BOLOGNA – Unico centro di riferimento al mondo di fotografia dell’industria e del lavoro, la collezione della Fondazione Mast, che ha sede a Bologna, conta più di 6000 immagini e video di celebri artisti e maestri dell’obiettivo. Nei primi anni 2000 la Fondazione Mast – MAST è la traduzione del termine inglese “albero maestro” e l’acronimo di Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia; due concetti che raccontano la missione della Fondazione – ha creato appositamente questo spazio dedicato alla fotografia dell’industria e del lavoro con l’acquisizione d’immagini da case d’asta, collezioni private, gallerie d’arte, fotografi, artisti.

Il materiale della Fondazione Mast, che già raccoglieva quello altrettanto prezioso prodotto negli stabilimenti di Coesia fin dai primi del ‘900, abbraccia opere del XIX secolo e inizio XX attraverso un processo curato da Urs Stahel. Sthael a Winterthur, città della Svizzera tedesca, ha fondato insieme all’editore Walter Keller e al collezionista e mecenate George Reinharti il Museo della fotografia. Dal 2013 Urs Stahel è responsabile delle attività espositive della Fondazione MAST di Bologna, oltre che autore, consulente e docente presso l’Accademia di Belle arti e l’università di Zurigo.
LA COLLEZIONE MAST Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia è la prima esposizione scelta dei tesori della fondazione: oltre 500 immagini, video compresi, di 200 grandi artisti italiani e internazionali, nonché creatori anonimi. Tra gli artisti in mostra: Paola Agosti, Richard Avedon, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Margaret Bourke-White, Henri Cartier-Bresson; Thomas Demand, Robert Doisneau, Walker Evans, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, André Kertesz, Josef Koudelka; Dorotohea Lange, Erich Lessing, Herbert List, David Lynch, Don McCullin, Nino Migliori, Tina Modotti, Ugo Mulas; Vik Muniz, Walter Niedermayr, Helga Paris, Thomas Ruff, Sebastiao Salgado, August Sanders, W. Eugene Smith; Edward Steichen, Thomas Struth, Carlo Valsecchi, Edward Weston.
BRIAN GRIFFIN Addetta al magazzino (con olio che le cola dalle mani) PETER FRASER Robotic Arm with seven degrees of movement
La mostra è stata strutturata in 53 capitoli dedicati ad altrettanti concetti illustrati dalle opere rappresentate. La forma espositiva è quella di un alfabeto che si snoda sulle pareti dei tre spazi per mettere in rilievo concetti significativi che vanno dall’A di “Abandoned” (Abbandonato) fino a W di “Waste” (Spreco), “Water” (Acqua) e “Wealth” (Ricchezza). L’alfabeto lessicale fa luce sul senso di ogni immagine.“L’’alfabeto nasce per mettere insieme –spiega Urs Stahel nella conferenza stampa di presentazione dell’avvenimento – incroci tra lo sguardo lontano e quello vicino, testi e momenti dello scatto, portando l’attenzione all’interno delle opere. Questi 53 capitoli rappresentano altrettante isole tematiche, nelle quali convivono vecchi e giovani. Ricchi e poveri, sani e malati, aree industriali e villaggi operai. I paesaggi cupi caratteristici dell’industria pesante contrastano con gli scintillanti impianti high-tech, il duro lavoro manuale e la maestria artigianale trovano il loro contrappunto negli universi digitali, nell’elaborazione automatizzata dei dati. Alle manifestazioni di protesta contro il mercato e il crac finanziario si affiancano le testimonianze visive del fenomeno migratorio e del lavoro d’ufficio”.

The MAST Collection documenta il progresso tecnologico e lo sforzo analogico del settore industriale e della fotografia; oggi rappresentato dai dispositivi digitali ultra leggeri, capaci di documentare, stampare e condividere il mondo in immagini digitali e stampe 3D. Per arrivare all’alta tecnologia, alle reti generative delle immagini e alla post-post modernità, ovvero a una sorta di contemporaneità 4.0. Dalla copia della realtà alle immagini generate dall’intelligenza artificiale.
Ma soprattutto questo alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia offre un discorso poeticamente profondo, e per questo emozionante, sulla storia e sulla memoria del lavoro moderno, contemporaneo e anche futuro, un diario dell’adattamento umano ai cambiamenti della produttività, una testimonianza della differenza tra fatica per pura sopravvivenza e impegno creativo che migliora la vita. Affresco fotografico sull’uomo e il suo bisogno di produrre per ragioni e situazioni le più variegate possibili e immaginabili, che spinge alla riflessione.
Vademecum
LA COLLEZIONE MAST Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia
Fino al 22 maggio 2022
10.02—22.05.2022
MARTEDÌ–DOMENICA, ORE 10-19
INGRESSO GRATUITO
Fondazione MAST
via Speranza 42
I-40133 Bologna