TORINO – Sarà aperta fino al prossimo 5 marzo 2023 “Bandiera gialla – Le epidemie e le cure nella storia, nella scienza, nell’arte”, una grande mostra tra arte, storia, scienza e media, dedicata alle epidemie in epoca di pandemia.
L’esposizione, a cura del Peppino Ortoleva, storico dei media e curatore di musei e mostre, con la direzione scientifica della Prorettrice di UniTo Prof.ssa Giulia Carluccio, è ospitata negli spazi del Cortile del Rettorato (via Po 17, Torino) e della Rotonda Talucchi (via Accademia Albertina 6, Torino).
Perché Bandiera gialla?
Il nome deriva dalla bandiera che a partire dal XVII secolo è divenuto il segnale internazionalmente riconosciuto delle malattie contagiose, associato in particolare a quella forma di prevenzione antica, ma tuttora largamente usata, che è la quarantena.
Realizzata con il contributo di un comitato scientifico multidisciplinare di studiosi, Bandiera gialla presenta un percorso che dal periodo della “peste nera” del Trecento arriva fino ai tre anni del CoViD-19, con un’attenta e aggiornata analisi scientifica delle malattie, della loro diffusione e delle cure che la medicina è riuscita a sviluppare.
Un percorso espositivo interdisciplinare
Nella mostra vengono raccontati cause ed effetti delle principali epidemie che hanno caratterizzato la storia dell’umanità, mettendo in evidenza alcuni fenomeni ricorrenti nelle crisi sanitarie: il diffondersi di dicerie che ne attribuiscono la responsabilità a presunte cospirazioni, gli interventi spesso autoritari dei poteri pubblici, l’avvicendarsi di fasi di paura e disperazione con altre di ingannevole speranza, la sperimentazione di rimedi medici che a volte si sono rivelati inutili o perfino dannosi a volte al contrario si sono dimostrati efficaci a contenere i morbi o addirittura a sradicarli.
Per realizzare questo percorso ci si è avvalsi di un’ampia gamma di linguaggi che collegano tra loro informazioni scientifiche, esposte in forma semplice (per esempio per mezzo di grandi illustrazioni o di spiegazioni video), oggetti (in particolare gli strumenti medici) di diverse epoche, documenti storici (dalle fotografie ai giornali agli avvisi pubblici) capaci di far comprendere il vissuto al tempo della peste, del colera o della “spagnola”, documenti audiovisivi e produzioni artistiche – dalla pittura alla letteratura, dalle arti plastiche alla musica – che hanno mostrato e narrato le epidemie stesse.
Il contributo delle Teche RAI e altri materiali di archivio permettono di seguire gli sviluppi della recente pandemia, di riconoscere le battaglie del personale sanitario in prima linea in Italia come in Asia e altrove, e di tornare con immagini sempre attuali alla “spagnola” del 1918-19, al colera a Napoli del 1973, al dramma dell’AIDS tra l’Africa e l’occidente.
Nell’allestimento, curato da Diego Giachello e con le scenografie ideate da Claudia Boasso del Teatro Regio di Torino, spicca anche una replica in grandezza naturale (4 metri di altezza) della colonna infame di Milano, che fu eretta in origine per additare all’odio pubblico i presunti “untori”, e che oggi viene ricostruita per ammonirci invece sulla follia del pregiudizio e sulle tragedie di chi ne fu e ne è vittima.
La mostra è prodotta dall’Università di Torino nell’ambito del programma UniVerso, in collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti, con il Teatro Regio di Torino e le Teche Rai.