FIRENZE – Si sono conclusi i lavori di restauro del Palazzo del Bargello che, per la prima volta in 156 anni, è stato interessato da un progetto di revisione complessiva, dai paramenti lapidei che rivestono la superficie del corpo principale alla torre Volognana, dalle finestre agli stemmi, dal cortile ai cancelli.
“Per la prima volta dopo un secolo e mezzo – ha affermato il sindaco di Firenze, Dario Nardella – potremo visitare un palazzo completamente riqualificato e valorizzato. Un segnale importante per la città e per tutto il nostro patrimonio culturale: nonostante la pandemia il mondo della cultura non si è fermato e anzi ha approfittato del forzato stop per investire e per progettare il futuro”.
“Ho visitato il Museo Nazionale del Bargello nel settembre 2020, quando i ponteggi nel cortile erano stati appena montati, e sono lieto in quest’occasione di apprezzare il lavoro fatto sia nella messa in sicurezza delle finestre che nel restauro di un edificio di tale valore storico e artistico, che ha così svelato tanti particolari inediti e dettagli raffinati del partito ornamentale tre-quattrocentesco” – ha dichiarato il Direttore Generale Musei Massimo Osanna .
“Questa straordinaria campagna di restauro e revisione conservativa del Palazzo – sottolinea Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello – è frutto di oltre quattro anni di intenso lavoro dell’architetto Maria Cristina Valenti nel predisporre il progetto e la documentazione di gara, coadiuvata dal personale tecnico e amministrativo dei Musei del Bargello, e poi del direttore dei lavori e delle imprese che si sono avvicendate in cantiere per questi mesi, in un periodo critico per il mondo intero”.
I numeri di un restauro concluso in tempo record
I lavori, conclusi in 15 mesi nonostante la chiusura prolungata del museo a causa della pandemia da Covid19, hanno riguardato 12mila metri quadrati di pietra forte e pietra serena pulita e consolidata, 128 stemmi e 124 finestre restaurate (tra cui la monumentale finestra del Salone di Donatello), così come i 93 merli e le 199 mensole in pietra.
L’intervento, costato in totale 1 milione e 800mila euro è stato finanziato dal Ministero della Cultura, attraverso il Decreto Interministeriale del 2 dicembre 2016 del MiBACT di concerto con il MIT (1.150.000 €), quindi il D.M. 265 del 04/06/2019 (ulteriori 450.000 €) e infine attraverso il D.M. 9 giugno 2021 (200.000 €), quest’ultimo finanziamento essenziale per completare la revisione conservativa delle finestre.
L’appalto è stato curato da Invitalia che opera in qualità di Centrale di Committenza per il Ministero della Cultura ed è stato aggiudicato alla ditta ITA Consorzio L’Officina – Salvatore Ronga srl. L’appalto riguardante le finestre è stato invece affidato alla Ditta M.V. Polloni Guido e C. snc. L’intervento, diretto dall’architetto Giancarlo Lombardi sotto la supervisione dell’architetto Maria Cristina Valenti, Responsabile unico del procedimento e capo dell’Ufficio tecnico dei Musei del Bargello, ha visto prendere parte ai lavori una squadra di 24 tra restauratori e operai specializzati, che si sono avvicendati nel corso dell’intervento.
L’enorme superficie in pietra forte e pietra serena che caratterizza il corpus del Palazzo, dalla parte più bassa delle facciate fino all’alto dei merli, è stata pulita, martellinata (ovvero ne è stata verificata, pietra per pietra, la resistenza) e consolidata dove necessario. All’interno del cortile, grazie all’ausilio dei ponteggi, è stata eseguita una pulitura accurata del paramento e dei manufatti lapidei, compresi gli stemmi, che sono stati restaurati direttamente in loco, senza essere calati a terra. Sono state inoltre restaurate le oltre cento finestre dell’edificio, che hanno richiesto interventi “su misura” a seconda della tipologia (finestrature lignee o vetrate con telaio in ferro), che oggi garantiscono una tenuta contro le infiltrazioni d’acqua. In alcuni casi, come per la vetrata del Salone di Donatello e per quelle della Cappella della Maddalena, è stato necessario procedere alla realizzazione di nuovi telai e quindi allo smontaggio completo delle finestre stesse. In particolare, per la vetrata del Salone, è stato realizzato un nuovo telaio sagomato sugli elementi decorativi della finestra, un’operazione che ha richiesto grande perizia sia nelle fasi di smontaggio che nel rimontaggio, date le notevoli dimensioni (è alta 5,40 metri e composta da due pannelli larghi 1 metro e 10 ciascuno). La grande bifora in muratura era stata realizzata da Benci di Cione nel 1345 e come tante parti del Palazzo è stata oggetto di ampi restauri nel corso del tempo. Uno speciale trattamento è stato riservato infine alla torre e alla cella campanaria che, oltre ad essere restaurata, pulita e consolidata ha visto il restauro pittorico degli stemmi dipinti e del leone rampante collocato sulla sommità.
