FERRARA – Ha riacquistato i suoi colori vividi la “Sacra Famiglia” del Cavalier d’Arpino, dopo l’accurato lavoro di restauro da poco terminato.
“Un intervento che – come evidenziato dal direttore del Museo della Cattedrale di Ferrara, Giovanni Sassu – ci consente ora di apprezzare appieno la grande qualità e le superbe cromie di questo meraviglioso dipinto, datato 1627 circa. Un’opera ancora figlia del Manierismo, inteso come forma di straordinario intellettualismo; quindi un’opera clamorosamente in ritardo sui tempi della storia dell’arte, ma, in quanto tale, affascinantissima e senza tempo”.
Il dipinto è quindi rientrato a far parte del percorso espositivo del Museo della Cattedrale, nella sala in cui troneggia la celebre scultura della “Madonna della Melagrana” di Jacopo della Quercia, anch’essa recentemente restaurata.
“Il restauro – ha ricordato ancora Sassu – non è soltanto un’attività che serve a preservare le opere, ma è anche una disciplina di conoscenza delle opere stesse. E nel caso della ‘Sacra Famiglia’ del Cavalier d’Arpino ci ha permesso di scoprire importanti particolari evidentemente modificati in epoca settecentesca per ‘mutamenti del gusto’. Come il globo, simbolo del mondo, che è ora riemerso sotto il braccio del bambino e che era stato trasformato in un cuscino. Particolari che rendono ancora più affascinanti opere come questa, frutto della maestria di autori solo apparentemente ‘minori’ della nostra storia dell’arte”.
Il tondo della “Sacra Famiglia” e il suo autore Cavalier d’Arpino, maestro romano di Caravaggio
Esponente del tardo manierismo, molto attivo tra Roma e Napoli, Giuseppe Cesari detto Cavalier d’Arpino (1568-1640), era definito ai suoi tempi «pittore unico, rado ed eccellente, di altissima reputazione». È noto per la sua carriera prolifica al servizio di papi e imperatori e, soprattutto, essere stato il primo maestro romano di Caravaggio.
La “Sacra Famiglia” è un’opera seducente della piena maturità dell’artista. Già nella collezione romana del cardinale Girolamo Crispi, raggiunge Ferrara quando quest’ultimo divenne vescovo di Ferrara tra il 1743 al 1746. Donato alla Cattedrale dopo la morte del religioso, il dipinto entra nella collezione del Museo sin dalla sua fondazione nel 1929.