ROMA – Nuovo blitz di Laika, la street artist che sempre più spesso interviene su temi di stringente attualità con i suoi “poster” che ci invitano a riflettere, a non girare la testa dall’altra parte, ad aprirci al prossimo, superando la nostra indifferenza, invitando anche le Istituzioni a farlo.
L’ultimo intervento di Laika è stato realizzato a Przemyśl, città polacca al confine con l’Ucraina, uno dei luoghi simbolo dell’accoglienza. L’opera è intitolata “COME WITH ME – ALL REFUGEES WELCOME” e ritrae una donna rifugiata ucraina che fugge insieme al suo bambino dalla guerra e porta con sé una rifugiata siriana e una bambina africana.
“L’Europa, di fronte ad una delle crisi umanitarie più importanti in termini numerici dalla Seconda Guerra Mondiale – spiega l’artista – ha, in pochissimo tempo, messo in moto una macchina dell’accoglienza perfetta. Circa 4,4 milioni (stime del 9 aprile) di persone sono fuggite dall’Ucraina in meno di due mesi. Varcato il confine hanno ricevuto accoglienza, solidarietà, amore, cibo, un posto sicuro dove dormire, una nuova vita, un visto facilmente rinnovabile, giocattoli per i bambini, psicologi per i traumi provocati del conflitto. Per la prima volta ho visto un’Europa unita nei valori della solidarietà, dell’accoglienza. Dell’umanità”.
Apparentemente dunque tutto a posto, tutto perfetto. Ma così non è, fa notare Laika. “Purtroppo – evidenzia – è difficile non riscontrare una disparità di trattamento nei confronti di altri rifugiati che scappano da altre guerre ugualmente atroci e sanguinose. La Polonia, che accoglie più di un milione di profughi ucraini, da mesi, al confine con la Bielorussia, respinge quelli provenienti da Afghanistan, Iraq e Pakistan, costringendoli a vivere (e morire) nei boschi, in una striscia di terra larga appena 100 metri, senza alcun riparo.
Laika dunque insiste sul concetto di uguaglianza, ricordando anche i flussi migratori dell’intera rotta balcanica e del Mediterraneo, “non riusciamo ad aiutarli. Non vogliamo aiutarli. Questo fa pensare che per l’Europa esistono esseri umani di serie A e di serie B”.

“Da settimane – dice – poi arrivano notizie di cittadini asiatici e africani che non riescono a lasciar l’Ucraina. Non scappano forse anche loro dalla stessa guerra? Due pesi e due misure, poi, anche per chi si occupa di accoglienza: se operi al confine ucraino sei un eroe, se lo fai a Ventimiglia un trafficante”.
“Non ho affisso quest’opera per fare sterile polemica. – Chiarisce l’artista – Ogni poster affisso in zone di confine, come quello bosniaco, sono un appello. Lo rivolgo alle istituzioni europee e ai singoli governi: chi fugge da un conflitto, da miseria, disastri naturali e violazioni dei diritti umani ha lo stesso diritto di essere accolto ed inserito progressivamente nella società. Ne siamo capaci – adesso abbiamo le prove. Applichiamo un principio fondamentale. Quello dell’uguaglianza – conclude, aggiungendo che l’opera è dedicata ad “Andrea Costa, di Baobab Experience, e a tutti coloro sotto processo perché salvano vite”.