CALTANISSETTA – Sono stati rinvenuti nel mare di Gela nuovi preziosi reperti archeologici greci, risalenti al VI secolo a.C. I tesori provengono dalla contrada Bulala. A coordinare la missione Stefano Vinciguerra, responsabile del Gruppo subacqueo della Soprintendenza del Mare. Tra gli oggetti che sono stati recuperati ci sono un kotyle e uno skyphos, tipiche coppe greche da bevanda con due anse orizzontali: l’una con vasca bassa, l’altra profonda, entrambe acrome, ovvero non colorate. L’altro reperto venuto alla luce è un frammento architettonico in pietra costituito da una base quadrata su cui si imposta una piccola colonna a base circolare.
“Malgrado le difficoltà oggettive dovute alla scarsa visibilità del mare di Gela – ha affermato la Soprintendente del Mare Valeria Li Vigni – ogni intervento dei subacquei della SopMare riesce a regalarci emozioni e scoperte sempre nuove. Grazie alla segnalazione del nostro referente, il sub gelese Franco Cassarino, siamo pervenuti in questi giorni al ritrovamento di interessanti reperti recuperati che erano nascosti nei fondali. Questo mentre continua il lavoro di ricerca relativamente al relitto Gela 2 con uno scavo sistematico, finanziato con risorse del Pon-Fondi per la Sicilia, che ha fornito elementi di studio fondamentali agli archeologi: tra questi lingotti di oricalco (una lega di oro e zinco) e numerosi elmi”.
“Ancora una volta – ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – Gela si conferma come uno scrigno che racconta una parte importante della nostra storia antica. Il ritrovamento, da parte della Soprintendenza del Mare, dimostra l’impegno costante portato avanti dalla Regione”.
“L’azione svolta dalla Soprintendenza del Mare con il contributo fondamentale della Guardia di Finanza, della Capitaneria di Porto e delle associazioni di sub – ha sottolineato l’assessore dei Beni culturali Alberto Samonà – continua incessante su più fronti: da un lato c’è l’attività di indagine che porta a scandagliare i fondali alla ricerca di sempre nuove testimonianze e reperti, dall’altra l’attività di vigilanza con la costante opera di ricognizione e tutela degli areali per garantire anche l’illecita sottrazione dei ritrovamenti”.