ROMA – Tre artiste, Maria Pina Bentivenga, Elisabetta Diamanti e Natalia Lombardo, si cimentano nell’interpretazione “visiva” dei versi della poetessa Luciana Frezza (1926-1992), nella mostra “Comunione col fuoco” ospitata, dal 25 novembre all’11 dicembre 2021, all’interno della Antica Fornace del Canova a Roma, luogo in cui il grande scultore cuoceva i suoi bozzetti in terracotta e oggi sede dell‘Associazione Canova 22, diretta da Fiorenza d’Alessandro, spazio dedicato a mostre d’arte contemporanea, performance di danza, concerti e spettacoli, eventi video, anche con finalità di formazione.
Il segno e la parola si uniscono in una insolita “comunione”
Il tema del fuoco è il fil rouge della mostra, e non poteva essere altrimenti. In primis perché il fuoco è nella memoria stessa del luogo e poi perché la fiamma poetica ha mosso l’intera l’esistenza di Luciana Frezza che, sul finire degli anni ‘40, poco più che ventenne, così intitolò una delle sue prime raccolte.
A dar vita a questa mostra è la “comunione”, la relazione che si è accesa tra le tre artiste che, confrontandosi con diverse poesie di Frezza, hanno realizzato un’installazione formata da pannelli di carta da acquarello, lunghi quasi cinque metri che, come “stendardi” al vento si srotolano dall’alto, in una sorta di antica cerimonia orientale. Il segno e la parola si uniscono anch’essi in una “comunione”: versi frammentati, singole lettere, sono state “depositati” sulla carta attraverso differenti tecniche e linguaggi, che vanno dall’utilizzo della china alla incisione stampata su carta giapponese, dal collage all’acquarello, dalla penna al graffio.

“Ianua” 2021 Maria Pina Bentivenga acquaforte e puntasecca su rame 44 x 76 cm
La personale interpretazione delle tre artiste
Ogni artista, scegliendo una o più poesie di Luciana Frezza a cui ispirarsi, ha utilizzato un personale processo di elaborazione e interpretazione.
La lucana Maria Pina Bentivenga si è confrontata con la poesia Sento mutarsi, che evoca il passaggio del tempo e spiega: «Mi attrae la solidità delle superfici rocciose e la loro capacità di raccontare il passaggio del tempo, del vento, della pioggia e infine dell’uomo, nel susseguirsi di ere geologiche, ognuna tracciata e ferita in modo differente. I luoghi sono il frutto del sincretismo tra natura, sacro, profano e pratiche devozionali (…) È un lavoro lento e non lineare. Sono attratta da oggetti ed elementi che raccolgo, indago, disegno, appunto e archivio, poi magari li accantono e proseguo il mio viaggio in altra direzione; come per la sedimentazione geologica, all’improvviso, dopo un terremoto, i reperti tornano in superficie e magicamente prendono a far parte del racconto. É di questo stesso processo che fa parte la necessità di incidere la superficie della lastra di metallo, l’avversario con cui mi misuro, la compagna dell’avventuroso percorso che porta infine il segno sulla carta. Attraversare la superficie della lastra è un po’ come per Alice oltrepassare lo specchio».
Impermanenza 2021 è invece il titolo del lavoro della romana Elisabetta Diamanti. Si tratta di incisioni calcografiche con interventi di graphite e acquarello che, come racconta l’artista, “nascono dopo una lettura della poesia di Luciana Frezza Con occhi di maga, dalla quale ho estrapolato il verso: (…) “questa felicità che vaga incolore nel vento” (…). È il mio stato d’Animo, corrisponde a un mio momento di leggerezza nel quale l’impalpabilità della felicità viene trasportata nel vento. Per un tempo… Quanto tempo non è poi così importante. In questo senso la Vitalba, inflorescenza che ho qui impresso nella cera molle, appartiene alla Natura con le sue abituali ciclicità. E proprio questo cerchio che si ridisegna ogni volta, per me rientra sempre nel grande mondo dell’impermanenza».

35×50 cm
Infine il lavoro di Natalia Lombardo, il cui ruolo in questo contesto assume un significato particolare, essendo la figlia di Luciana Frezza. Un’esperienza intensa come lei stessa osserva: «È stato difficile ma anche molto emozionante, come se avessi di nuovo preso per mano mia madre, così lontana da anni. Anzi, ho cercato di ESSERE la sua mano, per scoprire come tracciava la sigla che per la mostra ho riprodotto alta un metro, dopo averne interiorizzato il percorso. La sua sigla L.F, quasi un ideogramma che diventa un arabesco liberty, è proprio quella che usava spesso come logo o ex libris, lei che amava sottolineare la scrittura con segni simbolici. Nei versi de Alla poesia ho ritrovato anche le sue parole, quando mi avvertiva di “non perdere il filo” interiore che si fa arte. Realizzare quest’opera è stata una laboriosa stratificazione: dalle velature acquarellate alla sigla tracciata con la china in un tratto unico, cercando nel gesto quella fluidità tra interno ed esterno così naturale agli orientali (e ringrazio l’amico artista cinese Giulio Xie per i suoi preziosi consigli). E ancora le incisioni solcate più volte, la sovrapposizione delle stampe a cera molle e della carta velina, nel rosso acceso che, come un fiume carsico, appunto, riemerge e segna la vita».
Vademecum
Comunione col fuoco. Il segno della poesia
Giovedì 25 novembre 2021 dalle 17.00 alle 21.00
Aperta fino all’11 dicembre tutti i giorni dalle 16.00 alle 20.00
Per l’ingresso è necessario presentare il Green pass
Antica Fornace del Canova – via Antonio Canova, 22 –
www.canova22.com Tel. 06.87778165