FIRENZE – Un mix di idrolato di arancia amara e di olio essenziale di corteccia di cannella, è questa la tecnica “green” individuata e utilizzata dai microbiologi dell’Università Cattolica – Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs per il restauro di una preziosa tela del ‘500, condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Il dipinto sottoposto a questo inusuale trattamento è “Il Silenzio” di Jacopo Zucchi che, insieme ad altre otto opere, orna il soffitto ligneo della Terrazza delle Carte Geografiche della Galleria degli Uffizi, recentemente riaperta al pubblico.
Nuove ricerche per restauri che utilizzino sostante chimiche non dannose
Da qualche anno sono in corso degli studi per individuare tecniche di restauro alternative, ugualmente efficaci ma meno aggressive, sia per le opere che per i restauratori. Le ricerche incentrate su alcuni oli essenziali e idrolati, prodotti di origine naturale noti per la loro spiccata azione anti-batterica e anti-fungina, si stanno rivelando molto preziose in tal senso.
“Il Silenzio – spiega in una nota la microbiologa Maura Di Vito, ricercatrice in Microbiologia e Microbiologia clinica presso l’Università Cattolica, campus di Roma – presentava una colonizzazione da biodeteriogeni fungini sulla parte posteriore della tela. Con la dottoressa Debora Minotti, restauratrice, la dottoressa Daphne De Luca, restauratrice e docente a contratto dell’Università di Urbino e la professoressa Francesca Bugli, mia collega, stiamo portando avanti da anni delle ricerche sull’impiego degli oli essenziali e degli idrolati nei restauri. Avendo già completato tutta la sperimentazione in vitro e verificato l’efficacia di queste sostanze su alcune tele dipinte antiche, abbiamo chiesto le opportune autorizzazioni alla Direzione degli Uffizi per utilizzare questo ‘trattamento’ su ‘Il Silenzio’, una tela del 1572 dipinta da Jacopo Zucchi, pupillo di Giorgio Vasari. La proposta di restauro ‘green’ e’ stata accolta positivamente, cosi’ siamo partite con un lavoro in tandem tra Roma e Firenze”.

Per tipizzare a livello diagnostico i patogeni, sono stati prelevati dei campioni sia dal retro che dalla parte anteriore della tela di Zucchi, che sono stati spediti a Roma, presso il Laboratorio di Microbiologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, diretto dal Professor Maurizio Sanguinetti, Ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica, campus di Roma, dove sono stati messi in coltura e tipizzati.
Dopo “la diagnosi” si è proceduto con l’intervento sul dipinto. L’opera è stata alloggiata in una speciale “camera”, per essere poi adagiata su una tavola riscaldante e aspirante per le prime ore; successivamente è stata lasciata tutta la notte nell’ambiente chiuso della camera. Il riscaldamento è servito a far entrare i funghi nella fase di replicazione e permettere al trattamento di agire al meglio neutralizzando i biodeteriogeni. Il giorno successivo è stato rimosso tutto e la tela è stata fatta asciugare.
“Si è trattato di un approccio pionieristico nel campo del restauro di opere antiche con l’uso degli oli essenziali e degli idrolati. – Ha sottolineato il professor Sanguinetti – Questo studio può aprire la strada a future nuove applicazioni sulle molteplici opere d’arte patrimonio dell’umanità che siano contestualmente efficaci sull’opera e sicure per l’operatore“.
“Le Gallerie degli Uffizi – ha affermato il direttore del museo Eike Schmidt – sono orgogliose di lavorare sui fronti più all’avanguardia della ricerca scientifica”.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica “Journal of Fungi”.