FIRENZE – Si è svolto oggi online il convegno “More Museum”, organizzato dal Comune Firenze, Muse e Museo Novecento, che ha coinvolto il ministro Dario Franceschini e una quarantina di direttori e responsabili di musei e istituzioni culturali in Italia. Franceschini ha anticipato “nel Dpcm che chiuderemo il 14 gennaio proporrò che i musei riaprano nelle zone gialle almeno nei giorni feriali. E’ un servizio ai residenti. E’ un primo passo, un segnale di riapertura”.
A seguire il sindaco di Firenze, Dario Nardella ha invece sottolineato l’importanza della cultura “come qualcosa di sedimentato, di innato, di profondamente connaturato all’uomo” e quindi proprio dalla cultura è necessario ripartire.
L’assessore alla cultura di Firenze, Tommaso Sacchi, ha anticipato che i musei sono pronti a riaprire. Per Sacchi i musei “devono avere un approccio circolare, devono cambiare pelle e mettersi a disposizione della società”. L’assessore ha quindi anticipato la messa a disposizione dei musei civici per le vaccinazioni, se necessario. “I musei devono sempre più essere parte della nostra vita, della nostra educazione, della nostra società”.
“I musei, in particolare quelli di grandi dimensioni, devono svolgere nella cultura quelle funzioni che l’economia attribuisce alle ‘imprese motrici’ nell’ambito del loro territorio. – Ha detto il presidente dell’Aici, l’Associazione delle Istituzioni culturali Italiane, Valdo Spini – In altre parole i musei possono e debbano avere una funzione trainante nei confronti delle attività culturali e di formazione loro collegate. Per fare questo però devono essere dotate del personale necessario. Appare particolarmente urgente quindi, pur nell’ambito delle regole della pandemia, riattivare comunque subito i percorsi concorsuali che possano riempire gli organici e dotare di forze fresche e giovani i musei italiani”. “C’è bisogno di nuove risorse e nuova energia, su molti fronti dell’imponente lavoro che deve essere portato avanti nel settore dei beni culturali: servono professionalità di molte e variegate tipologie, dai giardinieri, fondamentali nei parchi storici, a partire da Boboli, e nelle aree ‘a cielo aperto’, specialisti informatici, e della comunicazione per supportare il necessario sviluppo in rete e nel campo della promozione dei musei; curatori, storici dell’arte – ha aggiunto Spini – Tutto questo serve, e serve in fretta. Perciò lancio un appello al Mibact: indica concorsi, apra i musei al loro futuro, li renda quelle imprese motrici di economia e lavoro che in Italia tali importantissime istituzioni sono destinate ad essere, a diventare”.
Per Christian Greco, direttore Museo Egizio di Torino, i musei hanno bisogno di una “osmosi con gli enti di ricerca e le università e devono aprirsi a nuove professioni”. “Mi piacerebbe – ha detto – che nella fase post pandemica nascesse un nuovo umanesimo digitale con i musei messi al centro: un approccio multidisciplinare che ci possa fare capire qual è il posto dell’uomo nella società e quale possa essere la sua evoluzione”. Secondo Greco il futuro dei musei è diventare “centri di ricerca, di formazione, luoghi aperti dove gli studenti vengano in continuità a fare lezione, e luoghi di incontro e di dialogo per la cittadinanza”.
Il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta ha invece comunicato la riapertura il prossimo 1 Febbraio. “Avevamo detto che avremmo tenuto chiuso fino al 16 gennaio, oggi – ha affermato – comunicheremo l’intenzione di prolungare la chiusura di altri 15 giorni. E’ una decisione, presa dai superiori del Governatorato della Santa Sede”. La direttrice ha poi parlato della funzione dei social e ha sottolineato come l’utilizzo del web sia stato esponenziale nel periodo di chiusura stretta. “Il ricorso ai social è un mezzo che, secondo l’analisi che abbiamo condotto, funziona benissimo durante il lockdown stretto, un po’ meno quando siamo aperti. Noi ci auguriamo di aprire e che le due cose possano viaggiare parallele. Anche grazie ad un biglietto favorevole economicamente, negli ultimi tempi abbiamo avuto un’implemento della fascia giovanile 18-30 anni all’interno del nostro pubblico”.”In questo tempo – ha osservato ancora la direttrice – l’unica cosa che manca è quella porzione fondamentale della nostra istituzione che è la condivisione con il pubblico. Aspettiamo la decisione del governo italiano, non tanto noi in Vaticano, ma per una solidarietà e condivisione di problematiche che non sono solo italiane o vaticane.”
