PERUGIA – Fino al 9 gennaio 2022, il Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno ospita la grande retrospettiva dedicata all’artista giapponese Shozo Shimamoto [Osaka, 22 gennaio 1928 – 25 gennaio 2013].
Co-fondatore del gruppo Gutai con Jiro Yoshihara, Shimamoto è stato uno degli artisti più sperimentatori del secondo dopoguerra.
L’artista, a metà degli anni Cinquanta inizia la sua avventura con un lavoro creativo realizzato in pubblico: un giardino dove lui e altri artisti realizzano opere, frutto di un’attività performativa nella quale il fare l’opera è sincronico al contemplare del pubblico, con tutte le interferenze di un evento in diretta. Allontanandosi dalla tradizione surrealista e dagli stimoli di Duchamp, il gruppo di artisti Gutai si afferma, gridando in nome di una nuova creatività che cede all’impulso.
Un nomade samurai dell’arte
La mostra ospitata a Foligno, a cura di Italo Tomassoni, dal titolo “SHOZO SHIMAMOTO / LE GRANDI OPERE”, propone un percorso che dalle prime innovative sperimentazioni degli anni ’50 arriva fino alle performance degli ultimi anni.
In esposizione lavori di grande importanza storica, dalle prime opere con il gruppo Gutai alle esplosioni di colore dei lavori realizzati in Italia. La retrospettiva su Shozo Shimamoto intende evidenziare la grandezza della superficie pittorica su cui l’artista ha sempre agito, rendendo la dimensione dell’opera elemento che non ne costituisce la totale pienezza, ma confine da superare, a favore di una sempre più ampia visione della dirompente materialità. Tele che misurano dai quattro ai dieci metri coinvolgeranno lo spettatore in un percorso che dal colore si addentra al più profondo significato che sprigiona l’opera d’arte in un processo di creazione che va al di là di uno spazio definito. Perché è da sempre che nell’opera del Maestro giapponese la dimensione è considerata un punto di vista altro, l’opera si compone ad una distanza tale che tra cielo e terra il suo gesto artistico trova una connessione che va oltre il tempo e lo spazio.
Scrive Achille Bonito Oliva a proposito dell’artista: “Il tentativo è quello di allargare il più possibile lo spazio estetico del gesto, inglobare la terra ed il cielo. (…) In definitiva, Shimamoto è un ‘nomade samurai dell’arte’ che riesce ad andare a bersaglio, assistito dal caso intelligente di un processo creativo che vuole bucare l’inerzia del mondo e dare energia alla comunità degli uomini”.