ROMA – È stata inaugurata sabato 5 marzo, nel cuore di Roma, presso la Art G.A.P Gallery “AssenzA”: la personale di Maurizio Gabbana, fotografo milanese, noto nel panorama artistico internazionale per la sua vocazione figurativa.
In esposizione, a ingresso libero sino al 25 marzo, il cosiddetto “Ciclo dei bianchi”, dove l’artista affronta l’istanza dello svuotamento dell’uomo, ridotto quasi a ombra, con l’intento di sottolineare la mancanza valoriale e di vitalità, che sembra investire l’umanità contemporanea. Una riflessione nata durante l’isolamento forzato del primo anno di pandemia da Sars Cov-2, che ha favorito questa profonda analisi sull’essenza umana tradotta nella scelta metodologica di interpolare fotografie scattate in ogni angolo del globo, per ridurle a mere immagini “metafisiche”: ombre e contorni privi di forma. Un annichilimento che, però, è anche foriero di un’istanza di rinnovamento, come sottolinea la predominanza del bianco che invade gli ambienti e i corpi, rivelandone la profondità ontologica. Chiarisce questo aspetto la curatrice della mostra, Annalisa Di Domenico: «Lo straniamento che ci assale al primo sguardo, nell’ammirare l’opera di Gabbana, rivela, in verità, la profonda necessità dell’artista di riprodurre e riscoprire nuovi aspetti della realtà: l’effetto di luce esprime l’assenza che contiene in sé l’auspicio di una ricostruzione ex novo».
Ed è proprio di speranza che si ha maggiormente bisogno in questo tempo di guerra, mentre si assiste a un appello alla pace globale in tutte le piazze del mondo, per scuotere le coscienze degli animi più sensibili tra i quali spiccano esponenti dell’arte e della cultura internazionale. E non è da meno, Maurizio Gabbana, considerato dal critico Andrea Dusio: “un vero e proprio esponente del pittoricismo fotografico”, paragonando i suoi scatti ai “Paesaggi anemici” di Mario Schifano. E così, infatti, afferma l’artista: «Mi schiero contro Putin e tutti i guerrafondai, da Oriente a Occidente, di qualsiasi bandiera e credo, a favore della pace, dalla parte dei più deboli, donne e bambini senza più una casa e una patria. E proprio a loro, tramite l’associazione CAF, che accoglie e cura i bambini in difficoltà, ho riservato i proventi del libro “Assenza” che riproduce in 144 pagine, 70 scatti, compresi quelli esposti qui».

E in una sorta di premonizione, già prima dell’invasione russa in Ucraina, Gabbana ha scelto come emblema di questa personale romana uno scatto di luce, rappresentativo della pace universale; nell’opera viene riprodotto un incrocio stradale: a sinistra, il murales evocativo di Bansky con una bambina che perde il palloncino a cuore, proprio a ridosso di un portone accanto a una donna intenta a guardare il cellulare, che neppure la nota; mentre a destra, campeggia la riproduzione del simbolo della pace, corredato da fiori e dal motto sessantottino: “peace and love”. «Uno scatto evocativo di pace – illustra l’autore – che rappresenta la contrapposizione tra emozioni e realtà, esprimendo il predominio della tecnologia che isola dai sentimenti, con un invito sotteso alla riscoperta di una pace che sia esteriore, ma soprattutto interiore».

Ed è appunto, in questo anelito iconico metafisico, quasi dechirichiano, che si scorge la necessità, per l’autore, di una riscoperta di Dio e del senso della vita che si traduca in un vero rinnovamento spirituale e fattivo dell’uomo.
Vademecum
Dal 5 al 25 marzo
AssenzA di Maurizio Gabbana
in mostra a Roma presso la Galleria Art G.A.P di Via Santa Maria in Monticelli 66,
ingresso libero, nel rispetto delle normative vigenti anti Covid-19,
dalle 16.00 alle 19.30 dal lunedì al sabato