ROMA – Il 13 novembre 2021 riapre l’Arco di Giano, tra i principali monumenti del Foro Boario, che sarà fruibile ogni sabato con ingresso libero, dalle 10 alle 14 e dall’ultima domenica di marzo, con l’ora legale dalle 16 alle 20.
L’unico arco onorario a pianta quadrangolare al centro della città di Roma
Intitolato al dio bifronte proprio per la sua forma, l’Arco di Giano venne edificato dai figli di Costantino per celebrarlo dopo la sua morte nel IV secolo. Presenza emblematica nel panorama di Roma ed unico arco onorario a pianta quadrangolare al centro della città. L’intero edificio, è stato costruito in mattoni e rivestito in marmo, conserva ancora lo schema decorativo originale: i pilastri sono decorati da due file di tre nicchie semicircolari coperte da una semicupola a conchiglia, in cui erano collocate delle statue (48 in totale). Le quattro chiavi di volta dell’arco sono decorate con le rappresentazioni di Roma e Giunone (sedute), di Minerva e, forse, Cerere (in piedi).

Come l’arco di Costantino, anche l’Arco di Giano fu realizzato con materiali provenienti dalla distruzione sistematica di edifici che, all’inizio del IV sec. d.C., erano in disuso. Questi materiali, smontati e rilavorati per la nuova messa in opera, presentano ancora i resti di alcuni elementi decorativi originali che consentono il riconoscimento della loro precedente funzione.
Dopo l’attentato del 28 luglio 1993 è stato chiuso, prima per restauro e successivamente circondato da una cancellata. In questi anni è stato accessibile solo su visita guidata o per rari eventi. Torna fruibile con libero accesso una volta a settimana.
«Finalmente riapriamo l’Arco di Giano alla cittadinanza e non solo con le visite guidate – così Mirella Serlorenzi, responsabile del monumento –, con l’auspicio che in futuro si possa fare anche di più. In questi ultimi anni il monumento è stato oggetto di un parziale restauro, di studi e di ricerche che hanno rivelato alcuni aspetti prima sconosciuti e che ci permetteranno di completarne il recupero».
«È con gioia che apriamo gratuitamente l’Arco di Giano – spiega Daniela Porro soprintendente speciale di Roma –, un monumento amato dai romani e che colpisce i visitatori di tutto il mondo. Lo facciamo con la Fondazione Alda Fendi Esperimenti, che offre anche la performance NU- SHU, una virtuosa collaborazione dopo quelle con Enpam per il Museo Ninfeo, con il Senato e l’Archivio di Stato di Roma per il Palazzo della Sapienza, con il Fondo Edifici di Culto e il Vicariato, per la Cappella Cornaro. Collaborazioni che sono il segno di una Soprintendenza aperta e costruttiva».
«La mia Fondazione è felice di aprire al pubblico la prestigiosa area dell’Arco di Giano – spiega Alda Fendi, presidente della Fondazione Alda Fendi Esperimenti – e di favorire la fruizione di un importante monumento. Da 20 anni ho esplorato il mondo dei Fori Imperiali lasciando testimonianze artistiche e spettacolari. Ringrazio il Soprintendente Speciale Daniela Porro per la sua lungimiranza».

Una performance contro il femminicidio: una “carezza per le donne”
Per celebrare la riapertura dell’Arco, dopo 28 anni, andrà in scena, venerdì 5 novembre alle 21.15 e si ripeterà alle 21.45, la performance NU-SHU – Le parole perdute delle donne, una nuova sfida della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti a cura di Raffaele Curi.

I temi della conquista della parola e dell’autodeterminazione delle donne sono il fulcro dell’azione scenica della durata di 9 minuti, che lancia un accorato invito a scardinare le logiche opprimenti della violenza di genere, al di là dei secoli e delle culture.
Il Nu-shu è l’unica lingua al mondo esclusivamente femminile, un idioma segreto sviluppato in Cina tanto tempo fa dalle donne del popolo Yao, nella provincia dello Hunan, e da loro gelosamente custodito e tramandato per generazioni, con lo scopo di non farsi comprendere dagli uomini. Cantato nelle riunioni delle donne in cucina o ricamato sui vestiti come una decorazione, il Nu-shu è un atto di ribellione alle imposizioni di una società maschilista che esclude le donne dalla vita pubblica e di riappropriazione di uno spazio vitale di esistenza che fa della parola uno strumento di libertà e di liberazione dall’uomo.
_Nu-shu di Raffaele Curi Fondazione Alda Fendi – Esperimenti (fotografia di Pino Le Pera) Emanuele Militello in Nu-shu di Raffaele Curi Fondazione Alda Fendi – Esperimenti (fotografia di Pino Le Pera)
All’interno della cancellata dell’Arco di Giano, settanta sontuosi kimono nuziali in seta bianca, frutto di una lunga ricerca condotta in Cina da Alda Fendi, evocano la presenza e le storie di altrettante donne, chiamate da Raffaele Curi a svelare al pubblico il loro volto e la forza della loro voce sulle note dell’aria “Je veux vivre dans le rêve” tratta da “Romeo et Juliette” di Charles Gounod, nella versione del soprano Nadine Sierra, fino all’accendersi della luna, simbolo dell’affascinante, ciclico mistero delle donne.
L’unico a movimentare la scena sarà un uomo. Un atto di denuncia dei meccanismi culturali che sfociano nel femminicidio, quello firmato da Curi, che definisce questa sua action come una “carezza per le donne”: ovvero un invito a ritrovare la propria voce per denunciare ogni sopruso e un monito a educare le nuove generazioni fin dalla più tenera età, per scardinare la catena dell’odio nascosta dietro un’idea malsana di amore, che in realtà è possesso, prevaricazione e disconoscimento della dignità femminile.
Vademecum
NU–SHU– Le parole perdute delle donne, action in nove minuti di Raffaele Curi
Indirizzo: Cancellata Arco di Giano, via di San Giovanni Decollato, Roma
5 novembre 2021 alle ore 21.15 e si ripete alle ore 21.45
Ingresso gratuito
Per informazioni: (+39) 333.2291988 info@fondazionealdafendi-esperimenti.it