ROMA – Riapre dopo due anni di restauri, dal 18 al 20 marzo, la Basilica sotterranea di Porta Maggiore (I secolo dopo Cristo), per presentare ai visitatori la nuova illuminazione e i nuovi restauri, prima di iniziare un altro cantiere per la sua conservazione.
L’edificio
Venuto alla luce il 23 aprile 1917 in seguito a un cedimento della linea ferroviaria Roma-Cassino, a circa 9 metri sotto il livello dell’attuale via Prenestina, l’edificio è un esempio eccezionale se non unico dell’architettura della età imperiale.
Non avendo subito i pesanti rimaneggiamenti tipici della maggior parte delle costruzioni della Roma antica, la Basilica si è conservata così come era stata progettata e realizzata, con una sontuosa decorazione musiva, pittorica e a stucco. Il suo fascino è anche dovuto al mistero sulla sua funzione: è stata infatti interpretata come luogo di culti orfici oppure come edificio funerario.
“La Basilica – ha detto infatti Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma – è un luogo unico al mondo per la sua natura sotterranea, resa ancor più affascinante dal mistero sul suo uso. Da oltre un secolo archeologi e storici discutono se si tratti della sede di culti misterici o di un monumento funerario, ma le due funzioni potrebbero aver convissuto”.
La nuova illuminazione
Il rapporto con la luce naturale che penetrava dal lucernario del vestibolo è alla base di un progetto di illuminazione che suggerisce una serie di chiaroscuri tra i bassorilievi a stucco e i volumi architettonici. La nuova illuminazione suggerisce anche il colore azzurro dell’abside, in origine dipinto con un pigmento molto costoso, la fritta egizia che venne asportata già in antico. Realizzato con luci a led di vari colori e gradazioni, l’impianto restituisce con consumi ridottissimi una luce tenue tipica degli ambienti sotterranei. La nuova illuminazione è stata realizzata su progetto di Anna De Santis, Carolina De Camillis e Riccardo Fibbi.
Gli interventi di conservazione
Per la natura ipogea del monumento, sulla decorazione della Basilica si creano periodicamente efflorescenze, macchie di carbonatazione, patine di microrganismi. Il nuovo restauro ha interessato la parete d’ingresso e i pilastri della navata sinistra, nonché la parte inferiore del vestibolo, affrescata su uno sfondo di colore rosso morellone. Riemergono così le pitture di figure umane, animali e paesaggi della più raffinata arte dell’età Giulio-Claudia. Il restauro è stato curato da Chiara Scioscia Santoro della Soprintendenza e da Mariangela Santella.