“Asterischi” di Emilio Di Stefano è un libro edito dalla Samuele Editore nel 2021 e presentato a Bologna in Lettere, al Salone Internazionale del Libro di Torino, al Castello Sforzesco di Milano a BookCity. Con una prefazione eccellente di Vincenzo Guarracino e un saggio conclusivo di Marisa Brecciaroli, che fa un focus sulla Poetry Therapy attraverso cenni di lettura psicocritica, appare come una delle più importanti tappe letterarie del poeta e paroliere di “Goccia dopo goccia” (canzone adottata dall’UNICEF come bandiera nel 1994), di diverse canzoni vincitrici dello Zecchino d’Oro ma anche di “Guida tu”, nell’album di Franco Fasano “Scherzando scherzando” (Nar International, 2000), “Fiore di campo di primavera” proposta da Franco Califano nel suo “Non escludo il ritorno” (Magika 2005), “Matrioska” presente nell’album Piccolino (PDU 2011) di Mina.
In copertina un’opera di Aurelio Porro, architetto e artista che, tra le altre cose, ha tenuto un corso di “Progettazione Creativa” promosso da Tonino Guerra, ha pubblicato libri, articoli e saggi soprattutto sul design italiano, l’artigianato del mobile e dell’arredamento di Cantù, occupandosi anche di problematiche museali. Sempre in riferimento alle tematiche del mobile-arredo di Cantù e del design locale ha collaborato per trasmissioni televisive con la RAI e la Televisione della Svizzera Italiana. Si è occupato di varie iniziative culturali, di mostre d’arte e di design sia come curatore/ordinatore sia come progettista di allestimenti. Ha partecipato con proprie opere di scultura, grafico-pittoriche e con progetti di oggetti di design “artistico” a rassegne espositive nazionali e internazionali.
Parliamo con lui di arte e poesia e, a seguire, una nota al libro “Asterischi” di Emilio Di Stefano a cura di Franco Fasano, noto cantautore e compositore che tra le altre cose ha firmato, in qualità di autore, brani come “Ti lascerò” (vincitore del Festival di Sanremo 1989, cantata da Fausto Leali e Anna Oxa), “Io amo” e “Mi manchi” per Fausto Leali, “Regalami un sorriso” per Drupi, “Certe cose si fanno” per Mina, “Una sporca poesia” per Fiordaliso e “Colpevole” (canzone presentata al Festival di Sanremo 2005 da Nicola Arigliano, Premio della Critica Mia Martini). Quest’ultima canzone e il relativo riconoscimento hanno portato Franco Fasano ad divenire, dal 2005 al 2007, Direttore Artistico del Premio Mia Martini. Oltre a diverse canzoni per Cristina D’Avena e una lunga collaborazione, sia come autore che come coordinatore artistico, con lo Zecchino d’Oro. Il 5 novembre 2021 esce, pubblicato da D’IDEE, il suo primo libro, curato da Massimiliano Beneggi, che prende il titolo da una delle sue canzoni più famose, “Io amo”. In questo progetto ripercorre la sua carriera, i suoi incontri e la genesi dei brani composti da lui.
Alessandro Canzian
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Da dove nasce il suo essere pittore?
Premetto che non nasco come e non sono propriamente un pittore, bensì un artista visivo che conduce la propria attività in diversi campi. Ho una formazione di architetto e in quanto tale mi sono occupato di design dell’oggetto e del mobile, settore quest’ultimo in cui ho operato per circa trent’anni, sia con alcuni progetti di design ma soprattutto insegnando in importanti Istituti e scrivendo alcuni testi e articoli. Nella progettazione ho sviluppato, dopo una fase razionalista, un atteggiamento creativo fondato su una ricerca di “figurazione” simbolica.
L’ambito più propriamente pittorico l’ho esplorato per pochi anni in gioventù attraverso opere di astrattismo informale.
Attualmente mi occupo principalmente di fotografia, settore in cui negli ultimi anni ho realizzato molte mostre, anche affiancato da amici pittori che hanno lavorato liberamente sullo stesso argomento tematico. La mia poeticafotograficasi esprime attraverso l’acquisizione di immagini riprese dalla realtà visiva che però tendono dinamicamente ad un linguaggio espressivo informale e astratto dovuto all’uso gestuale della macchina fotografica. Inoltre spesso opero riferimenti interpretativi estetici e formali alle avanguardie pittoriche e all’arte contemporanea. Alcune mie fotografie presentano manipolazioni grafiche realizzate soprattutto con pastelli ad olio e collage di pellicole trasparenti che apportano una duplicità di visione dovuta alla foto vera e propria e all’intervento manuale di contaminazione espressiva.
Ho prodotto diversi lavori nell’ambito della grafica e del disegno artistico affrontando argomenti tematici quali: i luoghi dell’abitare, il viaggio esistenziale nelle proprie memorie, gli archetipi delle costruzioni umane, le gestualità dell’uomo, le ritualità quotidiane. Da queste ultime la copertina del libro di Emilio Di Stefano.
Sempre negli ultimi anni ho effettuato installazioni ambientali di land art attraverso un approccio concettuale.
Come la pittura incontra le altre arti? Poesia, Musica.
