ROMA – Arriva a Palazzo Cipolla di Roma l’arte tecnologica e generativa di Quayola (Roma, 1982), tra i più importanti esponenti della media-art a livello internazionale.
L’esposizione, a cura di Jérôme Neutres e Valentino Catricalà, è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia.
QUAYOLA. re-coding, Palazzo Cipolla, 2021, credits Alessandro Benvenuti QUAYOLA. re-coding, Palazzo Cipolla, 2021, credits Alessandro Benvenuti
QUAYOLA re-coding, una visione del mondo del XXI secolo
La mostra è un affascinante viaggio tra arte e tecnologia, tra passato e futuro, tra classicità e mezzi di espressione visiva più futuristici.
“Quayola – racconta il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele – utilizza gli algoritmi che regolano il mondo digitale non soltanto o non semplicemente per creare delle opere d’arte, ma piuttosto per scandagliare, con le infinite opportunità che la tecnologia gli offre, il processo di ricerca che è alla base dell’opera d’arte stessa, per esplorare la moltitudine di possibilità di concretizzazione dell’idea creativa. Egli scompone e frammenta, per riorganizzare e costruire nuovi canoni estetici del tutto inediti”.
L’artista, dunque, trasforma la tecnologia computazionale in una nuova tavolozza: dipinti rinascimentali e del barocco sono trasformati in complesse composizioni digitali attraverso metodi computazionali, e sculture ispirate alla tecnica michelangiolesca del non-finito sono scolpite mediante mezzi robotici.
“E’ significativo – spiega ancora il Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale – che per Quayola sia fondamentale il dialogo costante con i grandi maestri dell’arte classica, quali Raffaello, Botticelli, Rubens, Bernini, di cui predilige i bozzetti e i disegni preparatori, perché ciò che è incompiuto gli consente – come egli stesso ammette – di allontanarsi dall’idea di rappresentazione per concentrarsi sul processo. Il linguaggio contemporaneo di Quayola dà quindi vita ad una mostra che io spero possa avvicinare i puristi della tradizione ai nuovi codici espressivi derivanti dalle tecnologie più attuali, le quali, lungi dall’essere asettiche e “disumanizzate”, si mettono al servizio dell’atto creativo in tutte le sue forme, offrendo all’artista ed ai suoi fruitori nuovi strumenti per esplorare l’ineffabile mistero del fare arte.”
Dal percorso espositivo emerge dunque una reinterpretazione del “classico”, messo a confronto con le grandi opere dei Maestri riprodotte su “cartelli pedagogici” non solo per facilitare la visita degli spettatori, ma allo stesso tempo per fare da guida nell’esplorazione e nella comprensione del “codice Quayola”.
Attraverso l’arte generativa Quayola esplora anche la natura, evidenziando le somiglianze tra quest’ultima e il mondo digitale e inventando dunque una nuova forma di Impressionismo.
L’arte di Quayola ci aiuta a pensare e comprendere il mondo in cui viviamo. Attraverso opere che assumono sia una forma immateriale (come i video) che materiale (come le stampe o le sculture), l’artista ci illumina sul paradosso di un’immaterialità che è di fatto una nuova forma di materialità, esprimendo una nuova visione del mondo del XXI secolo .
Vademecum
QUAYOLA
re-coding
a cura di Jérôme Neutres e Valentino Catricalà
29 settembre 2021 – 30 gennaio 2022
Palazzo Cipolla
via del Corso 320, Roma