VENEZIA – Con una presenza femminile record, pari all’80%, con 191 artiste e 22 artisti (26 sono gli italiani), provenienti da 58 nazioni, ha preso il via, sabato 23 aprile, la 59esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, curata da Cecilia Alemani con il titolo “Il latte dei sogni”, dove fino a domenica 27 novembre 2022 troveranno spazio 1.433 tra opere e oggetti.
Fin dalle prime ore di sabato mattina una folla ha invaso gli spazi tra l’Arsenale e i Giardini, in un’edizione contraddistinta dall’assenza della Russia, dalla dedica speciale all’Ucraina e da molti temi attuali sui quali riflettere.
Cecilia Alemanni, a proposito della presenza femminile, ha commentato: “Il rischio più grande è che la definiscano la Biennale delle donne. Ma poi, che cosa significa? Per decenni e decenni nessuno l’ha mai chiamata la Biennale degli uomini!”
“Quest’edizione della Biennale è davvero importante – Ha invece commentato il Ministro della Cultura, Dario Franceschini – segna la ripartenza dopo il periodo difficile della pandemia e come dimostra il numero di prenotazioni già arrivate, sarà di grande successo”.
I Leoni d’Oro
L’artista americana Simone Leigh (1967, Chicago) è la vincitrice del Leone d’Oro per la miglior partecipazione, alla Biennale Arte 2022, con “Sovereignty” . Nella motivazione della giuria si legge: “La monumentale scultura all’ingresso dell’Arsenale è rigorosamente ricercata, realizzata con virtuosismo, potentemente suggestiva”. A consegnare il premio è stato presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. L’opera è appunto una scultura di grandi dimensioni che apre la visita all’Arsenale.
Alla Gran Bretagna, invece, è stato consegnato dal Ministro della Cultura, Dario Franceschini, il Leone d’Oro per la miglior partecipazione nazionale con il padiglione “Feeling Her Way“, ai Giardini. A ricevere il riconoscimento, oltre all’artista inglese Sonia Boyce anche il commissario del Padiglione della Gran Bretagna, Emma Dexter, e la curatrice Emma Ridgway. “Sonia Boyce – si legge nella motivazione – propone un’altra lettura delle storie attraverso il suono. Lavorando in collaborazione con altre donne nere, svela una moltitudine di storie rimaste inascoltate. Boyce propone un linguaggio molto contemporaneo nelle forme frammentate che lo spettatore ricostruisce attraverso la sua esperienza nel padiglione. Vengono poste importanti questioni di prova in opposizione alla perfetta sintonia, così come le relazioni tra le voci in forma di coro, a distanza e in diversi punti della mostra”.
I riconoscimenti sono stati assegnati nella mattina di sabato 23 aprile dalla giuria internazionale, presieduta da Adrienne Edwards (Usa) e composta da Lorenzo Giusti (Italia), Julieta González (Messico), Bonaventure Soh Bejeng Ndikung (Camerun) e Susanne Pfeffer (Germania), nel corso della cerimonia di premiazione e inaugurazione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte. A fare gli onori di casa, nella Sala delle Colonne a Ca’ Giustinian, il presidente della Biennale Roberto Cicutto e la curatrice Cecilia Alemani. Alla cerimonia è intervenuto il vicesindaco del Comune di Venezia che ha consegnato il Leone d’Argento ad Ali Cherri, libanese, premiato come miglior giovane artista presente alla Mostra. Rispetto alla sua opera la giuria ha affermato: “una presentazione interdisciplinare e stratificata che porta la meditazione su terra, fuoco e acqua da una prospettiva costruttiva a una dimensione mitologica, rispecchiando la mostra stessa ‘Il Latte dei Sogni’ nel suo aprirsi ad altre narrazioni che si discostano dalla logica del progresso e della ragione”.
Nel corso della cerimonia sono stati consegnati anche i Leoni d’Oro alla Carriera all’artista tedesca Katharina Fritsch e alla cilena Cecilia Vicuña. Menzioni speciali, infine, alle artiste Shuvinai Ashoona, per la critica al colonialismo e Lynn Hershman Leeson, per la sua indagine su questioni cyborg. Stesso riconoscimento per i padiglioni della Francia, “per lo scambio di idee e la solidarietà, come l’idea di costruire comunità nella diaspora. Per aver esaminato la complessa storia del cinema oltre l’occidente e le molteplici storie di resistenza nel suo lavoro”, e dell’Uganda, ospitato a Palazzo Fossati, per “la visione, ambizione e impegno al servizio degli artisti che lavorano nel loro paese. Utilizzando materiali scultorei rivestiti di rafia Acaye Kerunen propone la sostenibilità come pratica e non solo come politica o mera astrazione”.