ROMA – Una “Galleria della Dignità” sarà il risultato del lavoro dei dodici fotografi coinvolti nel progetto “IMAGO DIGNITATIS”, ideato dall’Associazione DIGNITY – No Profit People Onlus, sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese e la collaborazione dell’associazione CittaSlow International.
Il progetto, che ha già preso il via nel mese di dicembre 2021, avrà la durata di un anno (fino a novembre 2022) prevedendo12 esposizioni con cadenza mensile, curate dalla storica dell’arte Francesca Boschetti.
Le opere di ogni singolo fotografo (10/15 scatti) saranno in mostra sul sito web IMAGO DIGNITATIS.
La genesi e la finalità del progetto
Il progetto nasce dall’idea di Emanuela Bonavolta, coordinatrice DIGNITY, insieme a Monica Cannizzaro.
Il desiderio – spiega Bonavolta – era quello “di indagare la ricchezza e la pluralità di significati della dignità e di dare visibilità a questo concetto e alle sue infinite possibili declinazioni, grazie alla forza espressiva, emozionale, evocativa e narrativa dell’immagine fotografica”.
Ogni fotografo nell’arco di quest’anno dunque indagherà e interpreterà a suo modo il concetto di dignità, focalizzandosi su una categoria di persone, di un particolare ambiente di appartenenza, oppure spaziando con sguardo libero alla ricerca di tracce di dignità anche dove è difficile che possa resistere alle intemperie dell’esistenza.
Il prodotto finale sarà “una sorta di mosaico in cui ogni tessera diventa portavoce di una sembianza della dignità”: la dignità dei sogni e delle vite non vissute, la dignità di un’esistenza limitata all’interno di un confine troppo limitato, la dignità di una vita difesa, persa e riconquistata, la dignità reinventata di corpi che mettono a dura prova chi li abita.
“Interrogarsi sul concetto di dignità – evidenzia la curatrice Francesca Boschetti – significa interrogarsi sulle radici stesse dell’essere umano. Perché la dignità è qualcosa di profondamente intimo, soggettivo e personale e nel contempo qualcosa di germinale, fondante e costruttivo della società in cui viviamo. Spesso la definizione di sé e della propria dignità passa proprio per la sottrazione, per la deprivazione di diritti fondamentali e per la conseguente spinta nel riaffermare il diritto ad avere quegli stessi diritti, in quanto essere umano”.
Nel mese di dicembre 2022, quando le foto dei 12 fotografi saranno state caricate nel sito, l’organizzazione e i visitatori selezioneranno l’immagine ritenuta più rappresentativa per ogni progetto: le 12 immagini scelte diventeranno il calendario 2023 dell’Associazione DIGNITY.
“Hic sunt leones” ovvero “Qui stanno i leoni”, l’emozionante lavoro fotografico di Vania Broccoli
Nel mese di dicembre “Imago Dignitatis” ha preso il via con il progetto fotografico di Vania Broccoli “Hic sunt leones”, realizzato presso l’Istituto Palazzolo per Istituti Pii, una Residenza Sanitaria Disabili con sede a Rosà (VI), gestita da oltre 90 anni dalla Congregazione Suore delle Poverelle e da personale laico altamente specializzato, che ospita prevalentemente donne con forti handicap fisici e psichici, ma anche orfane e suore anziane. Vania Broccoli scopre il luogo nel 2012, durante l’annuale Open Day, e sente immediatamente l’urgenza di approfondire e possibilmente raccontare attraverso la fotografia questa esperienza.
La fotografa, per poter dare vita a una documentazione “empatica” decide di rimanere nell’istituto per entrare in contatto con la quotidianità delle donne ospiti. Inizia dunque il suo reportage fotografico, ma dopo un anno e mezzo subentra la crisi. “Durante quel periodo – racconta – alcune delle ragazze che avevo fotografato erano nel frattempo morte e mi sono accorta che i miei scatti avrebbero testimoniato solo la loro presenza all’interno dell’istituto, non la loro essenza. Allora capii che invece io volevo raccontare i mondi interiori dentro i quali ognuna di loro viveva. Ho buttato tutto e ricominciato con un atteggiamento differente, parlando con le utenti (chi in grado) e relative educatrici per cercare di approfondire i desideri, i sogni e le ossessioni delle ragazze ospiti. Sulla base di questi elementi ho “immaginato” delle scene che potessero interpretare in una singola immagine le loro dimensioni più intime”.
Da questo cambio di rotta scaturisce un nuovo lavoro fatto di immagini a colori e colorate, una galleria di ritratti “di ogni leonessa” nel suo vero habitat naturale”. Un racconto emozionante, a volte struggente di mondi magici, restituiti grazie alla sensibilità e allo sguardo attento e profondo di Broccoli, che commenta:“forse questa visione potrà sembrare irrispettosa di un ambiente che siamo abituati a vedere con il bianco e nero del dolore, dell’angoscia e della disperazione, eppure (almeno in questo caso) se avessi mantenuto anch’io questa impostazione avrei mancato di rispetto a tante persone che quotidianamente dedicano anima e corpo non a far sì che persone disabili sopravvivano fino al giorno seguente, ma aiutandole a vivere una vita dignitosa e felice entro i limiti posti da traumi e malattie insondabili. Mancherei di rispetto infine a quelle stesse persone che, pur vivendo in prima persona le conseguenze di tali handicap, in questi tre anni mi hanno insegnato ad accettare il dolore come una tappa e a cogliere la gioia anche negli anfratti più segreti dell’anima” – conclude.
“Jacopo” di Marco Ponzianelli
Con l’anno nuovo il progetto espositivo prosegue con il lavoro di Marco Ponzianelli che racconta l’autismo attraverso Jacopo, un bambino affetto da questo disturbo. Per realizzare il progetto Marco ha trascorso un lungo periodo assieme a Jacopo e a sua madre Rita “una donna-roccia, che non può permettersi di mollare e procede nella vita con la determinazione e la dignità di chi sa esattamente in che direzione andare”.
Ci vuole tempo, molto tempo – racconta il fotografo – per riuscire a raccontare senza che i soggetti fotografati si accorgano che ci sei tu, con la macchina fotografica”.
Come spiega Francesca Boschetti “nell’immaginario collettivo la dimensione abitata da chi soffre di autismo è muta e inaccessibile. Trovare una via d’accesso a quella dimensione lontana sembra un’impresa impossibile, ancor di più entrare in contatto con chi la vive. Le fotografie che Marco Ponzianelli ha scattato a Jacopo testimoniano che un modo per varcare quella soglia c’è, a condizione di avere tra i propri strumenti del mestiere, oltre alla macchina fotografica, anche la mancanza di urgenza e la capacità di stare accanto, senza scopi imminenti, senza pressioni, abbandonando la frenesia che domina normalmente le nostre vite”.
La dignità che racconta Marco Ponzianelli è quotidiana, legata ai piccoli rituali di ogni giorno “e proprio per questo ha un valore assoluto, universale: perché testimonia la vita così come si svolge, mentre si svolge, nonostante tutto, tra piccole grandi vette da conquistare, sorrisi inattesi e inestimabili traguardi raggiunti” – chiosa Boschetti.