GENOVA – Far conoscere Israele attraverso la sua arte è l’obiettivo della mostra “Israel Landscape”, ospitata dal 10 maggio al 30 giugno 2022 presso il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova.
L’esposizione, curata da Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul con la collaborazione di Maya Katzir, addetta culturale dell’Ambasciata di Israele in Italia, attraverso circa 60 opere di 30 artisti offre un’ampia visione della scena artistica e culturale di Israele. Gli artisti sono stati selezionati perché accomunati da un impegno creativo volto alla valorizzazione di Israele, con il ricorso a tecniche diverse: dalla pittura alla fotografia, dalla scultura al ricamo, dal disegno alla videoarte.
Un quadro tanto più variegato se si considera che sono presenti in mostra non solo artisti nati in Israele, ma anche provenienti da diverse parti del mondo ed emigrati in questa terra, che meglio di ogni altra rappresenta un importante luogo di aggregazione e incontro.

Alcuni di essi hanno descritto uno spazio per lo più fisico, come i paesaggi sfumati di Eti Yacoby e Zavi Apfelbaum (nate in Israele), le atmosfere quasi naïf di Shai Azoulay (nato in Israele), Arie Berkowitz (nato in Romania) e Rona Boyarski, le fotografie di Diane Henin Safra (nata in Italia), Yair Barak (nato in Israele) e di Sharon Zindany (nata in Israele) con Avi Kaiser (nato in Israele) e Sergio Antonino (nato in Italia) o le vedute cittadine di Michal Servadio Ilan (nata in Israele), Anna Lukashevsky (nata in Lituania), Assaf Gam Hacohen (nato in Israele), Ami Shinar (nato in Israele) e Boaz Noy (nato in Israele), la natura urbana di Suly Bornstein Wolff (nata in Brasile), i particolari delle strade di Chana Goldberg (nata in Israele) o la tradizione dei tappeti di Fatma Shanan (nata in Israele da famiglia drusa).
Altri hanno dato una loro visione onirica di Israele, come la manipolazione fotografica di Avner Bar Hama (nato in Marocco).
Altri ancora hanno dato il loro speciale punto di vista sull’aspetto antropico, come le eteree e delicate fotografie di Avivit Segal (nata in Israele), le coloratissime scene di Zoya Cherkassky-Nnadi (nata in Ucraina), le mani di religioni ed etnie diverse che si intrecciano di Ronit Keret (nata in Israele), il picnic al parco di Michal Mamit Worke (nata in Etiopia), i ricami densissimi di particolari di Nouli Omer (nata in Israele), la fotografia di Purim al Muro del Pianto di David Kassman (nato in Israele) o i personaggi vivacissimi che animano i layer di David Gerstein (nato in Israele da famiglia polacca). Per finire le pecore in resina di Smadar Har-Ziv (nata in Israele) e i video Krav Magen di Yael Florentine Kurland e Her Way di Shani Avivi (entrambe nate in Israele).

«Diversità è forse la parola che meglio illustra le caratteristiche non solo di Israele, ma anche dei suoi abitanti – sottolinea Ermanno Tedeschi – L’espressione creativa israeliana prende vita dalla commistione di diverse culture, dalle loro abitudini e dalla loro storia, ed è proprio questo il punto di maggiore forza dell’arte locale, che presenta da un lato una ricerca legata alla tradizione e dall’altro uno sperimentalismo poliedrico».
«Il paesaggio israeliano – spiega Vera Pilpoul – è rappresentato da vari punti di vista, come diverse sono le origini degli artisti: molti di loro sono immigrati. La dura luce israeliana ha un grande impatto sul loro modo di percepire il paesaggio. La presenza della natura, i paesaggi urbani, la diversità delle persone rappresentano l’incrocio tra est e ovest, tra urbanità e natura selvaggia, tra tradizione e immaginario, sia concretamente che simbolicamente».
«Guidati dallo spirito di responsabilità – dice Maya Katzir – abbiamo scelto di esporre un’accurata selezione di artiste e artisti provenienti da differenti settori della società israeliana odierna per far conoscere al pubblico italiano e internazionale la vivace e variegata scena culturale del nostro Paese. Infatti il titolo scelto per la mostra, “Israel landscape”, è un invito rivolto a tutti coloro che illustrano in una maniera o in un’altra le varie sfaccettature del paesaggio israeliano, inteso non solo geograficamente ma anche come paesaggio umano e sociale».