FIRENZE – “L’aborigeno del digitale”, così viene definito Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 1940), tra i primi sperimentatori della materia digitale in Italia e artista che ha saputo coniugare natura e artificio, arte e tecnologia, dando vita a creazioni altamente evocative e di grande impatto.
A lui è dedicata la mostra “Emozioni digitali”, ospitata da Tornabuoni Arte a Firenze, che inaugura mercoledì 21 settembre.
Un flusso inarrestabile di immagini tra elementi primordiali, pixel e NFT
“Mi confronto con delle vie nuove ogni volta, e questa via del digitale, che ai miei tempi chiamavamo elettronica, è sempre stata per me un modo di dare vita alla materia” – racconta Plessi a Serena Tabacchi, direttrice e co-fondatrice del MoCDA, Museo d’Arte Contemporanea Digital Art, Londra, nell’intervista pubblicata nel catalogo, realizzato appositamente per questa occasione. – “Mentre tutti dipingevano o facevano sculture, io pensavo a come il canale televisivo si potesse plasmare, grazie ai suoi pixel e alla sua immateriale consistenza.”
Nelle sue opere, tuttavia, il digitale convive costantemente con elementi primordiali quali l’acqua, il fuoco, i fulmini, la terra, in un flusso inarrestabile di immagini. Il tutto sempre basato su una metodologia di lavoro molto precisa e rigorosa, come testimoniano i progetti su carta degli anni Settanta, esposti al primo piano della galleria.


“Ogni opera è frutto di un lungo lavoro – spiega la storica dell’arte Sonia Zampini nel testo NATURA MANIFESTA, sempre in catalogo – che si basa su disegni preparatori a cui Plessi dedica particolare attenzione. Studi di annotazioni grafiche e cromatiche, creano una fitta selva di osservazioni strutturate e concrete a cui affidare lo sviluppo della successiva opera, intesa come visione tangibile del progetto iniziale. I video riprenderanno successivamente questa ideale struttura a foglio o composizione a più fogli che, con misure aumentate, si definiranno come delle finestre ideali in grado di mostrare una condizione che si pone oltre la fisicità che la contiene, una sorta di filtro tra due ipotetici mondi e visioni.”
Al piano inferiore, la mostra prosegue con i lavori video più recenti, divisi per temi, in una sequenza che restituisce agli spettatori l’essenza degli elementi ritratti: dalla fluidità e la forza dell’acqua che scorre e travalica i perimetri tangibili dell’opera, al bagliore dei lampi che illuminano brevemente il buio della notte, all’incandescenza del fuoco che si manifesta anche nella striscia segnata dal passaggio della lava.


Una sezione è dedicata agli NFT, una collezione che l’artista ha creato negli ultimi anni, i cui soggetti rimangono quelli della Natura, e che completa la sua produzione artistica. Plessi che, come già sottolineato, è uno sperimentatore, non si sottrae al fascino dall’evoluzione che l’unicità del digitale e l’utilizzo della tecnologia blockchain comportano, attualizzando ulteriormente il suo linguaggio.
Il catalogo, a cura di Tornabuoni Arte, oltre ai testi di Serena Tabacchi e Sonia Zampini presenta la ripubblicazione de L’arte di Fabrizio Plessi di Achille Bonito Oliva, tratto dalla mostra Plessi Videocruz al Museo Espanol de Arte Contemporaneo, Madrid, 1990, e The Art of Fabrizio Plessi di John G. Hanhardt, scritto per la mostra Fabrizio Plessi, Guggenheim Museum Soho, New York, 1998.
La mostra resterà aperta fino al 18 novembre 2022.
L’installazione sulla facciata della sede della Collezione Roberto Casamonti
Plessi è presente a Firenze anche con un’installazione site specific realizzata sulla facciata di Palazzo Bartolini Salimbeni, sede della Collezione Roberto Casamonti, all’altezza del piano nobile che nel Cinquecento ospitava in quattro nicchie statue raffiguranti le quattro Stagioni, sculture ormai disperse.
Il progetto, che inaugura il 21 settembre in occasione della Florence Art Week, nasce dalla collaborazione tra la Collezione Roberto Casamonti e le Gallerie degli Uffizi che a cadenza biennale commissionano a un artista internazionale un lavoro site specific per la facciata del Palazzo.


Plessi ha scelto di raffigurare quattro soggetti a lui cari: l’acqua, il fuoco, l’oro e i lampi, che si ripetono in maniera ciclica nei video inseriti nella compostezza dell’architettura dell’edificio di Baccio d’Agnolo.
“Il progetto di Palazzo Bartolini Salimbeni – dichiara Roberto Casamonti – è per me molto significativo, in quanto evidenzia ulteriormente le motivazioni che mi hanno spinto a realizzare la mia stessa Collezione e successivamente ad aprirla al pubblico: l’idea cioè di condividere l’arte, di riportare nelle strade e nelle piazze un rinnovato senso estetico, una nuova vitalità offerta al nostro sguardo in grado di rigenerare l’attitudine conoscitiva”.
“La presenza dell’acqua e del fuoco insieme al numero delle immagini di Plessi ricorda i quattro elementi della filosofia naturale classica e rinascimentale, che a Firenze ispirarono, tra l’altro, la decorazione dell’interno della Tribuna degli Uffizi – commenta Eike Schmidt, direttore degli Uffizi – suggerendo la concentrazione dell’intero cosmo in una singola stanza. L’oro addirittura rappresenta un elemento presente nel sistema periodico moderno (il numero 79). Tuttavia, Plessi non sembra essere tanto interessato alla qualità sostanziale, elementare, atomica, chimica e fisica dei fenomeni evocati, quanto, come Leonardo da Vinci – in particolare con le osservazioni e interpretazioni sulla viscosità dell’acqua e sull’idrodinamica contenute nel Codice Leicester – al loro movimento. Un movimento che si oppone al nostro sul terreno e ci impone una sosta di riflessione: nei prossimi mesi, chi passeggerà lungo via Tornabuoni potrà fermarsi ad ammirare l’inaspettata animazione della facciata di Palazzo Bartolini Salimbeni, e farsi coinvolgere nella contemplazione catartica delle quattro immagini in successione”.


“L’acqua, il fuoco e la tempesta con i suoi lampi – sottolinea Sonia Zampini, direttrice della Collezione – sembrano essere racchiusi, al pari di una sorta di sintesi cosmica, tra le mura antiche, apologia dello scorrere del tempo e della ciclicità dell’universo. L’oro fluido, infine, consacra l’atto visivo come pura ierofania che lascia trasparire una urbana, quotidiana, rivelazione.”
Per l’occasione sarà disponibile una pubblicazione con testi di Eike Schmidt, Roberto Casamonti, Sonia Zampini e Chiara Toti.
L’installazione sarà visibile fino al 30 marzo 2023, tutti i giorni dalle 16.00 alle 24.00.
Vademecum
Tornabuoni Arte
Lungarno Benvenuto Cellini 3 | 50125 Firenze
Tel. +39 055 68 12 697 | e.mail info@tornabuoniarte.it | www.tornabuoniart.com
Collezione Roberto Casamonti
info@collezionerobertocasamonti.com
prenotazioni@collezionerobertocasamonti.com
Orari di apertura pubblico: dal mercoledì alla domenica, dalle 11.15 alle 19.00, ultimo ingresso 18.45.