FIRENZE – Michelangelo pioniere dei ‘graffitari’ per le strade di Firenze. Già da tempo è nota l’esistenza di un graffito, una sorta di caricatura, su una delle pietre della facciata di Palazzo Vecchio, che rappresenta il profilo di un uomo e che la leggenda metropolitana attribuisce al genio del Rinascimento.
La prima versione della leggenda racconta di Michelangelo che, trovandosi a passare tra Palazzo Vecchio e gli Uffizi, veniva regolarmente “importunato” da uno scocciatore, sempre pronto a raccontare delle sue disgrazie e dei suoi fallimenti finanziari. Secondo la tradizione popolare sembra che un giorno, Michelangelo annoiato e afflitto dall’uomo, prese i suoi arnesi da lavoro e cominciò a farne un ritratto, incidendolo con uno scalpello sulla pietra, addirittura con le mani dietro la schiena, fingendo quindi di continuare ad ascoltare le sue chiacchiere. L’incisione sembra sia passata alla storia come “l’importuno” di Michelangelo. Ma esiste anche un’altra versione secondo la quale il ritratto sarebbe invece quello di un uomo condannato alla gogna pubblica, o a morte. Per quanto concerne questa seconda versione, Michelangelo sarebbe rimasto talmente colpito dallo sconosciuto da volerlo immortalare sulla facciata del Palazzo.
A sostenere l’ipotesi, quasi certa, dell’attribuzione a Michelangelo, su un articolo del quotidiano francese “Le Figaro”, è oggi lo studioso Adriano Marinazzo, curatore del Muscarelle Museum of Art presso il College of William and Mary, in Virginia, negli Stati Uniti.
Marinazzo, nel 2014, mentre era impegnato in una ricerca per l’allestimento di una mostra michelangiolesca, si è imbattuto in un disegno dell’artista di proprietà del Louvre, risalente all’inizio del XVI secolo. Si tratta di uno schizzo raffigurante una sagoma di un uomo che sembra pressoché identico a quello inciso sulla facciata di Palazzo Vecchio.
Lo studioso ha quindi deciso di pubblicare uno studio scientifico per dare credito a quella che finora altro non è stata che una leggenda. “Mi sono detto che dovevamo essere coraggiosi. – Ha affermato Marinazzo – Quando si tratta di temi ‘sacri’ come Michelangelo, bisogna essere cauti ma a volte bisogna saper osare”. Lo studio, dal titolo “Una nuova possibile attribuzione a Michelangelo”, è stato pubblicato sulla rivista italiana “Art e dossier” (Giunti editore).
Un’indizio che, secondo lo studioso, confermerebbe l’attribuzione, e che addirittura indicherebbe che il “graffito” possa essere stato un gesto premeditato dall’artista, è l’espressione criptica che compare sul foglio e che recita: “Chi dire mai chella f [osse] di mia mano” (Chi direbbe mai che è della mia mano?). Marinazzo ipotizza che il volto raffigurato sulla facciata di Palazzo Vecchio potrebbe essere quello dell’amico pittore Francesco Granacci, che faceva parte del comitato che si doveva occupare dell’approvazione alla collocazione del David sull’arengario di Palazzo Vecchio. Michelangelo potrebbe aver inciso la caricatura sulla pietra quando si trovava a Firenze, nel 1504, per supervisionare l’installazione della colossale statua in marmo.