BARI – E’ morta a Bari, dove era nata il 25 marzo 1935 (o forse nel 1925, ma questo è rimasto un segreto per tutta la sua vita), la fotografa delle dive Chiara Samugheo (vero nome Chiara Paparella), dopo una lunga vita professionale trascorsa tra Milano, Napoli, Roma e Nizza.
Dalla cronaca nera al jet set internazionale
La fotografa arriva a Milano nel 1953 dove inizia a frequentare il mondo della cultura, diventando amica di Enzo Biagi, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Giorgio Strehler.

Tenta dapprima la professione di giornalista di cronaca nera, per poi diventare assistente di Federico Patellani, uno dei fotografi più importanti di quegli anni.
Nel corso del tempo si specializza nel ritratto e comincia a realizzare servizi fotografici per periodici internazionali, copertine di riviste, diventando negli anni ’50 la fotografa di decine di star internazionali, da Liz Taylor a Monica Vitti, da Shirley MacLane a Sophia Loren, Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida.
Alla metà degli anni ’50 conosce Pasquale Prunas, fondatore della rivista culturale “Sud” e successivamente suo compagno di vita, che le suggerisce di trasformare il suo cognome in Samugheo dal nome di un villaggio sardo. Sempre Prunas la coinvolge nella redazione di una nuova rivista, “Le Ore” un periodico sullo stile di “Paris Match“.
Insieme ai celebri scatti degli anni ’50 di gusto neorealista per“Le Ore”, la fotografa si dedica anche alla ricognizione sulle masserie pugliesi e poi la Sardegna, New York, il Brasile, e infine il jet set politico e artistico.
Giocando sull’essenzialità delle linee, sui contrasti cromatici forti, su sontuose acconciature, la fotografa rinnova in modo eclatante il ritratto di studio, che diventerà un modello per la successiva fotografia di moda e cinema degli anni ’80. Samugheo riesce a restituire al corpo-oggetto delle dive una femminilità e una personalità reali, qualcosa di intimo, in contrapposizione all’ambiente effimero costruito intorno ai loro corpi.
L’Archivio al Csac di Parma
Dal 1995 Samugheo ha consegnato un archivio, composto da 13.124 stampe, 126.928 diapositive, 11.899 negativi, 14 frammenti di pellicola cinematografica, 156 disegni di Pasquale Prunas, 3 album fotografici, 1.287 buste estratti, 12 volumi rilegati rivista “Le Ore”, al Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma.
E provengono proprio dall’Archivio le fotografie esposte ad Avellino lo scorso anno, nella personale a cura di Gianluca Marziani, con scatti dedicati a Raffaella Carrà che, dal ’66 al ’79, la scelse come fotografa personale. “Chiara Samugheo – nelle parole di Marziani – ha inventato l’anima fotografica di Raffaella Carrà. Ne ha captato l’energia aerobica da performer trasformista. Ne ha colto lo spirito scultoreo da Pop Queen che anticipava il camp. Ne ha vissuto il ciclo camaleontico di outfit, gesti e parole rumorose. Un dialogo unico tra due donne speciali. Una relazione privilegiata che si è incisa nelle cronache culturali.”