MADRID – Fino al 23 gennaio 2022, il Museo del Prado dedica una mostra alla Gioconda, considerata fino a un decennio fa una delle tante copie del capolavoro di Leonardo di Vinci. L’esposizione è invece un’occasione per gettare nuova luce anche sull’originale del Louvre.
Rivalutata recentemente, la Gioconda del Prado è stata a sottoposta a studi e analisi che hanno rivelato si possa trattare della prima copia di cui si ha notizia, con tutta probabilità eseguita nella stessa bottega di Leonardo.
L’assistente non ancora identificato copiò anche la Sant’Anna e il Salvator Mundi – affermano i curatori dell’esposizione spagnola.
Si è ipotizzato, infatti, possa essere stato uno degli allievi di Leonardo, probabilmente Andrea Salaì o Francesco Melzi a realizzare la copia.
Salaì originariamente si unì allo studio di Leonardo nel 1490 e potrebbe essere diventato il suo amante, mentre Melzi arrivò intorno al 1506. Nella mostra il Prado attribuisce la stessa mano di studio non identificata al pittore che ha completato altre due copie dopo Leonardo. La cosiddetta versione Ganay (1505-15) del Salvator Mundi, ora in una collezione privata, e la Sant’Anna dell’Hammer Museum di Los Angeles (1508-13).
Le scoperte sulla Gioconda del Prado
La sovradipintura rimossa nel 2012 dal dipinto del Prado ha rivelato un’eccitante scoperta, ovvero che l’originale del Louvre e la copia del Prado hanno disegni simili. Questo potrebbe significare che i due dipinti sono stati realizzati fianco a fianco nello studio di Leonardo nello stesso momento e non dopo il completamento dell’originale.
Alcune parti della composizione della copia sono, inoltre, meglio conservate che nell’originale, ad esempio i fusi della sedia, il volant sul bordo del tessuto sul petto della donna e il velo intorno al suo braccio sinistro. Anche i colori della copia sono considerevolmente più brillanti e presumibilmente più vicini all’originale, dato che il quadro del Louvre è gravemente oscurato dalla vernice scolorita.
La copia riflette anche l’aspetto delle labbra della donna, con la tonalità rosata notata dal primo storico dell’arte Giorgio Vasari.