Massimo Osanna, direttore generale musei dello Stato, ha evidenziato la necessità che i musei diventino luoghi di occupazione per i giovani. “Bisogna fare politiche forti di occupazione all’ interno dei nostri musei – ha sottolineato Osanna – cercando di aprire gli organici alle necessità del contemporaneo: abbiamo bisogno anche di esperti di comunicazione, dell’informatica, del marketing. Dobbiamo fare un grande sforzo di rinnovamento da cui si deve ripartire”.
“Per quanto riguarda le Gallerie degli Uffizi, – ha affermato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt – posso dire che, se la Toscana venisse confermata in zona gialla e appena uscirà il dpcm, con il Giardino di Boboli siamo pronti a partire subito, poi le altre realtà museali sono più complesse, e quindi servono tempi tecnici e amministrativi per le aperture”.
“Durante la pandemia i musei sono stati messi un po’ nell’angolo. – Ha sottolineato Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze – Tutti noi, all’interno del sistema museale italiano, discutevamo di questo argomento e aspettavamo con ansia un cambiamento di prospettiva che ora sembra essere arrivato perché finalmente in zona gialla sembra che i musei possano riaprire, anche se a ritmo ridotto solo nei giorni feriali. Riposizioniamo i musei tra le grandi necessità delle persone e dei cittadini”. “In questi mesi – ha aggiunto Risaliti – abbiamo visto decisioni governative dovute ad analisi di tipo scientifico che però non potevano essere condivise in tutto e per tutto, soprattutto dal momento in cui i musei sono stati chiusi in zona gialla, ma altre realtà ben più rischiose dei musei sono state riaperte. Si è creata una sorta di tensione e malumore”.
Sylvain Bellenger, direttore del museo nazionale e Real Bosco di Capodimonte, è tornato sul discorso delle assunzioni e sulla formazione del personale, che “sono le principali lacune della riforma del 2014. Il personale, e l’età di queste persone – ha detto Bellenger – sarà la grande sfida che determinerà la capacità di reinventare i musei nel mondo sconosciuto del post Covid. Quindi, più della rivoluzione del digitale, già ben avviata e che continuerà, la vera utopia e la rivoluzione sarà quella del reclutamento e della gestione del personale dei musei “.
“Questo nuovo scenario vede i musei come baluardo di bellezza, ma anche luoghi del patto sociale e culturale tra quartieri, istituzioni e società, e soprattutto luoghi dove tornare presto per riflettere, come occasione per comprendere gli errori del passato ed evitare di rifarli”. – Ha detto Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico di Napoli. “Il museo – ha aggiunto – non può più essere una torre d’avorio. Alla fine di quest’anno apriremo l’atrio e i giardini rendendoli completamente liberi ai visitatori, che potranno permeare il museo senza pagare, e poi eventualmente scegliere di entrare”. Secondo il direttore del museo Archeologico di Napoli, in futuro “occorrono anche nuove professionalità: servono informatici, antropologi e mediatori culturali che voi non troverete nella carta delle professionalità museali”.
Infine, Giovanna Melandri, presidente del Maxxi di Roma, ha sottolineato l’importanza delle relazioni. “Al Maxxi abbiamo costruito modelli di collaborazione in Italia e Europea, e credo che intrecciare questa rete sia fondamentale per il futuro”. Melandri ha poi sottolineato la centralità del ruolo dei musei per la formazione. “Noi abbiamo provato a costruirci come ente di formazione – ha spiegato – È fondamentale che i musei siano riconosciuti come enti di formazione. C’è un enorme spazio di intervento e di iniziative anche con il mondo della scuola”.