LIVORNO- Il fermento artistico- culturale della Livorno primonovecentesca rivive grazie a una inedita mostra, dal titolo La Beata Riva. Gino Romiti e lo spiritualismo a Livorno. Protagonisti e Cenacoli tra la Scuola di Guglielmo Micheli, il Caffè Bardi e Bottega d’Arte, a cura di Francesca Cagianelli, che aprirà i battenti mercoledì 5 ottobre, alle ore 17.30, presso la Fondazione Livorno e giovedì 6 ottobre, alle ore 17.30, presso la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini.
Una mostra in due sedi per un vasto percorso, articolato e complesso, che intende dar conto di una stagione culturale estremamente vivace e importante per la Livorno del secondo decennio del Novecento, attraversata dai miti dannunziani e dalle teorie estetiche di Angelo Conti, oltre che dall’eco horror dei racconti fantastici di Edgar Allan Poe, filtrata dalle traduzioni firmate da Charles Baudelaire.
Al centro dell’esposizione è la figura di Gino Romiti (Livorno, 5 maggio 1881 – Livorno, 19 settembre 1967) e il cenacolo divisionista e simbolista formatosi a Livorno tra il primo e il secondo decennio del XX secolo.
La mostra ripercorre l’evoluzione stilistica dell’artista livornese maturata anche grazie all’incontro con l’artista belga Charles Doudelet e alla devozione a Vittore Grubicy De Dragon, sullo sfondo dell’ondata spiritualistica che travolge i circuiti artistici cittadini, tra la Scuola di Micheli, il Caffè Bardi e Bottega d’Arte. L’esposizione si configura, dunque, come una sorta di prosecuzione di quella precedentemente realizzata alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, Dans le noir. Charles Doudelet e il simbolismo a Livorno (30 settembre 2021 / 20 gennaio 2022), ricomponendo l’assetto storiografico relativo alla carriera di Gino Romiti attorno alle vicende del simbolismo diffuso da Firenze a Livorno, proprio grazie alla presenza di Doudelet.

La Bohème livornese
La mostra è il risultato di una indagine approfondita che getta luce su un capitolo inedito nell’ambito della lunga carriera di Romiti, riconducibile in particolare al sodalizio instauratosi all’epoca a Livorno intorno alla personalità carismatica del letterato ragusano, di estrazione dannunziana, Enrico Cavacchioli (Pozzallo, 15 marzo 1885 – Milano, 4 gennaio 1954): una sorta di “dandy perduto fra la bohème” – come lo definisce lo scrittore e artista livornese Gino Mazzanti in un significativo articolo apparso sulle pagine di “Rivista di Livorno” del 1955.
Grazie all’epistolario conservato nei Fondi Grubicy-Benvenuti del MART di Rovereto e nel Fondo Natali del Museo Civico G. Fattori di Livorno riemergono le vicende di una collaborazione, ancora sconosciuta al grande pubblico, tra Cavacchioli e alcuni dei protagonisti della bohème livornese, tra cui, appunto, lo stesso Romiti.

