GINEVRA – Il 1° aprile apre la mostra La ragione nelle mani, ospitata a Ginevra alla Maison Tavel Musée d’Art e d’Histoire. L’esposizione, ideata dall’artista Stefano Boccalini, in collaborazione con il partner Art for the World Europa, è curata da Adelina von Fürstenberg.
L’idea del progetto nasce dal rapporto che Boccalini ha costruito con la Valle Camonica a partire dal 2013: da una residenza sul tema dell’acqua, l’artista ha avuto modo di conoscere meglio un bellissimo luogo montano tra le Alpi Lombarde che in passato ha frequentato solamente da turista. Negli anni la Valle Camonica è diventata un punto di riferimento per il suo lavoro: qui ha operato con varie comunità, con le istituzioni locali e con gli artigiani, creando uno stretto rapporto di collaborazione che gli ha permesso di produrre numerose opere.
Questa esperienza e questi incontri hanno fatto maturare l’idea di realizzare un Centro di Comunità per l’Arte e l’Artigianato della Montagna. Ca’Mon, che avrà sede a Monno, diventerà un centro di scambio tra saperi intellettuali e saperi manuali: per attivare un confronto con il territorio saranno ospitati in residenza artisti, autori e ricercatori. Ca’Mon sarà anche un luogo di formazione, dotato di spazi adibiti a laboratorio dove lavoreranno artigiani, artisti e giovani della valle.
“L’obiettivo – afferma Boccalini – è quello della trasmissione dei saperi, secondo una logica di condivisione per cui le tradizioni non assumono un senso nostalgico, ma diventano la porta di accesso al futuro, un “luogo” di sperimentazione per immaginare nuovi scenari”.
Da questo contesto il progetto che si muove su due livelli, quello del linguaggio e quello dei saperi artigianali, attraverso il coinvolgimento della comunità locale. Tutti i manufatti che compongono l’opera sono stati realizzati in Valle Camonica da quattro artigiani affiancati ognuno da due giovani apprendisti. Gli otto “allievi” sono stati selezionati attraverso un bando pubblico, promosso dalla Comunità Montana e rivolto ai giovani della valle interessati a confrontarsi con pratiche artigianali appartenenti alla tradizione camuna: la tessitura dei pezzotti, l’intreccio del legno, il ricamo e l’intaglio del legno. Queste forme artigianali, che storicamente ricoprivano una funzione di primaria importanza nel tessuto sociale e culturale della Valle, oggi faticano a resistere ai cambiamenti imposti dalla modernità e pochi ne conoscono ancora le antiche tecniche.
“Viviamo in un’epoca – spiega ancora Boccalini – in cui le parole sono diventate un vero e proprio strumento di produzione e di captazione di valore economico, e hanno assunto una dimensione sempre più importante all’interno del contesto sociale. Attraverso il loro uso cerco di ridare un peso specifico e un valore collettivo al linguaggio, che per me è il ‘luogo’ dove la diversità assume un ruolo fondamentale, diventando il mezzo con cui contrapporre al valore economico il valore “del comune”.
La ragione nelle mani ha preso il via con un laboratorio che ha coinvolto tutti i bambini di Monno, cui è stato raccontato il significato di circa cento parole intraducibili che sono presenti in molte lingue, intraducibili perché non hanno corrispettivi nelle altre lingue e che possono essere solamente spiegate. Insieme ai bambini sono state scelte circa venti parole che identificano il rapporto tra uomo e natura e tra gli esseri umani. Le parole sono infine state sottoposte agli artigiani per capire quali potessero essere le più adatte a essere trasformate dalle loro sapienti mani in manufatti artistici. Ne sono state scelte nove che sono diventate il materiale su cui gli artigiani hanno lavorato con gli apprendisti.
Qui i significati in breve, approfonditi in una apposita scheda: ANSHIM Sentirsi in armonia con sé stessi e con il mondo (coreano), BALIKWAS Abbondonare la propria confort zone (filippino), DADIRRI Quieta contemplazione e ascolto profondo della natura (aborigeni australiani), FRILUFTSLIV Connessione con l’ambiente e ritorno al legame biologico tra uomo e natura (norvegese), GURFA L’acqua che si riesce a tenere nel palmo di una mano come metafora di qualcosa di molto prezioso (arabo), OHANA La famiglia che comprende anche gli amici e non lascia indietro nessuno (hawaiano), ORENDA La capacità umana di cambiare il mondo contro un destino avverso (indigeni nordamericani), SISU La determinazione nella ricerca del benessere nella quotidianità (finlandese), UBUNTU Sono chi sono in virtù di ciò che tutti siamo (Africa meridionale).
Nello specifico l’opera si compone di: un raffinato ricamo bianco su bianco a “punto intaglio” con tre parole, montato come un quadro; due legni di noce sapientemente intagliati che presentano due parole; cinque manufatti di legno nocciolo intrecciato, realizzati con la tecnica utilizzata per la creazione di cestini e gerle, che insieme compongono una sola parola; tre pezzotti, tappeti fatti con tessuti lavorati a telaio manuale, ciascuno dei quali riproduce una parola.
“L’esecuzione del lavoro di Boccalini non è una questione da poco – afferma la curatrice Adelina von Fürstenberg – le opere non sono fabbricate semplicemente seguendo istruzioni date a priori, ma sono eseguite dall’artista stesso insieme agli artigiani, coinvolti in uno scambio di sapere fra la poetica del lavoro e la tradizione artigianale, incorporandone le conoscenze nella pratica artistica e pedagogica. In questo, Boccalini si inserisce appieno nella tradizione dell’Arte Povera, un’arte che non interpreta ma semplicemente percepisce il fluire della vita e dell’ambiente, utilizzando materiali fino ad allora mai considerati, e ponendo la propria attenzione non tanto sull’opera d’arte quanto invece sul processo di creazione stesso”.
“Il progetto di Boccalini – sottolinea la curatrice – nasce sulla base di una convinzione costruttiva che identifica nella tradizione artigianale della Valle Camonica il punto di origine per un’esperienza estetica veritiera. È quel tipo di esperienza che già gli artisti della Bauhaus ricercavano quando nel lontano 1919 Walter Gropius, volendo portare l’arte a dialogare con l’estetica artigianale, aveva sottolineato nel manifesto inaugurale del Bauhaus:Architetti, scultori, pittori, dobbiamo tornare all’artigianato!”.
La mostra, aperta fino al 27 giugno 2021, è accompagnata da un catalogo pubblicato in italiano e inglese da Archive Books, Berlino.
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