ROMA – Arriva a Roma, ai Musei Capitolini, in prestito dal Saint Louis Art Museum il dipinto San Francesco contempla un teschio del maestro spagnolo Francisco de Zurbarán (1598-1664), uno dei più grandi interpreti, insieme a Diego Velázquez e Bartolomé Esteban Murillo, della pittura spagnola del cosiddetto «Siglo de Oro».

FRANCISCO DE ZURBARÁN
San Francesco contempla un teschio, olio su tela, 1635 ca., Saint Louis, Saint Louis Art Museum
Il progetto espositivo “Zurbarán a Roma. Il San Francesco del Saint Louis Art Museum tra Caravaggio e Velázquez” è curato da Federica Papi e Claudio Parisi Presicce, organizzato da Zètema Progetto Cultura e promosso Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
L’opera e l’allestimento
La straordinaria opera è stata allestita nella Sala Santa Petronilla, in dialogo con due tele di Caravaggio: la Buona Ventura e il San Giovanni Battista e con il Ritratto di Juan de Córdoba di Diego Velázquez: quattro capolavori, dunque, eseguiti nell’arco di circa cinquant’anni, il cui accostamento offre una riflessione sull’arte dei tre protagonisti della pittura seicentesca.
San Francesco contempla un teschio era in origine parte di di una pala d’altare (retablo) conservata nella chiesa carmelitana del collegio di Sant’Alberto a Siviglia, nonostante le dimensioni contenute, costituisce una delle raffigurazioni più affascinanti del fraticello d’Assisi.
Il santo, vera e propria ossessione pittorica dell’artista (che ripete il soggetto in altri lavori nel corso della sua attività), è raffigurato in piedi, con il caratteristico abito dei cappuccini mentre contempla un teschio che tiene tra le mani. L’aspetto severo e monumentale della composizione è accentuato dal forte rigore geometrico, dalla verticalità del cappuccio e delle pieghe della veste che cade dritta fino a terra lasciando scoperte soltanto le punte delle dita dei piedi scalzi. Il dialogo silenzioso tra il santo e il cranio simboleggia il passaggio dalla vita alla morte alludendo alla fragilità dell’esistenza umana, un tema ricorrente nell’arte barocca spagnola e in generale in quella della Controriforma.
Lo stile austero di Zurbarán
Lo stile di Zurbarán, rigorosamente geometrico, si caratterizza per la sua austerità in cui le luci e le ombre assumono un valore simbolico e spirituale. Il contrasto tra l’oscurità degli sfondi e la luce dei primi piani, la monumentalità e allo stesso tempo il naturalismo, ha ispirato per lui definizioni quali: pittore mistico, metafisico, onirico, magico e il soprannome di “Caravaggio di Spagna”, riferitogli per primo dal biografo spagnolo Antonio Palomino nelle sue Vite degli artisti del 1724.
Proprio sull’uso della luce si incentra il confronto tra il San Francesco del Saint Louis Art Museum e i Caravaggio e il Velázquez della Pinacoteca Capitolina, che mette in evidenza le affinità ma anche le differenze. Se infatti il rapporto tra forma, spazio, tempo e luce rappresenta il comune denominatore, molto diversa è la scelta pittorica e l’interpretazione simbolica che ognuno ne diede.
Le opere di Zurbarán conservate in Italia sonno rarissime (soltanto a Firenze e a Genova) e l’unica mostra dedicata al pittore sul territorio nazionale è stata allestita a Ferrara nel 2013, dove peraltro il dipinto di Saint Louis era assente.
MICHELANGELO MERISI DA CARAVAGGIO (1571-1610) San Giovanni Battista, 1602, olio su tela, cm 129 x 94, Roma, Musei Capitolini, inv. PC 239
DIEGO RODRÍGUEZ DE SILVA Y VELÁZQUEZ (1599-1660) Ritratto di Juan de Córdoba, 1650 ca., olio su tela, cm 67 x 50, Roma Musei Capitolini, inv. PC 62

Vademecum
Zurbarán a Roma.
Il San Francesco del Saint Louis Art Museum tra Caravaggio e Velázquez.
Musei Capitolini – Pinacoteca – Sala di Santa Petronilla
Piazza del Campidoglio, 1
Orari tutti i giorni 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima).
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)