Colonna sporca_Museo del Bargello Colonna pulita_Museo del Bargello Pulitura marmi_Museo Nazionale del Bargello
Grazie alla campagna di restauro è stato possibile “mappare” centimetro per centimetro tutta la superficie del Palazzo, operazione che ha permesso di scoprire alcuni dettagli “segreti”, impossibili da vedere dal basso e ad occhio nudo. Come le “firme” degli scalpellini che nei secoli hanno lavorato alla realizzazione o alla manutenzione dell’edificio, ma anche le tracce di pittura (come quella emersa sulle cornici delle finestre del cortile) o le date incise nella pietra, i dettagli ornamentali scolpiti nei capitelli di marmo e nella pietra forte, tutti tasselli della ricca e stratificata storia – lunga quasi otto secoli – di uno dei palazzi più antichi e importanti di Firenze.
La storia del Bargello
La costruzione del Palazzo, sede del Podestà, inizia nel 1255. L’edificio è anche il luogo dove si giudicano i traditori del Comune, dove Dante nel 1302 viene condannato a morte e poi all’esilio. Il primo nucleo dell’edificio, che ingloba la torre Volognana, si evolve nel tempo. Nel 1332 ci fu un gravissimo incendio e nel 1333 l’alluvione lo devastò, come riportato nelle cronache di Giovanni Villani. Subito dopo iniziarono restauri e nuove campagne decorative, anche sotto la supervisione di Giotto. Una scala si dispone sul fianco ovest: costruita tra il 1347 e il 1365 è arricchita da un cinquecentesco cancello in ferro progettato da Giuliano da Sangallo. La scala porta al verone, impreziosito da volte con nervature. Bifore e monofore ornate da marmi si aprono sul cortile già alla metà del Trecento. Nel 1574, con Cosimo I, l’edificio viene adibito a prigione e diventa la sede del Bargello, il capo della polizia. Gli ambienti vengono frazionati in celle, gli archi del cortile tamponati, gli affreschi imbiancati. Si oscurano quelle sale testimoni di un passato glorioso, finché nel 1840 una nuova luce emerge dalla riscoperta degli affreschi della cappella della Maddalena, opera di Giotto e della sua bottega. Il ritratto di Dante, affrescato tra gli eletti del Paradiso, diventa meta di studiosi, e decide il destino dell’edificio. Il palazzo torna così al suo antico splendore. Si abbattono le tamponature, si liberano gli affreschi, si ridecorano gli ambienti secondo il gusto neogotico. Con regio decreto del 22 giugno 1865, il Palazzo diveniva il primo Museo Nazionale italiano dedicato alle arti del Medioevo e del Rinascimento.

Il video bilingue di Visivalab
Per illustrare il risultato del lavoro di restauro e raccontare le vicende dell’antico Palazzo, Visivalab ha realizzato un breve video in italiano e in inglese – dove si ripercorre la storia del monumento e delle collezioni – che sarà visibile online sul canale YouTube dei Musei del Bargello a partire dal 1° dicembre 20021. Il video è anche fruibile on–site grazie ad un codice QR che i visitatori troveranno all’arrivo nel cortile del Bargello. Nei mesi di chiusura del museo sono stati inoltre realizzati dei brevi video a cura degli studenti di Florence Movie Academy disponibili anch’essi sul canale YouTube dei Musei del Bargello.