Una mostra e un catalogo in cinque sezioni
Il percorso espositivo, così come il catalogo, è articolato in cinque sezioni. Le prime due sono dedicate rispettivamente al credo estetico e alla maturità artistica di Gino Romiti: Il credo artistico di Gino Romiti dalla lezione di Guglielmo Micheli al verbo di Vittore Grubicy De Dragon (I sezione) e La gioia infinita: verso l’Eterna melodia (II sezione). Perno di queste sezioni è il capolavoro del 1921, Plenilunio velato, conservato presso Fondazione Livorno, concepito un anno dopo la morte di Vittore Grubicy, presentato da Romiti alla II Mostra d’Arte del Gruppo Labronico del 1921. L’opera fu subito inquadrata da Gino Cipriani come la più rappresentativa di quella “soavità melodica” che d’ora in avanti contraddistinguerà il filone principale del paesaggismo romitiano.
Seguono le altre tre sezioni, visitabili presso la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini: Sulle ali delle chimere. Gino Romiti nella Livorno di Enrico Cavacchioli (III sezione), Il Volto dell’Azzurro. Protagonisti e Cenacoli sulla riva del Tirreno tra la scuola di Micheli, il Caffè Bardi e Bottega d’Arte (IV sezione) e Seduzioni e incantesimi di carta. Il mito fatale della Sirena nella grafica del Simbolismo e Art Nouveau (V sezione).
Queste sezioni costituiscono, invece, un interessante approfondimento della produzione simbolista di Romiti, scarsamente indagata dalla critica dell’epoca e rimasta assolutamente in sottordine rispetto all’infinita sequenza di paesaggi e marine realizzate anche in epoca successiva, ma riconducibile al serbatoio internazionale dell’iconografia della Sirena, da Arnold Böcklin a Franz von Stuck.
La mostra presenta anche alcune sperimentazioni di un Romiti insolito. Vengono, infatti, esposte alcune opere mai viste prima, recuperate dall’Archivio Romiti.

In particolare, si segnalano due illustrazioni concepite da Romiti tra il 1904 e il 1906 per la raccolta poetica L’Incubo Velato di Enrico Cavacchioli (Milano, Edizioni di Poesia 1906), recensito da Filippo Tommaso Marinetti sulle pagine di “Poesia”. Si tratta di un bozzetto per la copertina del volume e di un’illustrazione per la poesia La Febbre, entrambe drammatizzate da un armamentario lugubre e addirittura horror in parte debitore alla serie grafica di Odilon Redon, eseguita per i Racconti di Edgar Allan Poe. Le due illustrazioni costituiscono una delle più significative testimonianze dell’adesione alla temperie artistica e letteraria dannunziana.
Di particolare rilevanza è anche la sezione documentaria. Da sempre, infatti, la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, coerentemente alla sua missione di valorizzazione della grafica e dell’illustrazione italiana e internazionale tra Ottocento e Novecento, punta i riflettori sul fenomeno del libro illustrato. In questa occasione vengono esposti alcuni cardini dell’editoria artistica livornese, che documentano il fenomeno di quell’officina davvero esclusiva di pronunciamenti letterari e idealità espressive di indubbio quoziente estetizzante e visionario, consolidatasi in ambito cittadino tra gli anni Dieci e gli anni Trenta”. Si rammenta tra questi l’Isaotta Guattadauro di Gino Romiti, edito nel 1886, l’eccezionale raccolta poetica di Ferdinando Paolieri, Venere agreste, Firenze, Casa Editrice Nerbini, 1908. E ancora il volume Die Florentinische Landschaft. Toskanische Wanderungen von Carlo Boecklin und Karl Storck, Greiner & Pfeiffer Stuttgart 1910, selezionato in mostra per celebrare la presenza di Carlo Böcklin in Toscana e rievocare il suo rapporto personale con Gino Romiti, principale artefice quest’ultimo della fortuna del padre, Arnold Böcklin, nella Livorno primonovecentesca. Infine, Fairy tales di Hans Christian Andersen (illustrazioni di Harry Clarke), London 1916.
Vademecum
Fondazione Livorno:
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Visite guidate in Fondazione dal lunedì al venerdì su appuntamento (Diderot servizi alla Cultura
339.8289470 – info@coopdiderot.it); per le visite delle scuole contattare Cooperativa Itinera
(0586.894563 – didattica@itinera.it)
Pinacoteca Comune Carlo Servolini di Collesalvetti: tel. 0586.980251 – 392.6025703,
via Umberto I, n. 63 – Collesalvetti
pinacoteca@comune.collesalvetti.li.it – www.comune.collesalvetti.li.it.
Visite tutti i giovedì, ore 15.30-18.30 e su appuntamento per i gruppi e le scolaresche visite guidate su prenotazione