SIENA – Fino al 20 ottobre 2021, al Santa Maria della Scala di Siena, si può intraprendere un viaggio straordinario con la mostra Di Segni e di Sogni, di Lorenzo Marini, artista italiano nato a Monselice, curata da Luca Beatrice, promossa dal Comune di Siena con la collaborazione di Opera Laboratori.
Un percorso condiviso itinerante per disegnare e scoprire nuovi orizzonti laddove il luogo e l’alfabeto di Lorenzo Marini diventano narratori di società, culture e cambiamenti. Un viaggio nell’alfabeto liberato in un dialogo fra l’architettura di uno dei più grandi centri museali e culturali, un tempo uno dei più antichi e grandi ospedali europei e la Type Art.
Un’apertura al nuovo che coniuga tradizione e innovazione in un luogo che riesce a conservare i propri valori e le proprie radici, realizzando allo stesso tempo una interessante dialettica fra le opere di Marini e il contesto in cui sono inserite per stimolare nuove riflessioni fra segni, sogni, favola e fantascienza. Una esperienza inaspettata per immergersi in mondi dove tutto è possibile, persino creare nuove parole.
“Siena è una città unica al mondo – ha dichiarato Marini – una cornice culturale dove l’importanza della tradizione viene celebrata per contrasto da un linguaggio così innovativo e sperimentale. Per me le lettere sono nate libere e, come gli uomini sono creature sociali ma anche individuali. È tempo di celebrare la bellezza della geometria che le compone e lasciare il gregge della tipologia alfabetica. Non sono necessarie solo per leggere o per scrivere ma anche per alimentare la fantasia”.
Il Sindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Siena, Luigi de Mossi, alla presentazione della Mostra ha espresso quanto sia importante permettere un dialogo fra uno spazio del passato e il presente mettendo in contrasto ed in armonia le diverse realtà che divengono, in questo modo, molto più dinamiche.
La mostra si compone di cinque “momenti” fra cui una personale nella Sala San Pio con 22 opere mixed media on canvas, che comprendono le ricerche iniziali sul type e sugli alfabeti. Le altre cinque installazioni rappresentano storie visive dell’alfabeto liberato.
Dalla installazione di acciaio specchiato “MyrrorType” nella Cappella del Manto, al Monolite che si accende e si spenge, dopo secoli di silenzio nella sala Sant’Ansano. Dalla rappresentazione della tastiera QWERTY portata a una dimensione cento volte maggiore, alla pioggia di seimila lettere sospese fra le volte della Sala San Galgano.
Tutte le installazioni immersive comprendono una colonna sonora appositamente creata da Mariella Nava, cantautrice pugliese diplomatasi alla mostra oltre agli spazi museali del Santa Maria della Scala ha voluto rendere omaggio a Piazza del Campo con un alfabeto scomposto fatto di 35 type circolari attraversabili e percorribili, opere che si completano in una interazione con il pubblico che non è chiamato solo a contemplare ma diviene soggetto attivo per creare nuove composizioni, scegliere, sperimentando in prima persona.
Il curatore della mostra Luca Beatrice ha scritto che: ”L’unione delle lettere forma parole, dunque significati che mutano a seconda dell’idioma. All’origine però sono segni, immagini. Su questo concetto apparentemente semplice eppure fondativo della storia dei linguaggi lavora Lorenzo Marini. Utilizzare gli elementi prima della comunicazione e trasformarli in fantasmagoria visiva attraverso associazioni cromatiche indotte. Nell’arte di Marini siamo noi che scegliamo, che entriamo nel meccanismo, cercando in qualche modo di rimontarlo e di dare un senso a un’esperienza. Elegante, divertente, esplosiva, riflessiva, la sua poetica ridisegna e ridipinge i confini dell’universo, puntando sulle regole della comunicazione dove lo sforzo è superarle alla ricerca di nuovi alfabeti misteriosi e infantili, concettuali e giocosi”.
Un risultato sorprendente tra citazioni filmiche, tra cui, solo per citarne alcune, Kubric, Ferreri e, a ben guardare, Tarantino e Coppola, Van Dormael e Jonathan Darby, e giocosità, per andare oltre il nostro vocabolario limitato e raccontare nuove storie. Se pensiamo al grande successo delle emoticon, appare la necessità di ampliare il nostro lessico con un’ondata di parole nuove di cui diventiamo artefici tra monoliti, il fascino di specchi e lettere che ci piovono addosso come in una suggestiva cascata di sogni molto più chiaro. Nonostante la diversità di tecniche, secoli e materiali utilizzati, gli spazi e la mostra di Lorenzo Marini condividono una comune ispirazione; generare ulteriori mondi, creare momenti di cortocircuito vincente e comporre scene diverse e affascinanti dai significati evocativi.
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