.”
La seconda fase dell’appello mondiale, il cosiddetto “The Adopt an Apostle Program’, ha consentito di abbinare a ciascuno dei dodici donatori uno dei Santi raffigurati.
Il restauro
“Non si è mai così vicini a un artista quanto in un laboratorio di restauro” – afferma la restauratrice Rosella Lari, responsabile diretta dell’intervento. – “Abbiamo restaurato la tela e nel farlo abbiamo riscoperto la storia di Plautilla e la sua personalità. Le sue pennellate erano potenti e cariche di colore. La riflettografia ha rivelato la presenza di pochissimo disegno preparatorio… Plautilla sapeva cosa voleva e aveva abbastanza padronanza della propria arte per riuscirci”.
Il restauro è stato supportato dall’analisi diagnostica effettuata dall’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali del CNR. Questo processo a 360 gradi, condotto da un team tutto al femminile di curatrici, conservatrici e ricercatrici, ha portato a svelare la composizione chimica dei pigmenti impiegati e il restauro ha fornito la prova decisiva che l’Ultima Cena di Plautilla Nelli sia un’opera corale, creata secondo la vera consuetudine del lavoro della bottega, poiché sulla tela si rintracciano mani diverse con diversi livelli di esperienza.
Dopo il restauro è stato pubblicato un catalogo Visible: Plautilla Nelli and her Last Supper restored / Plautilla Nelli e la sua Ultima Cena restaurata, in doppia lingua (italiano-inglese), edito da The Florentine Press.
Il 12 novembre 2019, alle ore 17.00, si terrà una conferenza con gli autori a Santa Maria Novella (Visitor Center dell’Infopoint) e, nella primavera 2020 a Firenze, per gli appassionati d’arte sarà visibile in anteprima mondiale un documentario con lo stesso titolo, prodotto per la televisione americana da Bunker Film e WFYI Productions.
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