ROMA – Uno stile pittorico unico, ricco di colore e di profondità, quello di Vincenzo Di Biase (Termoli, 1940), professore di Matematica e Fisica per circa 40 anni presso un noto liceo scientifico romano.
Attraverso la sua pittura, ispirata ai mondi di Kandinsky, Mondrain, Pollock, Tancredi, Corpora e Scialoja, Di Biase ha sviluppato un percorso alla scoperta di sé stesso e delle altre sfaccettature di quell’infinito tanto amato e contemplato nello studio della matematica. Una pittura complessa e al tempo stesso istintuale la sua, che ha gettato un ponte tra la razionalità e la magia di due mondi, quello della scienza e quello dell’arte, antitetici e complementari al tempo stesso.
Alla Camera dei Deputati, nella Sala del Cenacolo del Complesso di Vicolo Valdina, viene ospitata, dal 18 maggio al 27 maggio 2022, la mostra “Vincenzo Di Biase”, con circa una trentina di opere che testimoniano il percorso artistico del professore, iniziato alla fine degli anni Settanta, un po’ per passione e un po’ per gioco.
Per Di Biase l’atto del dipingere è un’avventurosa esigenza che viene ad identificarsi nell’elogio del colore – spiega il prof. Gabriele Simongini in un suo testo critico del 1999 – Il quadro diventa un campo di energia vitale, radiante ed in espansione, simile ad un’esplosione di ritmi jazz. (…). Così, il colore per Di Biase è metafora di vita: e, di volta in volta, delicato come un’alba primaverile, impetuoso come una passione sensuale, vivace come uno squillo di tromba, malinconico come una riflessione sulla solitudine umana. E’ inutile chiedersi se vi siano memorie di paesaggi o di eventi o di volti cari, in queste opere, anche se è inevitabile – quasi per ogni artista – una trasfigurazione dell’esperienza simbolica del vissuto. L’unico, vero “soggetto” cantato da Vincenzo con raffinato senso cromatico è la vita dello spirito creativo, che si ripete in modo sempre nuovo”.
“Sono dipinti forse di non immediata lettura – dichiara il prof. Egidio Maria Eleuteri in un suo testo – ma di profonda verità che vanno oltre la consueta dinamica concettuale di espressione pittorica, sono la nitida documentazione di un mondo, quel mondo che le persone libere cercano di recuperare, non solo per viverlo, ma per poterlo lasciare quale eredità alle nostre generazioni future. Ricordando che anche in una certa arte contemporanea, concettuale, informale o di tendenza vi è quell’ “Humus” che poi permette la crescita e quindi il ricordo non solo come nostalgia del passato ma come premonizione dell’avvenire”.
L’esposizione rimarrà aperta dal lunedì al venerdì nei seguenti orari: opening 17 maggio ore 17.30-19.30, dal 18 al 26 maggio ore 11.00-19.30, il 27 maggio ore 11.00-17.00. Interverranno all’opening il prof. Gabriele Simongini e il prof. Egidio Maria Eleuteri.