«L’abbiamo dovuto stringere, ma di pochissimo. Era praticamente perfetto così». Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni, racconta il dietro le quinte dell’incontro tra l’abito famosissimo indossato da Anita Ekberg per la ancora più famosa scena della fontana de La Dolce Vita di Fellini, e Monica Bellucci, che proprio nello storico atelier di via Marche è tornata a indossarlo per una scena di The girl in fountain film, documentario diretto da Antongiulio Panizzi presentato al Torino Film Festival. Dominella ci racconta l’aneddoto dalla Galleria Mandarin Maison di Kiev, dove l’abito è il cuore della mostra Fernanda Gattinoni. Moda e stelle ai tempi della Hollywood sul Tevere che fino al 15 gennaio racconterà il rapporto tra la grande sarta italiana Fernanda Gattinoni e alcune tra le maggiori dive degli anni della Hollywood sul Tevere e della Dolce Vita.

Seicento visitatori al giorno per la moda italiana della Dolce Vita
«Al centro del percorso espositivo abbiamo voluto l’iconico abito nero indossato dalla Eckberg nel capolavoro di Fellini perché il film, il regista e Monica Bellucci sono conosciutissimi e amatissimi in Ucraina». Forse proprio per questo, sicuramente anche per questo, la mostra voluta dall’Ambasciata Italiana a Kiev e dall’Istituto Italiano di Cultura di Kiev e realizzata grazie all’archivio storico della Maison Gattinoni, sta avendo in questi giorni uno straordinario successo. «Una media di 600 visitatori al giorno, 800 nel weekend – spiega ancora Dominella che ha lavorato con Fernanda Gattinoni per oltre vent’anni. – un successo che non ci aspettavamo ma che conferma la sensazione che abbiamo avuto tornando a Kiev dopo la prima volta, una decina di anni fa: la città era sonnecchiosa e un po’ triste. L’ho ritrovata piena di vita e di moda. Forse perché il 60% degli oltre 27 milioni di abitanti è giovane, ma la moda è ovunque e in particolare i brand italiani».

Dalla Dietrich alla Bergman, le dive dell’epoca abituè della maison italiana
Accanto all’abito Ekberg/Bellucci (per l’occasione è stata restaurata la coda di chiffon), lo spazio espositivo nel cuore della capitale ucraina accoglie una trentina di modelli creati da Fernanda Gattinoni per le dive di quel particolarissimo periodo storico in cui Roma soppiantò Parigi come centro propulsore della moda mondiale. «A partire dalla seconda metà degli anni Quaranta – spiega Dominella – l’atelier romano di Fernanda Gattinoni divenne meta fissa del jet set internazionale di passaggio per la capitale. Tra le sue clienti, oltre a first ladies e ambasciatrici – da Evita Peron a Claire Boothe Luce – si ricordano una quantità di stelle del Cinema tra cui Anouk Aimée, Ingrid Bergman, Lucia Bosé, Bette Davis, Marlene Dietrich, Rossella Falk, Audrey Hepburn, Gina Lollobrigida, Anna Magnani, Kim Novak, Lana Turner e Monica Vitti».
Coloratissimi o in bianco e nero: trenta modelli originali alla Galleria Mandarin Maison di Kiev
Alla loro eleganza e al mondo di Fernanda Gattinoni è dedicata la mostra curata dallo stesso Dominella. «Il percorso si snoda tra due aree espositive di 250 e 300 metri quadrati dove sono disposti gli abiti, come un nuovo e inedito Esercito di terracotta cinese. «Nella prima area li abbiamo voluti tutti colorati: sono gli abiti del guardaroba privato e i costumi di scena di Europa 51 (1952) e Fiore di Cactus (1969) realizzati per Ingrid Bergman, e quelli di Lana Turner, affezionata cliente di Fernanda Gattinoni fin dal 1953, quando giunse a Roma per interpretare La fiamma e la carne (1954). Poi segue l’area dedicata agli abiti in bianco e nero: dalla collezione Casanova (1958), con i costumi appartenuti a Kim Novak, fino ad arrivare alla micro-collezione di petites robes noires, provenienti dal guardaroba personale di Anna Magnani».

Clara Calamai, la prima cliente di Fernanda Gattinoni
«Fernanda Gattinoni (1907-2002) fu, insieme alle Sorelle Fontana e a Jole Veneziani, a Biki e a Germana Marucelli, una delle pioniere dello stile italiano – spiega la storica della moda Sofia Gnoli. – Giovanissima, trasferitasi a Londra, iniziò a lavorare come apprendista da Molyneux. Verso la fine degli anni Trenta, rientrata in Italia, si stabilì a Roma dove trovò un impiego nella celebre sartoria Ventura, fornitrice ufficiale di Casa Savoia. Nel 1944, in un piccolo appartamento accanto a Porta del Popolo, iniziò a realizzare abiti con il suo nome. La prima cliente fu Clara Calamai che le ordinò un cappotto di velluto verde». Il sodalizio della Gattinoni con Dominella, invece, comincia nel 1981 quando la stilista fu affiancata nella sua attività dall’attuale presidente della maison e dal figlio Raniero scomparso nel 1993. Allora, accanto alle collezioni boutique e all’alta moda, la maison Gattinoni lanciò diverse linee di prêt-à-porter».

Audrey Hepburn e la Natascia di Guerra e Pace, uno stile che lanciò una moda
Focus particolare su Audrey Hepburn e ai costumi che Fernanda Gattinoni le realizzò per il ruolo di Natasha in Guerra e Pace (1956). «Era il 1955 quando la costumista Maria De Matteis chiese a Fernanda Gattinoni i costumi per vestire l’attrice nei panni di Natasha. Ebbero talmente successo che da lì nacque la collezione “Natasha” caratterizzata dallo stile “Impero”. Da allora anche Audrey, pur non interrompendo il suo sodalizio con Givenchy, si trasformò in una delle habitué di Madame Gattinoni». E lo stile “Impero”, con il suo caratteristico taglio sotto il seno, divenne un simbolo della moda più elegante e sofisticata. «La stessa Audrey fu la prima fan della collezione e ordinò ben cinque abiti e un mantello – spiega ancora la Gnoli. -Da allora la Hepburn rimase una delle più assidue clienti della Gattinoni».
Le foto delle dive in atelier, simbolo di un’epoca
Quegli anni Cinquanta, quando alla stilista italiana si rivolsero le attrici più in vista del momento chiedendole abiti per il set e per la vita privata, sono raccontati anche attraverso una piccola ma significativa selezione di fotografie. «Sono una ventina di foto scattate in atelier – conclude Dominella – che ritraggono la Gattinoni accanto alle dive dell’epoca». Foto che mostrano tutta l’eleganza e la seduzione del dietro le quinte della creazione della moda made in Italy.