ROMA – Si è concluso venerdì 30 luglio il G20 Cultura, organizzato e presieduto dall’Italia nella Capitale, con la sottoscrizione della Dichiarazione di Roma, approvata all’unanimità dai ministri della Cultura dei Paesi partecipanti.
La Dichiarazione si impegna a salvaguardare al cultura come motore di sviluppo. Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha infatti ricordato che “la cultura ha un valore intrinseco, è una componente essenziale per lo sviluppo umano e svolge un ruolo fondamentale nel favorire la resilienza e la rigenerazione delle nostre economie e delle nostre società pesantemente colpite dalla pandemia di Covid”.
Tutti i ministri partecipanti hanno evidenziato che “la cultura è la base per rilanciare la prosperità, la coesione sociale e il benessere delle persone e delle comunità”.
Infatti, “i settori culturali e creativi rappresentano di per sé importanti motori economici e sono una fonte significativa di posti di lavoro e reddito; e generano importanti ricadute per l’economia in generale, essendo motori di innovazione e fonti di capacità creative, facendo leva sulla crescita in altri settori politici”.
I ministri hanno quindi ribadito “l’importanza dei diritti culturali sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e da altri strumenti globali e regionali sui diritti umani per un’efficace ripresa guidata dalla cultura”, con l’impegno a “valorizzare la diversità umana e culturale, l’accesso, la partecipazione e il dialogo culturale come prerequisiti per società più innovative, sostenibili, coese, resilienti, sicure e inclusive”.
Riconosciuto anche “l’impatto sociale dei settori culturali e creativi, nel sostenere la salute e il benessere, promuovere l’inclusione sociale, l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile, il capitale sociale locale, amplificare il cambiamento comportamentale e la trasformazione verso pratiche di produzione e consumo più sostenibili e contribuire alla qualità dell’ambiente di vita, a beneficio della qualità della vita di tutti”.
Così come viene sottolineata“l’importanza delle politiche in materia di occupazione, protezione sociale, innovazione e imprenditorialità, tenendo conto delle esigenze dei settori culturali e creativi, per sostenerli durante la crisi pandemica e lasciando libero il potere trasformativo della cultura per la ripresa”.
Nella Dichiarazione di Roma si evidenzia anche “l’importanza della ricerca e dell’azione comune e coordinata per rafforzarne la salvaguardia”. Infatti, “tutte le minacce alle risorse culturali, compresi il saccheggio e il traffico illecito di beni culturali e le minacce alla proprietà intellettuale, la distruzione o l’uso improprio del patrimonio culturale e delle conoscenze tradizionali dei popoli indigeni e delle comunità locali, lo sviluppo urbano e regionale incontrollato, il degrado ambientale, gli eventi causati dal cambiamento climatico, possono portare alla perdita di beni culturali insostituibili”.
Fondamentali sono risultate le azioni coordinate transnazionali e le collaborazioni pubblico-privato “per proteggere meglio e garantire una gestione del rischio più efficiente e sostenibile del patrimonio culturale materiale e immateriale”.
Riguardo alla transizione digitale e alla nuove tecnologie per la cultura, è stato osservato che “la trasformazione digitale è una forza trainante per lo sviluppo dei settori culturali e creativi, consentendo l’accesso a nuovi pubblici, promuovendo la diversità e l’inclusione, favorendo la produzione e il trasferimento di conoscenze interculturali e lo sviluppo di mercati culturali globali”. Da qui la necessità di“creare un ecosistema digitale sano e sicuro, che includa sistemi di difesa per proteggere gli utenti dai rischi posti dalla falsa informazione, dalla disinformazione, dall’incitamento all’odio e dai danni online” e “la necessità di superare i divari digitali, che sono stati aggravati dalla pandemia di Covid, consentendo l’accesso alla cultura attraverso strumenti digitali supportati da un’educazione all’alfabetizzazione mediatica e all’informazione”.
Infine, la Dichiarazione di Roma, nella parte riservata alle azioni dei governi, esorta a “riconoscere la cultura e la creatività come parte integrante di agende politiche più ampie, come i diritti umani, la coesione sociale, l’occupazione, l’innovazione, la salute e il benessere, l’ambiente e lo sviluppo locale sostenibile”, raccomanda quindi di “includere la cultura, il patrimonio culturale e il settore creativo nelle strategie nazionali e internazionali di recupero post-pandemia, riconoscendo che gli scambi culturali internazionali dipendono da forti attori culturali e creativi in tutti i Paesi”, considerando “gli sforzi multilaterali, con l’Unesco al centro, come cruciali per la salvaguardia e la promozione della cultura”.