crediti: Valentina Cosentino

NAPOLI – Prende il via il 6 dicembre 2021, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la mostra“Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia di Dante nelle collezioni del MANN”, che rientra nelle celebrazioni di Dante700 promosse dal Ministero della Cultura.

Ospitata nelle sale degli Affreschi del MANN, l’esposizione, curata dall’archeologa Valentina Cosentino, presenta cinquantasei reperti in un particolare allestimento nel quale è presentato anche un celebre ritratto dell’Alighieri (1888) firmato dal pittore Paolo Vetri (1855-1937).

Perché Dante al Museo?

“Il Sommo Poeta – spiega il Direttore del MANN, Paolo Giulierini fu tra i primi che, nel Medioevo, fece una riflessione sulla cultura antica, basandosi sulle fonti letterarie, quando ancora non esisteva una ‘coscienza archeologica’. Come Maestro e accompagnatore, tra Inferno e Purgatorio, Dante scelse Virgilio che, peraltro, è fortemente legato alla città di Napoli: l’autore dell’Eneide ha ispirato anche numerose leggende, entrate nella nostra tradizione culturale. Il MANN, ancora, ha uno straordinario patrimonio che consente di allestire un vero e proprio repertorio di personaggi, reali e fantastici, che compaiono nel racconto della Divina Commedia”. 

Due le sezioni: “I racconti del mito” e “I personaggi del mito e della storia”

Protagonisti della prima sezione sono gli eroi dell’antichità che Dante, nella Commedia, accosta a personaggi a lui contemporanei. I poeti pagani Virgilio e Stazio sono al fianco di san Bernardo di Chiaravalle e Beatrice come guide oltremondane; i fiumi dell’Ade classico scorrono nell’Inferno cristiano; nel limbo dei teologi appaiono figure mitiche e storiche dell’antichità greco-romana; Caronte, Cerbero, Minosse, le Arpie, Gerione, i Giganti e Catone sono guardiani dei confini dell’aldilà; il Paradiso è rotazione armonica delle sfere celesti proprio come nel Sogno di Scipione. Dante insomma mescola fonti cristiane, popolari, classiche e colte.

In questa sezione vengono narrati cinque personaggi: Achille, Ercole, Teseo, Enea, Ulisse. A raccontarne le gesta sono appunto i reperti del MANN. E’ quindi possibile ammirare un’anfora (550-500 a.C.) con raffigurazione di Achille e del cugino Aiace mentre giocano a dadi, forse interrogando il destino o ancora le tre anfore a figure nere, databili tra 575 e 500 a.C., con Eracle e Gerione,  il dipinto su marmo (inizi I sec. d.C.) che ritrae Teseo con un centauro (l’opera è parte del patrimonio del MANN e proviene da Ercolano). Il raffronto iconografico con i manoscritti medioevali è rappresentato dalle digitalizzazioni di due miniature: la prima con il Minotauro che si morde le mani all’arrivo di Dante e Virgilio e la seconda con i due poeti dinanzi a Minosse che giudica le anime. I testimoni che presentano queste splendide decorazioni provengono, rispettivamente, dalla Bodleian Library di Oxford e dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Diversi anche i reperti che raccontano il mito di Enea, intrecciando la rappresentazione figurativa ai versi di Dante: l’anfora a figure nere (510-490 a.C.) e la terracotta (prima metà I sec. d.C.)  con Enea e Anchise, così come l’iscrizione onoraria con elogio di Enea  (prima metà I sec. a.C.). E infine Ulisse: ricca in questo caso la scelta dei reperti presentati tra questi, la celebre statua marmorea di Diomede (I sec. d.C.), che appartiene alle Collezioni del MANN e proviene da Cuma; l’intonaco dipinto in III stile con il cavallo di Troia (da Pompei, prima metà I sec. d.C., appartiene alle collezioni del Museo); l’anfora panatenaica con ratto di Palladio (450-400 a.C.).

La seconda sezione presenta una galleria di ritratti, reali e immaginari: nel viaggio ultraterreno, Dante e Virgilio incontrano tantissimi personaggi, che riflettono la sapiente operazione di sincretismo culturale del Sommo Poeta. In una combinazione di linguaggi espressivi, i reperti del MANN offrono “evidenza visiva” ai celebri protagonisti dell’Inferno dantesco. Ad esempio le placche bronzee con Centauro e centauressa (I sec. d.C.), in dialogo sia con l’immagine di una miniatura tabellare che raffigura i centauri mentre minacciano Dante e Virgilio (il testimone proviene da Budapest e risale al quarto decennio del XIV sec.), sia con una miniatura dal soggetto analogo presente in un manoscritto della Biblioteca Medicea Laurenziana; da non perdere, ancora, l’intonaco dipinto ad affresco con testa di Medusa (il manufatto proviene dalla Villa dei Papiri di Ercolano e appartiene alle nostre collezioni), in raffronto con tema analogo in una miniatura en bas de page digitalizzata da un manoscritto conservato ad Amburgo. 

Dal mito alla storia: i personaggi del passato sono inseriti da Dante in un disegno provvidenziale che collega l’Impero romano alla figura di Cristo. Tra i reperti in esposizione, dunque, troviamo una moneta di Giulio Cesare (terzo quarto del I sec. a.C.), in dialogo con il trionfo di Cesare in una miniatura digitalizzata da un manoscritto della Bibliothèque de l’Arsenal di Parigi; ancora, una statua loricata di Traiano (inizio II sec. d.C.) che si lega alla decorazione di un codice che proviene dalla Schulbibliothek des Christianeum di Amburgo; infine, un solido di Costantino ed uno di Giustiniano (il primo risale al IV, il secondo al VI sec. d.C.). 

Parte integrante dell’allestimento è il “Divina Archeologia Podcast”, produzione del Museo, realizzato da Archeostorie® e NWFactory.media con il contributo di Scabec: tramite QR code è possibile accedere a suggestivi racconti di personaggi e miti danteschi. Sei racconti in cui personaggi antichi della Commedia rappresentati in opere del Mann – Virgilio, Ercole, Medusa, Traiano, Ulisse e Dante stesso – parlano in prima persona per svelare il proprio carattere e commentare il modo in cui li ha ritratti Dante e anche l’artista dell’opera esposta al Mann.

Le sei puntate sono disponibili sul sito mannapoli.it e su tutte le piattaforme podcast in ascolto gratuito.

La mostra resterà aperta la pubblico fino al 2 maggio 2022.