LONDRA – Sono oltre 100 le opere che ripercorrono l’intera carriera di Andy Warhol (1928, Pittsburgh – 1987, New York City) nella mostra che, dal 12 marzo, è ospitata nelle Eyal Ofer Galleries, al terzo piano dell’ala est della Tate Modern di Londra.
Organizzata da Tate Modern e Museum Ludwig, Colonia in collaborazione con la Art Gallery of Ontario, Toronto e il Dallas Museum of Art, l’esposizione, dal titolo “Andy Warhol”, è curata da Gregor Muir, direttore della collezione di arte internazionale e Fiontán Moran, assistente curatore, di Tate Modern; da Yilmaz Dziewior e Stephan Diederich, rispettivamente direttore e curatore della collezione d’arte del ventesimo secolo del Museo Ludwig di Colonia.
Si tratta della prima mostra che il museo londinese dedica all’artista americano in quasi 20 anni e sarà – come spiega una nota – “un modo di vedere questa icona americana sotto una nuova lente”. L’esposizione, infatti, pur proponendo opere iconiche, tra cui le raffigurazioni delle bottiglie di Coca-Cola o i ritratti di Marilyn Monroe, offre ai visitatori “una rara visione personale di come Warhol e il suo lavoro abbiano segnato un periodo di trasformazione culturale”, enfatizzando anche i temi ricorrenti del desiderio, identità e le convinzioni che emergono dalla sua biografia.
L’impulso e l’ambizione illimitata di Warhol a spingere i confini tradizionali dei media è rappresentato attraverso i suoi famosi Screen Test 1964–6 e la ricreazione dell’ambiente multimediale psichedelico di Exploding Plastic Inevitable 1966, originariamente prodotto per gli spettacoli rock della band Velvet Underground.
In mostra anche l’installazione “galleggiante” Silver Clouds del 1966, pensata inizialmente da Warhol per segnare il suo “ritiro” dalla pittura a favore del cinema, mentre un’intera sala è dedicata alla serie Ladies and Gentlemen del 1975, mai apparsa nel Regno Unito.
Tra i lavori dell’ultimo periodo degli Anni ’80 sarà visibile Sixty Last Suppers 1986 che evoca, non solo la prematura morte dell’artista, ma anche la crescente epidemia di HIV / AIDS e “l’impatto che questo ha avuto sulla vita di molti dei componenti della sua cerchia ristretta”.
L’esposizione resterà aperta fino al 6 settembre 2020.