URBINO – Dopo l’apertura delle prime sei nuove sale all’inizio di aprile e l’inaugurazione della mostra “Federico da Montefeltro e Francesco di Giorgio: Urbino crocevia delle arti” lo scoro 23 giugno scorso, il 14 luglio è stata presentata la completa musealizzazione del secondo piano della Galleria Nazionale delle Marche che ha sede a Palazzo Ducale a Urbino.
All’inaugurazione dell’ala occidentale, con le 8 sale dedicate alla pittura dal Cinquecento al Settecento, al paesaggio, al ritratto, al pontificato Albani e alla Collezione Volponi, hanno preso parte il Direttore Generale dei musei statali, Massimo Osanna e il Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo.


Una musealizzazione resa necessaria dall’incremento delle collezioni della Galleria
L’operazione di ampliamento e razionalizzazione degli spazi museali della Galleria Nazionale delle Marche è stata resa necessaria dall’incremento delle collezioni e, in particolare, dal deposito della ricca collezione della Cassa di Risparmio di Pesaro, che conta circa 200 dipinti, dal Quattrocento all’età contemporanea, tutti di ambito marchigiano, e circa 200 ceramiche la cui produzione – dal Quattrocento in poi.
«Il lavoro di recupero a scopo museale del secondo piano del Palazzo Ducale di Urbino – ha detto il Direttore Generale dei Musei statali, Massimo Osanna – si propone come riferimento e modello per tutto il Sistema Museale Nazionale per la visione progettuale completa e aderente agli indirizzi della museologia contemporanea, che ha preso in considerazione la riqualificazione e l’ampliamento degli spazi, la razionalizzazione delle sale, l’incremento delle collezioni, anche con l’acquisizione delle opere dei depositi della Cassa di Risparmio di Pesaro, fino alle scelte espositive incentrate sulle produzioni artistiche del territorio. E’ un bellissimo allestimento, per il quale mi complimento con il Direttore Luigi Gallo e con tutto lo staff della Galleria nazionale delle Marche».
«Con l’apertura delle nuove sale del secondo piano, spazi prima mai musealizzati – afferma il Direttore Gallo –, si porta a compimento quel processo di riconversione dell’intero edificio a scopo culturale, iniziato proprio con l’istituzione della Galleria Nazionale delle Marche, nel 1912, sotto la direzione di un giovanissimo Lionello Venturi. Oltre ad aumentare gli spazi espositivi e, di conseguenza, la quantità delle opere esposte, l’operazione include nel percorso spazi di grande valenza prima non visibili al pubblico, come il torricino sud, la loggia e la terrazza del Gallo».


Le opere in mostra
Il secondo piano ospita le opere dalla metà del Cinquecento al Settecento. Il percorso prende avvio dalle sale dedicate al Barocci e ai suoi seguaci. Il nucleo delle sue opere si è ulteriormente arricchito in tempi recenti grazie all’iniziativa del MiC 100 opere tornano a casa. Sono entrati (e resteranno per 10 anni) nelle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche, altre due opere di Federico Barocci provenienti dalla Pinacoteca di Brera.
La stessa iniziativa ha arricchito questa sezione del museo di altre tre opere, due di Simone Cantarini e una di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio.


Nelle sale del secondo piano trovano spazio anche le opere di altri artisti attivi in terra marchigiana, come Orazio Gentileschi, o di origine marchigiana, come Francesco Guerrieri e Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato.
Seguono alcune opere degli Zuccari, pittori di Sant’Angelo in Vado, località prossima ad Urbino – parte di proprietà della Galleria Nazionale delle Marche e parte provenienti dal deposito della Cassa di Risparmio di Pesaro – e di Federico Barocci, eccellente pittore urbinate di cui la Galleria Nazionale delle Marche custodisce un ricco nucleo di dipinti e disegni; compresi tra le opere del Cinquecento anche dipinti Tintoretto, Boscoli, Maso da San Friano, Naldini e altri.
Nelle nuove sale del secondo piano, è stata ricollocata anche la Donazione Volponi, la collezione dello scrittore Paolo Volponi donata – in due tranche – alla Galleria Nazionale delle Marche, in memoria prima di Roberto, il figlio del senatore scomparso tragicamente in un incidente aereo, quindi dello stesso Paolo, da parte degli eredi. Tranne per un piccolissimo nucleo di opere del Tre-Quattrocento a fondo oro, la collezione è costituita prevalentemente da opere del Seicento romano con capolavori di Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Guercino, Mattia Preti, oltre ai vari Ribera, Orazio Gentileschi, Battistello Caracciolo e Salvatore Rosa.
La sezione sul Settecento è incentrata sul pontificato di Clemente XI, al secolo Giovanni Francesco Albani, nativo di Urbino e che, per tale motivo, rappresentò per la città marchigiana un momento particolarmente fiorente dal punto di vista culturale e artistico.


