ROMA – Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha riferito questa mattina davanti alle commissione Cultura della Camera e del Senato, presso la nuova Aula dei gruppi parlamentari, in relazione alle linee programmatiche del suo dicastero e ai contenuti del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
“La ripresa ci sarà. – Ha affermato Franceschini – Sono convinto che, una volta ‘attraversato il deserto’ e finita la crisi, in particolare per il settore della cultura ci sarà una sorta di Rinascimento, un momento di grande voglia di ripresa dei consumi culturali e una spinta verso la richiesta di consumi nuovi”.
“La priorità del lavoro, che assorbe gran parte del tempo e delle risorse umane del ministero, è fronteggiare l’emergenza” per la pandemia del Covid – ha ricordato il titolare del Mic. “Tutto il settore della cultura è fra i più colpiti dalla crisi, sia per la lunghezza delle chiusure sia per l’impatto sulle strutture e sulle attività, che richiedono la presenza di molte persone, insieme, con conseguenti maggiori rischi”.
Anche per questo motivo, “l’apertura indicata e programmata del 27 marzo per i cinema e i teatri nelle zone gialle, che è rimasta in vigore, al momento di applicherà solo alla Sardegna” che è in zona bianca. “E’ evidente – ha spiegato Franceschini – che sarà necessario continuare con una politica di sostegni per aiutare i lavoratori, le imprese e tutte le istituzioni del settore, rifinanziando tutte le misure previste, garantendo una prosecuzione dei sussidi in questa fase di chiusure o di aperture parziali”.
Per Franceschni “è fondamentale che la cultura mantenga il centro dell’agenda politica ed economica del nostro Paese, anche in termini di immagine e attrattività dell’Italia e non solo in riferimento all’impatto sul turismo, ma anche dei nuovi settori emergenti, compreso il digitale, sui quali dovremo investire molto, come dovere costituzionale e come grande risorsa per la crescita economica”.
Il ministro ha annunciato “organizzeremo un G20 Cultura sui grandi temi internazionali, dal contrasto al traffico illecito di opere d’arte agli strumenti di intervento rispetto alle calamità naturali: proveremo a portare i 20 Paesi a convergere su un documento comune, che dia un indirizzo importante per i prossimi anni, in linea con la leadership che viene riconosciuta all’Italia a livello internazionale”.
Franceschini ha poi sottolineato la necessità di “rafforzare il ministero della Cultura, completando alcune riforme di riorganizzazione, in parte dovute anche allo scorporo dal dicastero del settore del Turismo; rafforzare gli archivi e le biblioteche. E c’è un problema legato al personale”.
“Nel Mic sono 6.700 le carenze di organico su circa 18.000 presenze e bisogna intervenire – ha evidenziato Franceschini – Alcuni concorsi sono stati bloccati per il Covid e ora stiamo ragionando su come evitare i mega-concorsi ma fare concorsi programmati e definiti, più piccoli, anche introducendo i corsi-concorsi che qualificano e accelerano le assunzioni, perché qualsiasi politica si deve basare sulle gambe delle donne e degli uomini, altrimenti è davvero difficile tenere il passo”.
Riguardo le risorse per la Cultura previste nel Recovery Plan, Franceschini ha detto che non c’è nessun calo: “erano 3 miliardi di euro nella prima bozza, sono diventati oltre 8 miliardi per il Mibact che era il ministero per i Beni culturali e per il turismo. E’ chiaro che, essendo stato diviso il ministero della Cultura dal nuovo ministero del Turismo, i capitoli inerenti sono stati a loro volta divisi, con circa 2 miliardi sul turismo e i quasi 6 miliardi al Mic: ma il totale resta comunque di 8 miliardi di euro”.
A questo proposito, le risorse sulla valorizzazione dei borghi minori e dei cammini e sul recupero dell’edilizia rurale e dei casali non saranno trasferite al Turismo, in quanto “parliamo di recupero del patrimonio culturale, su cui poi il nuovo ministero potrà operare sul fronte della promozione del turismo ‘lento’, un terreno sul quale l’Italia ha un patrimonio straordinario”, ha chiarito il ministro della Cultura. C’è poi il progetto di un ‘Recovery Art’ sulle opere d’arte da salvaguardare dopo i danni e i crolli causati dai terremoti, sparsi sul territorio nazionale – ha annunciato Franceschini – anziché nell’unico centro ora ospitato a Spoleto”.
Infine Franceschini è intervenuto anche sulle polemiche relative al cambio del nome del ministero da Mibact a Mic. “Dietro a un cambiamento del nome, da ministero dei Beni e delle attività culturali a ministero della Cultura, più comprensibile e chiaro come la politica ha il dovere di fare, non si nasconde un ‘orrido disegno’ di smontare i principi della tutela dei beni e di mercificare la cultura. Accetto anche le offese, ma pensarlo resta offensivo ed è inoltre francamente esagerato costruire su questo un dibattito ideologico”. “Sul nome del ministero della Cultura, ovviamente, possono esserci opinioni diverse, ma partirei dalla considerazione che in tutta Europa, direi in tutto il mondo, si chiama così – ha sottolineato Franceschini – E poi, tutti lo chiamiamo ministero della Cultura da sempre, anche quando si chiamava ministero dei Beni e delle attività culturali”.