Credo che ogni forma d’arte abbia un proprio linguaggio, una propria grammatica, una propria sintassi; insomma, un proprio statuto espressivo. Ciò non esclude che tra le sue diverse manifestazioni vi possano essere degli scambi e talvolta anche delle contaminazioni, tematiche e non.
Tale incontro può condurre a esiti non sempre programmabili e ad esplorazioni artistiche che si connettono in termini non deterministici ma di influenza e di “ispirazione” creativa.
In alcuni miei lavori l’elemento “scatenante” e “suggeritore” sul quale mi sono basato per un’elaborazione artistica è stato ora un aforisma o una poesia ora una riflessione espressa in un saggio o in un romanzo .
Ritengo che un’opera artistica pur riferendosi nel proprio approccio creativo ad altre arti non deve mai essere semplicemente illustrativa o passivamente descrittiva ma deve avere una propria libertà interpretativa.
La copertina di “Asterischi” di Emilio Di Stefano: un quadro una storia. Ci racconta questa storia?
Con Emilio Di Stefano ci lega un’amicizia nata in ambito scolastico e la reciproca conoscenza del lavoro che conduciamo. Emilio Di Stefano per la copertina di “Asterischi” cercava un’opera che esprimesse e raccontasse la gestualità di operazioni, anche non auliche, che caratterizzano il nostro vivere quotidiano.
In questa direzione, dopo esserci incontrati e lette alcune sue poesie, gli ho proposto tre opere grafiche che rispondessero a tali requisiti.
La scelta è caduta sulla rappresentazione della caffettiera con polvere di caffè macinato incollato e con un collage di un quotidiano che raffigura e descrive azioni che conduciamo ripetutamente ogni giorno: il rito del caffè e la lettura informativa degli accadimenti avvenuti.
L’opera fa parte di un ciclo di lavori sul tema delle nostre ritualità domestiche quotidiane.
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Nota di Franco Fasano ad “Asterischi” di Emilio Di Stefano (Samuele Editore, 2021)
Non è un rebus. È il titolo figurato del librino, come lo chiama Lui. Lui è Emilio Di Stefano l’autore, anzi, il MIO autore ma anche del suo librino.
Ci siamo conosciuti grazie alla musica, la mia, che dal 1994 ha spesso incontrato la poesia della sue parole. Quelle che ha scelto per “Asterischi”sono autentiche, vissute, immaginate davvero al punto che, certe realtà, sono da leggere tra le righe del suo “io lirico” che ho il privilegio d’incontrare quando siamo insieme o mentre scriviamo le nostre canzoni.
Ho letto “Asterischi”, soffermandomi poesia dopo poesia, come se Emilio fosse accanto a a me, e l’ho riconosciuto anche in quel “non detto” tipico della sua personalità artistica e non solo.
Quante volte mi è capitato di vederlo appuntare su tovagliolini da bar o foglietti di fortuna, strappati o stropicciati le sue fugaci emozioni! Da accanito fumatore quale è, gli li ho visto addirittura sfilare dai pacchetti di sigarette la cartina argentata interna per non “perdere” l’intuizione che gli era venuta in mente in quel momento e che avrebbe dato il “la” a una canzone per grandi o per piccini:“Nun te preoccupa’ Franku’! Funziona!”.
Ogni a capo, virgola o punto, punto e virgola, fino ai puntini di sospensione hanno per Emilio la stessa importanza di quei simboli che un direttore d’orchestra scrive sotto le note di una partitura. Di Stefano è un attento poetautore al punto che ogni volta che lo leggo, riesce a farmi venire in mente una musica. E non parlo solo della melodia legata metricamente alle parole, ma a un’atmosfera, un clima, uno stato d’animo preciso che “Goccia dopo goccia”, la prima canzone che abbiamo scritto insieme, riesce ad allagarti il cuore. Anche le pagine vuote, contenute in “Asterischi”, servono a far riflettere, respirare per far sì che il lettore possa, scavando nel proprio io, ritrovare qualcosa di suo stimolato da liriche come “Mio padre avrebbe detto”, “Promessa”, fino a “Questo ti chiedo”dedicata alla sua Lulù (soprannome di Alice, oggi bismamma) che conosco dal 1994 quando anche lei era in età zecchina. Come ho già detto altrove, scrivere con Emilio mi ha aiutato a crescere. Leggerlo in “Asterischi”ancora di più perché mi sento liberamente lettore senza nessuna responsabilità nel dover trovare una musica che possa recintare la creatività del Professor Di Stefano che, nonostante quel difficile mestiere, è riuscito a laurearsi anche come poeta! So che gli sto dando fastidio. A Emilio non piace essere incensato ma per farlo basta scoprirlo leggendolo nelle sue paroline, quelle che ha scelto meticolosamente, definitivamente e poi riscritte e definitivamente cancellate per poi riscriverle uguali ma mai con definitiva convinzione fino in fondo, perché è dal profondo che “il Di Stefano” pesca. Emilio è così: con la scusa dell’amore per le più piccole cose belle della vita o certi grandi dolori nascosti, sa raccontare attraverso se a tutti, forse senza sapere quanto possa far bene leggerlo; soprattutto a chi, almeno in un certo periodo della propria esistenza, si è sentito chiamare Il timido.
Franco Fasano