L’allestimento del secondo piano prevede anche due sezioni tematiche: una dedicata al paesaggio e una al ritratto. Per le peculiarità proprie del paesaggio del Montefeltro, la prima assume una connotazione particolarmente significativa.
Altre sezioni specifiche, che hanno già trovato posto nelle nuove sale sono il Gabinetto dei Disegni, che offre l’occasione di esporre, oltre a due monumentali cartoni di Domenichino e di Carracci, anche una selezione della raccolta grafica della Galleria Nazionale delle Marche che vedrà alternarsi – tra gli altri – numerosi disegni dello stesso Barocci di cui l’Istituto possiede una ricca selezione.

Poi c’è la Galleria del Pasquino e la sala attigua, che permettono di ammirare una ricca rassegna di ceramiche di cui il Montefeltro fu una terra di eccellente produzione. Questa rassegna è formata parte dalle raccolte della stessa Galleria (che includono anche un nucleo di materiali provenienti dagli scavi effettuati nello stesso palazzo ducale) e da alcuni depositi provenienti da collezioni private oltre ad un ricco nucleo di pezzi della Fondazione della Cassa di Risparmio di Pesaro.
L’ottimizzazione degli spazi dell’intera Galleria Nazionale
Il recupero del secondo piano ha innescato una serie di interventi volti all’ottimizzazione funzionale dell’intera struttura e, in particolare, al netto miglioramento dell’accessibilità e all’adeguamento dei sistemi di sicurezza.

Un nuovo ascensore: ne esisteva uno che rendeva accessibile il primo piano a chi aveva difficoltà motorie, ma la sua collocazione non permetteva di prolungarne la corsa fino al secondo piano. In un punto relativamente vicino al precedente, ne è stato realizzato un altro che permette di raggiungere da questo primo livello, l’altro soprastante.
Questo dispositivo ha permesso anche di risolvere uno snodo particolare del palazzo dove è stato possibile ripristinare l’accesso a uno degli affacci della loggia dei Melaranci (prima preclusa al pubblico) e ricavare un servizio igienico al primo piano che, antecedentemente ai lavori, ne era privo.


Il torricino sud: il recupero di un elemento architettonico di fortissima valenza iconica, ha permesso anche un miglioramento a livello di sicurezza e un arricchimento dei percorsi. Alterato e degradato da un uso improprio e da interventi inadeguati sovrapposti negli anni, il torricino sud ha subito un vero e proprio restauro che, oltre a recuperarne l’uso, ne ha ripristinato i valori spaziali e architettonici originari. Funziona, inoltre, anche come un’ulteriore via di fuga permettendo di raggiungere uno spazio aperto definibile – nella normativa antincendio – come “luogo sicuro”.
La terrazza del Gallo: suggestivo spazio architettonicamente definito da un’elegante loggia rinascimentale che – sempre grazie al torricino – diventa accessibile al pubblico. Sfruttando il torricino – spiega una nota – si crea una vera e propria Promenade Architecturale che, liberata dai vincoli a cui sono sottoposte le sale espositive, permette di godere appieno di una serie di eccezionali elementi caratterizzanti il Palazzo Ducale urbinate. Naturalmente, il torricino sud, sarà percorribile anche verso l’alto fino a potersi affacciare dal caratteristico balcone che si avvolge alla base della cuspide.